
C’è del marcio nel dipartimento della Difesa Usa. Di ciò sembra esserne convinto il capo del Pentagono Pete Hegseth che, fortemente voluto dal presidente Donald Trump, guida il primo "datore di lavoro al mondo" dando la caccia a traditori e presunti dipendenti woke. La campagna ingaggiata dall’ex anchorman di Fox News, allineata con quella del responsabile del Doge Elon Musk, è però, sin dal suo travagliato processo di nomina, al centro di polemiche e rivelazioni sui media Usa che mettono a rischio la sua permanenza nell’amministrazione repubblicana.
A rendere conto del caos al Pentagono generato dalla gestione aggressiva del dipartimento della Difesa da parte dell’ex militare è, ultimo in ordine di tempo, il Wall Street Journal. Il quotidiano conservatore ha infatti ricostruito come il punto di non ritorno è stato raggiunto quando, all’indomani della pubblicazione della notizia della partecipazione di Musk ad un incontro riservato sui piani di guerra Usa contro la Cina, Hegseth avrebbe minacciato di sottoporre al poligrafo l’allora capo di Stato maggiore congiunto ad interim Christopher Grady, sospettato di essere all’origine della fuga di informazioni sui media. Una minaccia, a cui comunque non sarebbe stato dato seguito, che sarebbe stata rivolta anche al generale Doug Sims, direttore degli Stati maggiori riuniti.
Negli stessi giorni in cui si sono verificati i fatti riportati dal quotidiano Usa, le cose sarebbero peggiorate con lo scoppio dello scandalo sui contenuti riservati sugli attacchi agli Houthi in Yemen condivisi in chat su Signal con i principali esponenti dell’amministrazione Trump e con membri della famiglia del capo del Pentagono. L’opprimente clima di sospetti che si è diffuso da quel momento in poi ha portato al licenziamento o alle dimissioni di diversi funzionari di nomina politica.
L’ultimo ad andarsene è Joe Kasper, il capo dello staff del segretario alla Difesa, il quale in un’intervista ha dichiarato che “sta pianificando di tornare alle relazioni governative e alla consulenza". Stando a quanto reso noto da Politico, Kasper ha giocato un ruolo chiave nel licenziamento del consigliere senior Dan Caldwell, del vicecapo di gabinetto di Hegseth Darin Selnick e di Colin Carroll, capo di gabinetto del numero due alla Difesa Stephen Feinberg. I tre funzionari sono stati estromessi la scorsa settimana al termine di un'indagine per fuga di notizie ma, secondo diverse indiscrezioni, sarebbero stati vittime di giochi di potere orditi proprio da Kasper.
L’allontamento dei suoi collaboratori dal dipartimento della Difesa non sarebbe sufficiente per Hegseth che ha affermato di volere segnalare alcuni di loro per un'indagine penale. A sua volta, l’ex anchorman di Fox News è sotto inchiesta da parte dell'ispettore generale del Pentagono per la presunta cattiva gestione di informazioni classificate su Signal.
Fonti interne al ministero per la Difesa statunitense citate dal Wall Street Journal riferiscono che i disordini potrebbero avere ripercussioni sulla sicurezza nazionale. Eric Edelman, ex alto funzionario al tempo dell’amministrazione di George W. Bush, ha dichiarato che prima della conferma di Hegseth non credeva che avesse l'esperienza e le competenze necessarie "per svolgere il lavoro più duro nel governo e finora non ho visto nulla nella sua prestazione che possa smentire questo giudizio”. Dalla Casa Bianca, Trump fa arrivare pubblicamente il suo sostegno a Hegseth elogiandolo per l’”ottimo lavoro” svolto e incolpando “dipendenti scorretti” per le fughe di notizie. Dietro le quinte il tycoon però avrebbe chiesto ai collaboratori del segretario alla Difesa informazioni sul suo operato.
Nonostante le sortite sui media in cui ostenta sicurezza, Hegseth è sempre più preoccupato per come Trump percepisce la situazione e per la possibilità di essere licenziato.
Non contribuiscono a rassicurarlo le parole di John Ullyot, portavoce del Pentagono rimosso dal suo incarico dopo appena due mesi, il quale in un editoriale pubblicato sul sito di Politico ha scritto che il dipartimento guidato da Hegseth è nel "caos totale" e che "questa disfunzione è ora una grave distrazione per il presidente che merita di meglio dai suoi alti dirigenti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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