Bombardieri russi e cinesi al largo dell'Alaska, nuovo incubo per Washington

Cresce l'allarme negli Stati Uniti per l'intensificarsi della cooperazione militare tra Pechino e Mosca non solo sulla guerra in Ucraina ma anche nella regione artica

Tupolev Tu-95 (Wikipedia)
Tupolev Tu-95 (Wikipedia)
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Prove di alleanza sempre più stretta tra Mosca e Pechino. Il comando di difesa aerospaziale del Nord America (Norad) ha intercettato nelle scorse ore bombardieri russi e cinesi al largo delle coste dell’Alaska. A confermarlo è stato un funzionario del Pentagono secondo il quale mai prima d’ora i velivoli dei due Paesi erano stati intercettati in una missione operativa congiunta. Nello specifico gli aerei in questione sono due TU-95 Bear della Federazione e due H-6 della Repubblica popolare cinese.

I bombardieri stavano operando nella “zona di identificazione difensiva dell’Alaska (Adiz)”, precisa il ministero della Difesa Usa, aggiungendo che essi sono rimasti in uno “spazio internazionale” e "non sono entrati nello spazio sovrano americano e canadese”. Pur non essendo stati identificati come una minaccia, i velivoli sono stati prontamente intercettati da F-16 e F-35 statunitensi e da caccia CF-18 canadesi e Washington ha fatto sapere che continueranno ad essere monitorati.

L’Adiz è una zona che si estende sino a circa 240 chilometri dalla costa degli States e all’interno di essa le autorità americane richiedono agli aerei che vi transitano di identificarsi. Mosca non è nuova a sorvoli di tale area ma ad inquietare le autorità Usa è stata la presenza di bombardieri cinesi mai avvistati così vicino al territorio conosciuto come l’”ultima frontiera”.

Lo scioglimento dell’Artico sta aprendo nuove rotte marittime e sta attirando crescenti interessi e attività da parte della Russia e della Cina”, sostiene Kathleen Hicks, vicesegretario alla Difesa americano. L’alto rappresentante del Pentagono non ha nascosto la preoccupazione per l’intensificarsi nella regione nordica della cooperazione tra Mosca e Pechino lungo due direttrici: il sostegno economico garantito dal gigante asiatico alla Federazione per finanziare lo sfruttamento energetico dell'area e la collaborazione militare che si traduce in esercitazioni congiunte al largo dell’Alaska.

Al di là della "partnership senza limiti" proclamata dal presidente russo Vladimir Putin e dal suo omologo cinese Xi Jinping alla vigilia dell’invasione dell’Ucraina, non c'è dubbio che Pechino stia sfruttando l’instabilità internazionale in corso per guadagnare terreno e influenza nell’Artico. Ne è la prova il recente avvistamento, non lontano dall’Alaska, di navi da guerra della Repubblica popolare. C'è da dire che poi qualche mese fa il generale a capo del Comando settentrionale Usa Gregory Guillot metteva in guardia dalle intenzioni cinesi nella regione e prevedeva, come puntualmente avvenuto, l’arrivo di aerei del Paese del dragone nell’Artico.

Gli eventi delle ultime ore sembrano dunque confermare quanto Xi Jinping non si sia fatto intimidire dalle dichiarazioni ufficiali dei Paesi occidentali in merito al ruolo internazionale giocato dalla Cina. Durante il vertice svoltosi a giugno in Puglia, i leader del G7 hanno infatti espresso “profonda preoccupazione per il sostegno della Repubblica popolare cinese alla Russia” arrivando a chiedere lo stop al “trasferimento di materiali a duplice uso, compresi i componenti e le attrezzature per le armi, che sono fattori di produzione per il settore russo della difesa”.

In quell’occasione il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino aveva rispedito al mittente le accuse definendole “piene di arroganza, pregiudizio e bugie”. Le operazioni militari congiunte al largo dell’Alaska lasciano però intravedere quale sia davvero lo stato delle cose.

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