Il ritorno al nucleare farà crescere il Pil italiano di oltre 50 miliardi. Pichetto: "Un player nazionale"

Dai mini reattori l’energia per rilanciare il Paese. Il ministro: "Entro fine anno il quadro normativo"

Il ritorno al nucleare farà crescere il Pil italiano di oltre 50 miliardi. Pichetto: "Un player nazionale"
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Investire sul nucleare di nuova generazione avrebbe un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. È quanto emerge da uno studio presentato da Edison, Ansaldo Nucleare e Ambrosetti al Forum Teha di Cernobbio. Fiducioso il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin (in foto), presente sulle rive del Lario. «Siamo un Paese che ha esperienza e conoscenza. Credo che ci siano le condizioni per avere un player nazionale del nucleare, naturalmente aperto. Questa è la sfida che ci attende per il futuro», ha detto annunciando l’arrivo «entro fine anno» di un «disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori». E anche la platea di imprenditori del Forum si è dichiarata favorevole a questa scelta energetica. Più dell’83% degli interpellati ieri ha detto sì alla possibilità di costruire nuove centrali nucleari in Europa.

Il nucleare di ultima generazione può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro.

Considerando anche i benefici indiretti, questi investimenti nel periodo 2030-2050 possono generare un potenziale impatto economico complessivo per il sistema-Paese di 50,3 miliardi di Euro (circa il 2,5% del Pil 2023) con la creazione di oltre 117mila nuovi posti di lavoro. Il perché sia stato valutato quello specifico orizzonte ventennale lo ha spiegato il vicepresidente esecutivo strategy di Edison, Lorenzo Mottura, sottolineando che l’installazione di uno small modular reactor di ultima generazione da 340 megawatt costa 2 miliardi ma frutterebbe molto in termini di rapporto costi/benefici. In primo luogo, assicurerebbe energia a costi competitivi alle grandi imprese del Nord Italia senza necessità di grandi investimenti, perché questi moduli possono essere installati nelle centrali a carbone o a gas che nel 2030-2035 termineranno il loro ciclo produttivo. In secondo luogo, il calore prodotto dalle centrali può essere utilizzato anche per la produzione di idrogeno (il propellente green per eccellenza) con un’efficienza superiore al metodo elettrolitico. «Ovviamente - ha sottolineato Mottura - sarebbe opportuno pianificare una ventina di impianti di modo che il nucleare possa avere un peso di almeno il 10% nella produzione nazionale di energia, garantendo continuità quando le forniture da rinnovabili si interrompono».

L’atomo non è soltanto una «risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese», ha spiegato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

«Questi sono investimenti che l’Europa dovrebbe promuovere perché non si può investire solo su pannelli (fotovoltaici; ndr) e batterie cinesi», ha aggiunto riferendosi al Green Deal essenzialmente focalizzato su solare, eolico e idroelettrico.

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