Doppia insolvenza per l'ex Ilva di Taranto e doppia sconfitta per il socio privato Arcelor Mittal che in tutti i modi ha tentato di opporsi sia all'amministrazione straordinaria sia alla dichiarazione d'insolvenza, proponendo in alternativa il ricorso alla composizione negoziata della crisi. Una soluzione, quest'ultima, respinta dal Tribunale di Milano e archiviata definitivamente ieri con la seconda dichiarazione di insolvenza della galassia Ilva: la prima era stata definita il 29 febbraio per 1,5 miliardi e riguardava la Acciaierie d'Italia Spa (Adi), mentre la seconda è arrivata ieri, per l'omonima holding, e vale 1 miliardo.
Si tratta nel dettaglio di uno squilibrio finanziario «per lo più riconducibile a debiti verso i soci, verso professionisti e fornitori».
E lo stesso Tribunale comunica che «la verifica di stato passivo è stata fissata davanti al giudice delegato della procedura, Laura De Simone, per il 5 marzo 2025». Nello stato passivo dovranno inserirsi, come già accaduto per le altre società del gruppo Adi, i creditori, le cui singole posizioni saranno vagliate dai tre commissari.
L'insolvenza della holding è l'ulteriore capitolo di una battaglia legale che da inizio anno e sino ad oggi ha visto contrapposti l'indiana Arcelor Mittal, precedente azionista di maggioranza di Acciaierie, e lo Stato. E la definizione definitiva del passivo non esclude la possibilità che il nostro Paese si rivalga sul socio privato.
Le decisioni del Tribunale si incrociano con la procedura di vendita di Acciaierie che si avvia ad uno snodo decisivo: entro fine mese i commissari attendono le offerte vincolanti dai potenziali investitori per l'intero gruppo o per una
parte degli asset. Nel complesso sono quindici i gruppi in corsa, ma tre soltanto puntano all'intero gruppo: Vulcan Steel, Baku Steel e Stelco. Gli italiani in corsa sono Marcegaglia e Sideralba; Arvedi ancora alla finestra.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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