Dal 1° gennaio 2025 la Svizzera imporrà una poderosa sterzata all'utilizzo del velo integrale per le donne di fede islamica. Il cosiddetto "Burqa ban", infatti, è stato annunciato dal Consiglio federale. I trasgressori della legge potrebbero incorrere in multe fino a 1.000 franchi svizzeri. La norma, approvata di misura in un referendum nazionale del 2021, reca la firma dallo stesso gruppo politico (il Partito popolare) che ha guidato il divieto del 2009 di costruire nuovi minareti all'interno della Confederazione. Due cantoni svizzeri, il Ticino a sud e San Gallo a nord, applicano già divieti simili. Questa legislazione nazionale allinea la Svizzera a paesi come Belgio e Francia, che hanno emanato restrizioni simili.
Le eccezioni al divieto
La misura, tuttavia, appare meno draconiana di quanto paventata. Innanzitutto perché è stata pensata come "generale", ovvero rivolta alla generica copertura del volto; e poi perché al divieto di coprirsi naso, occhi e bocca negli spazi pubblici si potrà ovviare in alcuni casi: in luoghi come aerei, sedi diplomatiche, luoghi di culto e luoghi sacri; per motivi di salute e sicurezza: le coperture saranno consentite per motivi medici, condizioni pericolose e condizioni meteorologiche estreme; in caso di costumi tradizionali e per uso artistico: saranno consentiti rivestimenti legati alle tradizioni culturali, all'intrattenimento o alla pubblicità. Alcune deroghe sono previste anche in caso di manifestazioni legate alla libertà di espressione: le coperture utilizzate durante le proteste o le assemblee pubbliche possono essere approvate dalle autorità se viene mantenuto l'ordine pubblico.
Il referendum del 2021
A settembre dell'anno scorso, la Camera bassa del parlamento svizzero ha votato per approvare un divieto di copertura del viso, come i burqa indossati da alcune donne musulmane. Il Consiglio nazionale ha approvato la legge con un voto di 151-29, finalizzando una misura precedentemente approvata dalla Camera alta. Il Partito popolare ha spinto per la legge, nonostante le riserve dei centristi e dei Verdi.
Questa decisione segue un referendum nazionale del 2021 in cui gli elettori svizzeri hanno approvato a stretta maggioranza il divieto di coperture facciali, tra cui niqab (che lasciano solo fessure per gli occhi) e burqa, nonché passamontagna e bandane spesso indossate dai manifestanti. Come è facile comprendere, la norma, pur colpendo direttamente le coperture del volto integrali legate a interpretazioni integraliste della fede islamica, si rivolge a una ben più ampia casistica legata all'ordine pubblico, nel tentativo di non calpestare le libertà personali.
Il dibattito in Svizzera
Si tratta di un dibattito estremamente polarizzante che torna a ondate costanti in tutta Europa, nel tentativo di fare la quadra tra sicurezza e libertà personali e che in questo caso si incontra e si scontra con altre esigenze, diverse da quelle religiose, che ricadono nel divieto di copertura del volto. Un passo coraggioso per una nazione che ha circa il 5% della popolazione musulmana, proveniente da Turchia, Bosnia e Kosovo. Poiché il velo integrale è relativamente diffuso nel Paese, il portavoce del Partito Popolare Svizzero Walter Wobmann ha ribadito che il divieto prende di mira anche i " facinorosi mascherati " alle proteste e gli hooligan che spesso e volentieri hanno vandalizzato le città europee.
Pronte alle barricate le associazioni musulmane, con il Consiglio centrale dei musulmani in Svizzera che ha giurato di contestare il divieto. Lo hanno definito un " simbolo di esclusione " e hanno in programma di reagire, raccogliendo fondi per aiutare le donne che "sfidano il divieto" (sic!) a pagare le multe.
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