La sfida con cui si misura la filiera legno-arredo è quella di valorizzare il bosco italiano con “l’uso a cascata” promuovendone una gestione sostenibile e attiva, nel pieno rispetto dell’ambiente, con l’obiettivo di ridurre la quota dell’80% di legno che attualmente l’Italia è costretta a importare dall’estero a favore del legno italiano messo a disposizione del mercato.
Infatti, nonostante la notevole estensione delle foreste italiane, circa 11 milioni di ettari pari a circa il 36,5% della superficie nazionale, solo una piccola parte delle aree forestali è oggi pianificata e messa in grado di produrre valore mentre meno del 10% è coperta da certificazioni di gestione forestale sostenibile.
“Sosteniamo con forza il principio dell’uso a cascata del legno privilegiandone gli utilizzi in grado di creare maggiore valore aggiunto - spiega Alessandro Calcaterra, presidente di Fedecomlegno e delegato di FederlegnoArredo alle Foreste e Certificazioni forestali -. La cura dei boschi rappresenta anche una grande opportunità di sviluppo economico e sociale per le comunità delle aree montane e rurali, con la possibilità di ricostruire filiere del legno che sono scomparse in Italia da decenni a vantaggio di altri Paesi dell’Unione Europea dove invece rappresentano uno dei punti di forza dell’economia nazionale. Dobbiamo privilegiare forme di filiera corta e questo richiede uno sforzo collettivo che permetta di incidere su una pluralità di figure, pubbliche e private”.
Valorizzazione del bosco italiano che è stato approfondito al convegno “Stato dell'arte e possibili prospettive delle filiera del legno. LIFE CO2PES&PEF - Un LIFE per fornire strumenti operativi” organizzato da FederlegnoArredo in collaborazione con Regione Emilia Romagna, che si è tenuto a Milano nell’ambito del progetto Life CO2PES&PEF e ha visto dialogare le imprese della filiera legno-arredo con l’assessorato Parchi e forestazione della Regione Emilia-Romagna, la direzione del servizio Foreste e Corpo Forestale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, l’Università degli Studi di Milano, Legambiente, Crea, Pefc Italia, con le conclusioni affidate ad Alessandra Stefani, direttrice della Direzione generale dell’economia montana e delle foreste del ministero dell'agricoltura.
Sul tema dell’uso a cascata del legno FederlegnoArredo è infatti impegnata da tempo. L'Italia è il primo Paese virtuoso nella capacità di riutilizzare il legno con tecnologie innovative e all’avanguardia: oggi il 95% della produzione nazionale di pannello truciolare è fatta al 100% con pannello truciolare di riciclo. Non solo, il riciclo del legno in Italia raggiunge vette di eccellenza, con 2,6 milioni di tonnellate di rifiuti di legno riciclati all’anno, e questo permette di prolungare ulteriormente la vita del prodotto a tutto vantaggio della sostenibilità ambientale.
Il progetto Life CO2PES&PEF, cofinanziato dalla Commissione Europea ha l’obiettivo di supportare i sistemi forestali nello stoccaggio di CO2, nella mitigazione del rischio idrogeologico e nella prevenzione dei rischi di incendio e schianti. Federlegno partecipa al progetto per analizzare e valutare i servizi degli ecosistemi forestali, definire metodologie di contabilizzazione del carbonio nei materiali segati, misurare e migliorare l’impronta ambientale dei prodotti legnosi e contribuire alla definizione di uno standard di certificazione dei servizi.
“Come Federazione siamo impegnati da tempo sul tema delle foreste, della loro sostenibilità economica e ambientale. In Italia ci sono percentuali di prelievo molto basse, fra il 30 e il 40 per cento della crescita annuale mentre il prelievo medio europeo è il 66% e nei Paesi più evoluti è tra l’85 e l’88%. Per questo occorre fare di più per ridurre questo gap attraverso iniziative che coinvolgano attori pubblici e privati, università, territori e imprese - prosegue Alessandro Calcaterra -. La proprietà dei boschi è infatti in gran parte pubblica e mentre molte regioni hanno conoscenze, strutture, direzioni che sono all’avanguardia in Europa e nel mondo in questo campo, purtroppo nelle Alpi e negli Appennini ci sono molti comuni proprietari di aree forestali che non sanno gestire questo patrimonio e spesso il mantenimento dello status quo è considerato un valore mentre si dovrebbe tener conto che una foresta gestita assorbe molto più carbonio di una foresta non gestita, il vero valore per la comunità in tutti quei casi in cui non esistono ovviamente specifici vincoli ambientali o di difesa ambientale. Ci sono molti, troppi luoghi comuni da sfatare, noi italiani abbiamo una percezione sbagliata di questa realtà. Chi sapeva fino a poco tempo fa che abbiamo oltre il 36% di boschi?”.
