Documenti rubati, l'indagine su Trump si allarga: nuovi capi d'accusa contro l'ex presidente

Secondo fonti giudiziarie l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrà rispondere di nuovi capi d'imputazione nella vicenda dei documenti riservati sottratti alla Casa Bianca

Documenti rubati, l'indagine su Trump si allarga: nuovi capi d'accusa contro l'ex presidente
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Brutte notizie per Donald Trump. L'indagine del consigliere speciale Jack Smith sulla presunta conservazione impropria di documenti riservati nella sua residenza di Mar-a-Lago, a Palm Beach, è stata ampliata: Trump dovrà rispondere di nuovi capi d'imputazione, poiché l'ex presidente e il suo staff sono accusati di aver tentato di cancellare i filmati delle telecamere di sicurezza di Mar-a-Lago richiesti dal gran giurì. Trattasi di un atto d'accusa aggiuntivo, formulato proprio da quest'ultimo. Un terzo imputato, il dipendente di Mar-a-Lago Carlos De Oliveira, è accusato, insieme a Trump e Walt Nauta, di aver ostacolato le indagini con il presunto tentativo di cancellare i filmati di sicurezza del resort del magnate a Palm beach. Queste ultime accuse mosse contro l'ex presidente e i suoi collaboratori rendono molto probabile l'ipotesi che l'attuale data del processo fissata per maggio 2024 venga posticipata.

Di cosa è accusato Trump

Trump deve già affrontare 37 capi d'accusa federali derivanti dall'indagine sui documenti top-secret. Le accuse a carico dell'ex presidente includono la conservazione intenzionale di informazioni inerenti la difesa nazionale, la cospirazione per ostacolare la giustizia e false dichiarazioni, secondo una copia dell'atto d'accusa diffusa dalla stampa Usa. Presentatosi in tribunale il 13 giugno scorso, il candidato alle primarie repubblicane per le presidenziali del 2024, si è dichiarato non colpevole delle accuse.

L'indagine del procuratore speciale ha preso in esame la gestione dei documenti che Trump ha portato con sé nel suo resort di Mar-a-Lago dopo aver lasciato la Casa Bianca, oltre alle azioni intraprese dal tycoon dopo aver ricevuto il mandato di comparizione nel maggio 2022 per restituire tutto il materiale riservato in suo possesso. Jack Smith, nominato a novembre dal procuratore generale Merrick Garland, ha sottolineato la "gravità" delle accuse mosse contro l'ex inquilino della Casa Bianca. La pena detentiva massima per le accuse formulate contro Trump è di 20 anni di reclusione.

L'indagine su Capitol Hill

I guai giudiziari per l'ex presidente Usa non finiscono qui. Secondo quanto riportato da Nbc News, infatti, agli avvocati del magnate è stato comunicato ieri di attendersi un'altra incriminazione per l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021. Gli avvocati di Trump, Todd Blanche e John Lauro, hanno appreso la notizia dopo aver incontrato i pubblici ministeri nell'ufficio di Smith nella tarda mattinata di giovedì 27 luglio. Un incontro che, secondo l'ex presidente, è stato "produttivo". Su Truth Social, il magnate ha infatti spiegato che i suoi avvocati hanno spiegato ai pubblici ministeri del dipartimento di Giustizia che lui non ha "fatto nulla di sbagliato" e che un'eventuale incriminazione nei suoi confronti "non farebbe che distruggere ulteriormente il nostro Paese". "Nessuna indicazione di avviso è stata data durante la riunione - Non fidarti delle Fake News su nulla!" ha scritto.

Il 18 luglio scorso l'ex presidente aveva rivelato, sempre su Truth, di aver ricevuto una lettera dal procuratore speciale, Jack Smith, nella quale veniva informato di essere oggetto di un'inchiesta da parte del gran giurì. Segno che, molto probabilmente, il magnate sarà incriminato. Sull'assalto al Campidoglio da parte dei suoi sostenitori - e in generale sulle elezioni 2020 - Trump non cambia idea e sottolinea di "avere il diritto di protestare contro un'elezione che sono pienamente convinto sia stata truccata e rubata, proprio come i Democratici hanno fatto contro di me nel 2016 e molti altri hanno fatto nel corso dei secoli".

L'accusa della fedelissima

Mentre il presidente Joe Biden evita di commentare le ultime accuse mosse contro il rivale, i fedelissimi del tycoon passano all'attacco. La presidente della Conferenza dei Repubblicani della Camera, Elise Stefanik, ha dichiarato che le nuove accuse rappresentano l'ultima prova che Trump è il bersaglio di una "caccia alle streghe" e che il sistema giudiziario ha smesso di funzionare.

"Non è una coincidenza che il giorno dopo che un giudice federale ha respinto il patteggiamento di Hunter Biden, il Doj di Biden continua la sua caccia alle streghe contro il presidente Trump", ha scritto Stefanik.

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