Le acque del Mar Baltico non sono mai state così bollenti. A metà novembre due cavi sottomarini che collegano la Svezia alla Lituania e la Finlandia alla Germania sono stati tranciati sollevando i sospetti per possibili operazioni di sabotaggio russe mentre, a poche ore di distanza dall’incidente, la Nato ha cominciato nella stessa area una delle più grandi esercitazioni navali mai svolte nell’Europa settentrionale.
A dare conto delle operazioni effettuate dall’Alleanza atlantica è la Reuters. L’esercitazione, denominata “Freezing Winds”, si è svolta a partire dal 18 novembre ed è proseguita per 12 giorni coinvolgendo 30 navi della Nato e 4000 militari. Obiettivo: rafforzare la protezione delle infrastrutture marine nel Mar Baltico, una regione attraverso la quale passa il 15% circa del traffico marittimo globale.
L’Alleanza atlantica “sta incremento i pattugliamenti... gli alleati stanno investendo in tecnologie innovative che possono aiutare a mettere in sicurezza” tali reti critiche, dichiara il portavoce della Nato Arlo Abrahamson. A seguito dell'invasione russa dell'Ucraina l’Alleanza è sempre più impegnata a prepararsi a nuovi tipi di minacce. Un esempio di ciò arriva dal riadattamento della sua flotta di cacciamine per monitorare attività sottomarine sospette attraverso l’impiego di sonar, droni e subacquei specializzati. L’agenzia di stampa britannica riferisce che nel corso dell’esercitazione l’equipaggio di una nave da sminamento ha tentato di lanciare un drone marino per esaminare i fondali. Il dispositivo ha smesso di funzionare a causa delle basse temperature ma successivamente un secondo drone sarebbe riuscito a completare la missione.
“Siamo un’alleanza difensiva”, ricorda la comandante della marina tedesca Beata Król secondo la quale svolgendo addestramenti ed esercitazioni “mostriamo di essere presenti”. Una strategia che in teoria dovrebbe scoraggiare iniziative offensive da parti di potenze nemiche. Il danneggiamento lo scorso mese dei due cavi sottomarini ha riportato al centro dell’attenzione l’importanza delle reti marine che garantiscono, tra le altre cose, il funzionamento delle connessioni internet e la trasmissione di informazioni necessarie ai sistemi di difesa nazionali.
Sebbene non sia chiaro se si sia trattato di un incidente o di un atto deliberato, le indagini si starebbero focalizzando sul ruolo avuto dalla portarinfuse cinese Yi Peng 3. Per il Wall Street Journal la nave, proveniente dal porto russo di Ust-Luga, potrebbe aver tranciato i cavi con la sua àncora su ordine dell'intelligence di Mosca
Al momento la Yi Peng 3 staziona nelle acque danesi sotto la sorveglianza delle navi della Nato. La Svezia ha chiesto alla Cina di collaborare all’indagine per acclarare la dinamica dei fatti. Il primo ministro svedese Ulf Kristersson ha affermato che sia “estremamente importante scoprire cosa è successo” sottolineando che ci si aspetta cooperazione da parte di Pechino. Le autorità cinesi hanno però negato ogni responsabilità.
Sebbene i danni ai cavi sottomarini non siano una rarità - ne vengono segnalati almeno 150 all’anno secondo l’International Cable Protection Committee – in Europa è elevato l’allarme legato a possibili attività di sabotaggio autorizzate dal presidente russo Vladimir Putin.
Per fronteggiare questo tipo di minaccia a maggio la Nato ha inaugurato a Londra il Centro marittimo per la sicurezza delle infrastrutture critiche sottomarine (Cui) allo scopo di registrare tutte le reti presenti in acque territoriali dei Paesi dell’Alleanza e individuarne le vulnerabilità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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