"Divieto degli ingressi, arresti di famiglie e uso di basi militari": così Trump rilancia il suo piano anti immigrazione

I media Usa riportano che all'interno dell'amministrazione Usa sale la pressione per raggiungere i risultati promessi dal presidente Usa in materia di immigrazione

Aereo militare Usa adoperato per i trasferimenti di migranti (Fonte: YouTube/Cnn)
Aereo militare Usa adoperato per i trasferimenti di migranti (Fonte: YouTube/Cnn)
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La campagna contro l’immigrazione illegale lanciata da Trump subito dopo il suo ritorno alla Casa Bianca non sta andando secondo i piani. Come riporta il New York Times, all’interno dell’amministrazione repubblicana sta infatti montando il senso di frustrazione per il ritmo di arresti e rimpatri di irregolari eseguiti da Washington, in calo rispetto alle prime settimane del nuovo mandato di The Donald.

I dati del governo Usa mostrano che nell’ultimo mese sono stati eseguiti circa 23mila arresti, un numero in forte aumento rispetto a quelli che si registravano ai tempi di Biden ma i fermi giornalieri sono diminuiti e i trasferimenti forzati non tengono il passo con gli arresti effettuati. Una situazione che ha fatto lievitare il numero di persone presenti nei centri di detenzione dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice). E sono proprio i funzionari dell'agenzia federale che si occupa di far rispettare le leggi sull’immigrazione che, facendo riferimento alla carenza di personale e alle difficoltà di eseguire gli arresti, avvertono: "senza l'aiuto sostanziale del Congresso le ambizioni di Trump per i rimpatri di massa sono improbabili".

Finora il presidente Usa si è mostrato “soddisfatto” per le riduzioni degli ingressi alla frontiera che hanno toccato il livello più basso dal 2000, anno in cui il Department of Homeland Security ha cominciato a pubblicare i dati mensili, ma la lentezza con cui procedono i rimpatri sta portando lo “zar” dei confini Thomas D. Homan a valutare strategie in materia di immigrazione ancora più aggressive di quelle adottate sino ad ora. Tra le misure allo studio ci sono il trasferimento degli irregolari che temono torture nei loro Paesi di origine in nazioni terze, l’impiego di strutture militari per sopperire alla carenza di spazi di detenzione e l'arresto e la successiva espulsione di famiglie di immigrati con bambini.

È in corso poi una campagna per trovare i bambini entrati negli Stati Uniti senza accompagnamento e rilasciati senza comparire in tribunale mentre i legali dell'Ice stanno lavorando per ottenere mandati di perquisizione per accedere alle abitazioni ed effettuare nuovi arresti. Inoltre, la Casa Bianca è nelle fasi finali della stesura di un bando degli ingressi negli Stati Uniti per i cittadini provenienti da alcuni Paesi, tra i quali l’Afghanistan e il Pakistan, che potrebbe essere più ampio di quello varato durante il primo mandato di Trump.

Oltre alle difficoltà pratiche riscontrate sul campo, la lotta contro l’immigrazione illegale - un tema sul quale il 47esimo presidente Usa ha costruito la sua fortuna politica - si sta rivelando particolarmente onerosa. Fonti del Pentagono hanno infatti confermato un paio di giorni fa al Wall Street Journal che il dipartimento della Difesa ha dovuto sospendere l'impiego dei velivoli militari per i trasferimenti di alcuni migranti in una base a Guantanamo Bay o nei loro Paesi di origine in quanto ritenuti "costosi e inefficienti". L'amministrazione repubblicana ha effettuato sino ad ora circa una dozzina di voli con i C-130 e 30 con i C-17. Tre missioni di rimpatrio verso l'India sono costate tre miliardi di dollari l'una.

Forse è anche dunque per questo motivo che la Casa Bianca ha lanciato una campagna pubblicitaria, comunque da milioni di dollari, per avvertire gli immigrati irregolari di lasciare gli Stati Uniti prima di essere fermati ed espulsi dalle autorità americane.

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