Biden/Trump, vincerà chi parla chiaro

Io credo che in fondo a coloro che votano non freghi un fico secco delle faccende prettamente private dei candidati. Trattasi di gossip, fumo, cipria. Forse decenni addietro funzionava. Adesso no. In una situazione di grave incertezza, di instabilità e disordine internazionale, gli elettori scelgono il candidato che comunica maggiore fiducia e che parla in modo chiaro ed efficace

Biden/Trump, vincerà chi parla chiaro
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Caro Vittorio,

cosa ne pensa del confronto Biden/Trump? Tra i due chi non dovrebbe e chi non potrebbe ricandidarsi alla guida della sempre più problematica prima democrazia del mondo? Tutti a dibattere sull'età

di inizio mandato quando il vero problema sarà poi l'età di fine... per entrambi!

Cordiali saluti.

Mario Taliani

Caro Mario,

non ne farei una questione anagrafica. L'idea che una persona, raggiunta una certa età, non sia più utile e venga esclusa, è discriminatoria oltre che sciocca. Conosco tanta gente giovane che crea soltanto danni a causa della propria incompetenza e altra gente anziana che riesce ad essere produttiva e giovevole. Il punto semmai è un altro. Il presidente Biden, al di là del fatto che non appare pienamente lucido tanto da avere dimostrato di essere in difficoltà durante il recente duello televisivo contro il suo antagonista, ha concluso la sua presidenza con risultati tutt'altro che incoraggianti. Occorre specificare che ormai persino i suoi, ossia i democratici stessi, ben consapevoli del fatto che è candidato a perdere in quanto incapace di trasmettere ai cittadini americani quel senso di affidabilità che un presidente dovrebbe emanare, auspicano che Biden faccia un passo indietro e abbandoni la corsa verso le elezioni presidenziali del prossimo novembre, il cui esito appare di giorno in giorno sempre più prevedibile. Insomma, se addirittura i dem non lo vogliono, perché mai gli americani dovrebbero votarlo? Biden non riesce a concludere frasi di senso compiuto, appare distratto, a tratti assente, persino confuso. Ma egli è anche il presidente che difende, garantisce e incoraggia il coinvolgimento degli Usa in un conflitto, quello in Ucraina, di cui gli statunitensi sono sempre più stufi. Non hanno voglia di buttare via altri quattrini in armi da consegnare a Zelensky allo scopo di prolungare una guerra che rischia di sfociare in un conflitto mondiale e nucleare. Si tratta del medesimo malcontento che si respira in Europa

e che prima o dopo esploderà ovunque.

Trump, dal canto suo, assicura un cambio di passo in questo ambito e anche la fine della guerra. Risultato che, a mio avviso, egli potrebbe conseguire, considerato che non è mai stato ostile a Putin, cosa che potrebbe indurre il presidente russo ad accettare la via del dialogo e del negoziato. I democratici di tutto il mondo non fanno altro che parlare di pace e concordia e amore, eppure, quando sono loro al potere, ecco che arriva la guerra o, se una guerra è in corso, ecco che essa si inasprisce. Trump, il quale è presentato dai suoi nemici come un pericolo per la democrazia, un pericolo per la pace, un pericolo per l'economia, un pericolo per i diritti, un pericolo per le libertà, si è rivelato essere, durante gli anni del suo mandato, uno statista moderato, conciliante, capace, attento alle esigenze e alle richieste degli americani, i quali lo amano e desiderano che egli ritorni alla Casa Bianca. Gli scandali montati ad arte dalla sinistra, i processi volti a demolirne l'immagine e ad ostacolarne la candidatura, non sono serviti a niente se non ad accrescere la simpatia e la stima che il popolo nutre nei confronti del tycoon. Questi si è rivelato altresì abilissimo oratore, in grado di strappare sorrisi, di essere pungente, di trascinare con il suo carisma le masse. La sua vittoria? La definisco assolutamente scontata, sia per la sua forza sia per la debolezza dell'avversario. Quest'ultimo si illude di portare a casa la vittoria ricorrendo alle consuete e inconsistenti argomentazioni tipiche della sinistra, che usa tentare di screditare il concorrente facendo leva sulla sua presunta immoralità, piuttosto che presentando all'elettorato

idee, proposte, propositi. Biden sul palco ha detto, ad esempio, che Trump è un «pregiudicato», poi che ha «fatto sesso con una pornostar mentre la moglie era incinta» e ha aggiunto che il suo rivale ha «la morale di un gatto randagio». Questa fallimentare strategia politico-elettorale per battere il centrodestra è stata adoperata sempre anche contro Silvio Berlusconi. Eppure gli elettori non si fanno convincere mediante questi mezzucci. Io credo che in fondo a coloro che votano non freghi un fico secco delle faccende prettamente private dei candidati. Trattasi di gossip, fumo, cipria. Forse decenni addietro funzionava. Adesso no. In una situazione di grave incertezza, di instabilità e disordine internazionale, gli elettori scelgono il candidato che comunica maggiore fiducia e che parla in modo chiaro ed efficace.

E Biden, il quale non è riuscito nemmeno a concludere alcune frasi, è tutto meno che fidato.

Mi domando soltanto perché i democratici americani abbiano scelto Biden quale candidato, consegnando in tasca a Trump il trionfo. Bisogna essere proprio scemi.

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