Cari moralisti, la festa è finita

Come mai però nessuno ai tempi obamian-clintoniani si stracciava le vesti per la minacciata deportazione targata dem?

Cari moralisti, la festa è finita
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Tutti sdegnati a sinistra per gli ordini esecutivi di Trump sulle «deportazioni» di clandestini condannati. Dovrebbero pensare a come l'America dimostri di essere l'unica democrazia capace di reggere l'efficienza dei regimi a noi ostili, e risentirsi Barack Obama di dieci anni fa: «Se sei un criminale, verrai rimpatriato; se pianifichi di entrare negli Stati Uniti illegalmente, le tue chance di essere arrestato e espulso sono appena aumentate». Così la stella della sinistra mondiale, italiana in primis, si rivolgeva ad americani e immigrati. Idem Hillary Clinton («Se commettono reati, espelleteli subito»). Usando la stessa identica espressione che oggi commentatori e politici di sinistra contestano a Donald Trump («deport»).

Come mai però nessuno ai tempi obamian-clintoniani si stracciava le vesti per la minacciata deportazione targata dem? Sapevano tutti, allora, quanto ignorano oggi, cioè che «deport» in americano significa rimpatriare? E perché non far valere per Trump la stessa corretta traduzione? Questo doppio standard sfiora la truffa ai danni degli elettori,

nella fattispecie italiani. Non ci cade più nessuno, anzi, ma rivela una duplice tendenza sinistra: ritenere gli italiani spettatori scemi di un teatrino imbastito da loro che tentano di raccontargli un sacco di fregnacce sui media, non so se con dolo o colpa (quella, ad esempio di commentare una nazione dove molti di loro non sono mai stati e che alcuni nemmeno saprebbero forse puntare sul mappamondo); ma anche quella che a sinistra si ha dei media stessi come mezzi di promozione di una propaganda dirigista, e non di informazione, in cui i dati di fatto sono tali e dunque non in discussione, e poi su quei fatti si sviluppa un libero scontro d'opinione. No, loro pretendono di alterare il fatto. Come sull'ultimo penoso piagnisteo imbastito sul braccio destro teso di Elon Musk, spacciato per saluto nazista. Addirittura. Ma mi sono per caso perso il fatto che usare il braccio destro come il sinistro sia diventato reato universale? Dobbiamo legarcelo dietro la schiena altrimenti scatta il Var del politicamente corretto, cioè la fascisteria del pensiero unico?

Musk, proprio come Trump, è un businessman. Figlio dunque del capitalismo americano, per definizione libero e allergico a condizionamenti

statalisti. Dunque, tautologicamente anti-dittatoriale. Non esistono politici americani, e tantomeno imprenditori, fascisti. Sono tutti figli e fan sfrenati della libertà di iniziativa economica lì riservata a chiunque e che li ha resi ricchi. A loro e ai loro dipendenti (parlateci, con quei dipendenti di Tesla che accettarono ai tempi di vedersi pagati in azioni, e oggi sono milionari). In America i cittadini sono liberi. Allo Stato non è concesso di trattarli come sudditi da educare, come più di qualcuno qui a sinistra ama pensare di fare (vedasi pandemia o leggi pedagogiche).

Commentare America e americani come Figline Valdarno o Ceprano fa un po' ridere.

Ma prima di preoccuparsi di Musk e dei suoi media, mi preoccuperei della faziosità di alcuni media e commentatori italiani che istericamente e puerilmente tentano di piegare i fatti alle loro simpatie ideologiche e preconcette.

Bambini, merenda.

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