Da quando Trump ha vinto la corsa alla Casa Bianca, il mondo ha vissuto molti terremoti. Biden, assistendo da presidente allo scorrere della propria clessidra, ha autorizzato l'utilizzo di missili americani dall'Ucraina alla Russia. Putin ha risposto modificando la propria dottrina militare, aprendo così allo spettro nucleare. Ha reclutato poi soldati nordcoreani, con Pechino sempre socio occulto di Pyongyang, oltre a truppe yemenite tramite gli Houthi. Tradotto, vicine all'Iran. Sul fronte occidentale sono caduti i governi di Germania
e Francia, il motore franco-tedesco ormai inceppato e l'Europa sempre più irrilevante, ma sempre impegnata a rifornire Kiev. In Libano è stata siglata una fragilissima tregua, in dichiarata attesa del nuovo presidente americano. A Gaza lo si aspetta, invece, per farla. In Siria, dopo oltre mezzo secolo, è crollata la dinastia degli Assad ridisegnando il Medio Oriente. Tanti, troppi fatti eccezionali in meno di quaranta giorni perché sia tutto un caso. Trump non siede ancora nello studio ovale, che intorno a lui si muovono veloci gli eventi del mondo. E se in Ucraina è evidente che tutti alzino la posta prima di essere costretti attorno a un tavolo, l'elezione di Trump è insieme causa ed effetto di un nuovo disordine mondiale.
Alleanze sempre più sfumate, deterrenza sempre meno efficace, potenze emergenti sempre più minacciose.In questo disordine ci siamo già dentro. La paura è che senza accorgercene, senza che nessuno in fondo lo voglia, scivoliamo dentro una guerra mondiale di fatto. Tutti gli attori sono ormai in campo.
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