"Alimenta lo scontro ideologico". L'accusa della Cina contro il segretario alla Difesa Usa

Dura reazione del portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, alle parole del segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth

"Alimenta lo scontro ideologico". L'accusa della Cina contro il segretario alla Difesa Usa
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Clima al vetriolo tra Washington e Pechino: le complesse relazioni tra le due potenze tornano a scaldarsi, e questa volta non solo per la guerra dei dazi. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Pete Hegseth, è accusato di alimentare volutamente lo scontro ideologico e di amplificare la narrazione della "minaccia cinese".

A puntare il dito è il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Lin Jian, dopo che Hegseth, in un'intervista a Fox News, ha dichiarato che gli Stati Uniti non cercano il conflitto, ma sono pronti ad affrontarlo: "Chi vuole la pace deve prepararsi alla guerra". Lin ha esortato Washington a smettere di imporre una visione egemonica e a non interpretare i rapporti tra le due potenze con la logica superata della Guerra Fredda. "Che si tratti di una guerra commerciale o tariffaria, fredda o calda, non deve essere combattuta e non può essere vinta", ha sottolineato il portavoce cinese.

Nella giornata di ieri, Washington si era dichiarata pronta a rispondere a qualsiasi reazione della Cina ai dazi imposti dall’amministrazione Trump. La Repubblica popolare ha annunciando a sua volta aumenti del 10%-15% delle imposte sulle importazioni di una serie di prodotti agricoli e alimentari americani. Ha inoltre imposto restrizioni alle esportazioni e agli investimenti a 25 aziende statunitensi per motivi di sicurezza nazionale. Nella sua intervista, Hegseth aveva, infatti, ribadito la necessità per gli Stati Uniti di mantenere una posizione di forza, replicando alle dichiarazioni di Lin, il quale aveva affermato che Pechino è determinata a resistere fino in fondo a qualsiasi tipo di conflitto, sia esso commerciale o di altra natura.

Hegseth, nelle sue dichiarazioni, ha sottolineato come il rafforzamento dell’esercito sia una priorità, evidenziando il contesto globale instabile e la presenza di potenze emergenti con ideologie contrastanti rispetto a quelle statunitensi. Ha inoltre messo in luce l’incremento delle spese militari e lo sviluppo di tecnologie avanzate da parte di alcuni Paesi, che puntano a ridimensionare l’influenza di Washington. Secondo il capo del Pentagono, la deterrenza contro un eventuale conflitto con la Cina o altre nazioni passa attraverso il mantenimento di una posizione di forza.

Ma da Pechino le critiche non finiscono qui: la Cina critica la guerra commerciale di Washington, che "disturba l'economia globale, dopo che il presidente americano Donald Trump ha annunciato ulteriori dazi sulle merci cinesi che entrano negli Stati Uniti". Queste misure, secondo l'establishment di Pechino, destabilizzano non solo le normali relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti, ma anche la stabilità delle catene industriali e di approvvigionamento globali, ostacolando così lo sviluppo dell'economia mondiale, come ha dichiarato il ministro del Commercio cinese Wang Wentao in una conferenza stampa a margine della sessione parlamentare annuale.

Ma le provocazioni di Trump non sembrano spaventare il Dragone: la Cina ha dichiarato di avere piena fiducia nel suo obiettivo di crescita di circa il 5% nel 2025, nonostante le persistenti difficoltà economiche e una guerra commerciale emergente con Washington.

"Abbiamo tutte le basi e le garanzie per raggiungere l'obiettivo del 5% circa quest'anno, siamo pienamente fiduciosi", ha affermato Zheng Shanjie, presidente della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, in una conferenza stampa a Pechino.

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