Armenia e Azerbaigian affrontano le preoccupazioni sull'integrità territoriale

I due Paesi vogliono trovare un accordo per un trattato di pace e la normalizzazione delle relazioni, ma svariate questioni legate al rispetto della reciproca integrità e sovranità territoriale potrebbero inficiarne gli sforzi

Armenia e Azerbaigian affrontano le preoccupazioni sull'integrità territoriale

Il 19 gennaio, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha chiesto ad alti funzionari del ministero della Giustizia una nuova Costituzione. Il premier di Erevan ha affermato che il Paese ha bisogno di "una nuova Costituzione, non di modifiche costituzionali", aggiungendo che il documento renderebbe l’Armenia "più competitivo e importante nel nuovo ambiente geopolitico e regionale". Pashinyan ha anche sottolineato che la Carta manterrà l'attuale sistema parlamentare e che la "sicurezza esterna" e il "territorio sovrano riconosciuto a livello internazionale" sono le principali questioni da affrontare. Proprio quest’ultimo aspetto è un punto critico delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Se Erevan procederà con a proposta del premier, nella nuova Costituzione saranno eliminati alcuni ostacoli alla firma di un trattato di pace con Baku.

In molti ritengono che il piano di Pashinyan punti alla normalizzazione delle relazioni con Turchia e Azerbaigian. Funzionari ed esperti di quest’ultima nazione hanno spesso sottolineato che l’attuale Costituzione armena contiene rivendicazioni territoriali nei confronti di Baku e Ankara. Già nel 2021 il presidente azero Ilham Aliyev ha indicato questo aspetto come una delle principali sfide agli sforzi di pace nel Caucaso meridionale. “Nella Costituzione dell'Armenia c'è una rivendicazione territoriale contro la Turchia. Dovrebbero abbandonarla”, ha dichiarato in un’intervista a un canale turco. “Devono rivedere la loro Costituzione. Devono rinunciare alle loro rivendicazioni contro la Turchia e l'Azerbaigian”.

A Erevan vi sono ancora timori legati al fatto che Baku non abbia intenzione di rispettare l’integrità territoriale dell’Armenia. Il 17 ottobre scorso, durante una sessione plenaria del parlamento europeo Pashinyan ha dichiarato che “l’Armenia riconosce l’integrità territoriale dell'Azerbaigian all'interno di una superficie di 86.600 chilometri quadrati. Ma il presidente dell'Azerbaigian non ha risposto allo stesso modo”. Secondo il primo ministro, Aliyev starebbe mantenendo un atteggiamento ambiguo per avanzare rivendicazioni territoriali contro l’Armenia. A dicembre, Baku ha cercato di attenuare queste preoccupazioni tramite una dichiarazione congiunta che ha confermato l’intenzione di normalizzare le relazioni e di raggiungere “un trattato di pace sulla base del rispetto dei principi di sovranità e di integrità territoriale”.

Pare che il governo di Erevan abbia positivamente le assicurazioni dell’Azerbaigian e si è detto d’accordo sulla necessità di riconoscere senza ambiguità quali siano i confini delle aree sotto il controllo dei rispettivi Stati. Il 20 gennaio, durante un incontro con i membri del suo partito, Pashinyan ha affermato che i due Paesi devono garantire che in futuro non vi siano basi per la riemersione di rivendicazioni su territori appartenenti all’uno o all’altro.

L'apertura del corridoio di Zangezur rimane però una questione controversa e rischia di far deragliare il processo di pace. In un'intervista rilasciata ai canali televisivi locali il 10 gennaio, Aliyev ha dichiarato che, se questo lembo di terra rimarrà chiuso, l'Azerbaigian si rifiuterà di aprire il confine con l'Armenia in qualsiasi altro luogo. Il governo di Baku, inoltre, ha affermato di aspettarsi che Erevan fornisca un passaggio terrestre "senza ostacoli" tra la parte occidentale dell'Azerbaigian continentale e l'exclave di Nakhchivan, come previsto dalla dichiarazione trilaterale del novembre 2020 che ha posto fine alla seconda guerra del Karabakh. Le autorità dell’Azerbaigian hanno insistito sul fatto che le merci, i passeggeri e i veicoli dovrebbero essere soggetti a ispezione e sdoganamento solo quando viaggiano a livello internazionale, non tra le altre province azere e il Nakhchivan. Baku ha anche affermato di volere che l'Armenia accetti il dispiegamento di guardie di frontiera russe lungo il corridoio.

Erevan non ha accettato questi termini, mentre la Russia si è detta d'accordo solo con la seconda condizione. L’Armenia ha proposto di applicare al corridoio di Zangezur le stesse norme che verrebbero applicate al corridoio trans-iraniano Aras, una soluzione però inaccettabile per Mosca, secondo cui il Paese governato da Pashinyan dovrebbe attenersi alla dichiarazione trilaterale del novembre 2020. Il Cremlino ha anche respinto la proposta azera di un passaggio senza controlli e dogana. Secondo il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, un simile accordo non è mai stato discusso nei precedenti incontri trilaterali tra i leader armeni, azeri e russi.

Il capo della diplomazia di Mosca ha inoltre sostenuto che le guardie di frontiera russe dovrebbero regolare il transito lungo questa rotta terrestre, compresi i controlli doganali e di sicurezza. "L'Armenia ha difficoltà ad aprire la rotta come stabilito nella dichiarazione trilaterale. Erevan sta proponendo ulteriori requisiti di sicurezza per la rotta. Non vuole la presenza di guardie di frontiera russe, anche se questo è scritto nella dichiarazione che porta la firma di Pashinyan”, ha dichiarato Lavrov durante un briefing del 18 gennaio. “Non vuole un controllo doganale e di frontiera non allineato. Vuole che sia l'Armenia a gestirlo, il che contraddice l'accordo". Il ministro russo ha anche criticato le interferenze occidentali che bloccano l'attuazione degli accordi raggiunti dai Paesi della regione.

L'Armenia e l'Azerbaigian sembrano concordare sulla necessità di un riconoscimento inequivocabile dell'integrità territoriale dell'altro per facilitare una pace duratura nella regione. Le controversie relative al corridoio di Zangezur, tuttavia, potrebbero ritardare i loro sforzi per firmare un accordo di pace nel prossimo futuro. La questione ha anche implicazioni geopolitiche più ampie, che coinvolgono direttamente la Russia e indirettamente l'Occidente.

Baku si è resa conto degli svantaggi che questa situazione comporta e ha chiesto colloqui bilaterali con Erevan su tutte le controversie ancora aperte tra i due Stati, promuovendo l'approccio "soluzioni regionali a problemi regionali". Le due repubbliche del Caucaso meridionale potrebbero non essere in grado di raggiungere un trattato di pace se non riusciranno a neutralizzare l'intervento egoistico di Paesi terzi.

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