Frenata Usa, allo studio solo dazi mirati

Trump per ora nega: "Fake news". L'idea di azzerare i bonus fiscali alle auto elettriche

Frenata Usa, allo studio solo dazi mirati
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«Trump prepara un mezzo dietrofront sui dazi». Le indiscrezioni rilanciate dal Washington Post ieri mattina hanno rapidamente fatto il giro del mondo delineando per l'export mondiale uno scenario più leggero di quello minacciato dal tycoon in campagna elettorale. Ma nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il prossimo presidente degli Stati Uniti, in carica dal 20 gennaio, ha subito smentito l'ipotesi tacciandola per la solita «fake news«.

Di fatto, il quotidiano aveva riferito che i consiglieri di Donald Trump starebbero valutando piani per imporre tariffe a tutti i Paesi, ma non più su tutte le merci bensì su certi settori ritenuti cruciali per la sicurezza economica o nazionale. Dazi dunque «selettivi» o light per evitare che la misura diventi un boomerang generando un aumento generalizzato dei prezzi.

Molti economisti ritengono che dazi generalizzati potrebbero alimentare l'inflazione negli Stati Uniti, limitando potenzialmente la capacità della Federal Reserve di tagliare i tassi di interesse, mantenendo i rendimenti obbligazionari elevati e sostenendo il dollaro.

Sempre secondo il Washington Post, le discussioni preliminari si sono concentrate su diversi settori chiave che la squadra di Trump vorrebbe riportare negli Stati Uniti, e che includono la catena di approvvigionamento industriale della Difesa (attraverso dazi su acciaio, ferro, alluminio e rame); forniture mediche critiche (siringhe, aghi, fiale e materiali farmaceutici); la produzione di energia (batterie, minerali di terre rare e persino pannelli solari). Un dossier che, nonostante la smentita, resta avvolto nel mistero. Gli annunci fatti in campagna elettorale prevedevano balzelli del 25% sui prodotti che arrivano da Messico e Canada e un'ulteriore tariffa del 60% su quelli dalla Cina, a meno che non adottino misure per ridurre la migrazione e il traffico di droga.

La smentita del presidente potrebbe essere un modo per tenere coperte le carte, oppure l'ammissione definitiva di una linea dura. Che sia solo strategia o meno, per la mancanza di chiarezza sui piani di Trump, alcune aziende hanno già iniziato ad aumentare gli ordini, a cercare nuovi fornitori e a rinegoziare i contratti, creando un'ondata di importazioni straordinaria e relativi cortocircuiti nelle catene di approvvigionamento.

Sulla scia di questo giallo-dazi ieri il

dollaro ha marciato in calo, favorendo l'euro (sopra 1,04). Positive le Borse europee, con Piazza Affari che ha guadagnato l'1,9% dietro a Parigi (+2,2%); unica tiepida Londra. Alle ore 19 italiane in attivo anche Wall Street.

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