Il governo salva le zone del sisma dalla scure sul Superbonus. Il decreto, varato in fretta martedì dal Consiglio dei ministri per arginare una spesa pubblica andata fuori controllo, ha fatto infuriare costruttori, associazioni di contribuenti e governatori dell'area del cratere del terremoto del 2016. Ha innescato fibrillazioni all’interno della stessa maggioranza che preme, in testa Forza Italia, sul ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti per modificare il testo su diversi punti. Visti gli scossoni politici e le tensioni con la ragioneria dello Stato si è reso necessario un surplus di riflessione prima della bollinatura, arrivata solo ieri sera, del provvedimento.
Lo stop allo sconto in fattura e alle cessioni dei crediti per tutti i bonus edilizi che ancora li prevedevano, come per il Terzo settore e per le case popolari, non si applica alle zone terremotate. È stato proprio sul blocco del Superbonus per la ricostruzione post sisma che si sono consumate le tensioni. Per tutto il giorno ieri ci sono state interlocuzioni febbrili con il Mef per salvare le aree del cratere - Abruzzo, Lazio, Umbria e Marche - dalla tagliola. Anche visto il lieve impatto finanziario: appena 260 milioni di euro nel 2023. Per questo, a quanto si apprende, le zone terremotate sono escluse dallo stop.
Il grido d’allarme si era levato dal commissario alla ricostruzione Guido Castelli, che dopo le anticipazioni sulla stretta ha cercato chiarimenti. In ballo c’è il percorso di ricostruzione che rischiava di interrompersi. Non basta il contributo sisma di fronte alla congiuntura internazionache le ha fatto schizzare i prezzi alle stelle. «Questo governo ha dimostrato di avere estrema attenzione all'area del cratere - spiega Castelli - confido che anche in questo caso si manterrà il bonus 110% per le zone del sisma. Ricordo che la ricostruzione post sisma riguarda solo gli edifici lesionati, perciò tuttora disabitati. Per il futuro lavoriamo a un aumento del contributo sisma per far fronte ai rincari».
Quanto ad altre modifiche, Giorgetti non si è sbilanciato, ma c’è l’apertura ad ammorbidire alcuni punti. Il nodo sono i margini. Il sentiero è strettissimo perché il bonus ha avuto un effetto "radioattivo" sui conti pubblici, ha gonfiato il deficit degli anni passati, arrivato al 7,2% alla fine del 2023. L’ultimo report dell’Enea di fine febbraio calcolava una spesa pubblica di 114,4 miliardi, sette in più rispetto a gennaio. Insomma, il peso sul bilancio continuava ad aumentare: senza lo stop per decreto, i conti rischiavano di sballare di altri 30 miliardi. In gioco c’è il Def da varare entro il 10 aprile: Giorgetti è determinato a confermare il deficit a 4,3% del Pil, come indicato in autunno. Per farlo è necessario eliminare le code del Superbonus e mettere un punto definitivo a quella voragine finanziaria.
Forza Italia chiede però che si tutelino anche gli immobili del terzo settore e che si sposti in avanti la scadenza del 4 aprile per chi deve trasmettere la documentazione per poter usufruire del bonus: «Sono certa che il governo farà una riflessione col contributo dei partiti e
delle categorie professionali - spiega Erica Mazzetti di FI - Oggi paghiamo le conseguenze del mancato monitoraggio del passato. È chiaro che ci troviamo a fare scelte difficili e impopolari, ma va salvato il salvabile».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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