“Il legno in realtà è una materia prima essenziale, riciclabile, riutilizzabile, in grado di attivare un ciclo virtuoso di sostenibilità e nel settore siamo un' eccellenza. Sostenibilità da un lato e tutela dell’ambiente dall’altro sono due aspetti fondamentali per la manutenzione del territorio. È fondamentale capire che il bosco sequestra carbonio dall’ambiente ma poi i prodotti finali del suo impiego durano nel tempo e continuano a sequestrare il carbonio per altri anni ancora. Utilizzarlo nella costruzione degli edifici dove con un’età media di 50 anni da considerare nei calcoli, ad esempio significa che poi quel legno diventerà un pannello riciclato che continuerà ad essere riciclato e il carbonio continua a rimare lì. Così comunicare qual è l’impatto di un prodotto, la sua impronta ecologica ecologica è fondamentale per le aziende ed è sempre più all’ordine del giorno”.
“Le certificazioni forestali sono temi su cui la Federlegno si sta impegnando da tempo, le aziende sono perfettamente conscie di questa e in Italia abbiamo numeri tra i più alti al mondo. Il legno che arriva da foreste certificate consente infatti di certificare il prodotto finito, l’industria ha capito che che la necessità di dare questa informazione al consumatore è essenziale - spiega ancora il presidente di Fedecomlegno -. Le nostre aziende ovunque vanno a comprare legno nel mondo o in Italia hanno questa attenzione che significa avere le verifiche di legalità e di sostenibilità dell’origine della materia prima. La certificazione ha dimostrato di essere un’arma importante in molti Paesi per frenare la deforestazione delle grandi aree pluviali causata da agricoltura e allevamento. Non solo, comprando quel prodotto si aiutano le popolazioni locali dando un’alternativa rispetto a bruciare tutto perdendo valore”.
"In Italia la certificazione della gestione forestale sostenibile è in media intorno al 10% che oggi è poco e va incentivata. Serve impegno su questo fronte perché oggi certificare una foresta significa avere persone che vengono a controllare che ci siano piani di gestione, antincendio, come e quanto si può tagliare anche qui secondo piani pluriennali di sviluppo. Se non lo fai non puoi certificare e e il risultato è l’abbandono della foresta. La presenza molto forte delle comunità locali dimostra l’interesse a preservare la risorsa legno con standard legati alle specifiche realtà ambientali ed economiche di quella comunità. Prelievo, taglio, utilizzo e piantumazione per fare la provvigione forestale non significa affatto che tagliare gli alberi vuol dire distruggere le foreste, In realtà si trae valore da un terreno boschivo mettendolo anche in condizioni di essere meno in difficoltà rispetto ai cambiamenti climatici e agli eventi catastrofici. Gestione forestale significa mettere insieme i proprietari pubblici e privati, accedere alla risorsa, affidare a un’ impresa di gestione forestale la realizzazione di un piano pluriennale. Vanno incentivate le segherie e le fabbriche di semilavorati e soprattutto il target costruzioni in legno. Certificando il più possibile il tutto per aiutare anche le nostre esportazioni”.
“L’80% del legno che importiamo dall’estero vale circa 4,5 miliardi di euro e riuscire a ridurlo anche solo del 20% produrrebbe chiaramente grandi vantaggi soprattutto per il settore dell’edilizia in legno - conclude Alessandro Calcaterra -. In Italia solo il 7% delle nuove costruzioni è in legno mentre in molti Paesi siamo al 40-45%.
È un mercato destinato a crescere rapidamente negli anni e noi abbiamo molto legno autoctono vocato per questo tipo di prodotto e se non programmiamo la gestione sostenibile delle foreste l’alternativa è solo una: le nostre aziende, all’avanguardia a livello internazionale, costruiranno comunque sempre più edifici pubblici e privati ma con legno comprato all’estero”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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