"Sparano ai genitali": la furia dei pasdaran sulle manifestanti

Emergono altri dettagli sulla repressione portata avanti in questi giorni dalle autorità iraniane contro le donne che manifestano in strada

"Sparano ai genitali": la furia dei pasdaran sulle manifestanti

Durante le proteste nelle piazze iraniane le autorità sarebbero intervenute in modo diverso in questi giorni. In particolare, come emerso da un'indagine del quotidiano britannico Guardian, quando gli agenti dei Basiji o della polizia regolare si ritrovano davanti gruppi di donne, mirerebbe ai loro volti, al petto e a igenitali. Questo con un chiaro intendo sia intimidatorio e sia “punitivo” verso le ragazze che sfidano le autorità.

Cosa è emerso dalla ricerca del Guardian

Il quotidiano britannico ha intervistato, sotto ovviamente promessa di anonimato, almeno dieci medici intervenuti nelle ultime settimane per curare le ferite di chi è stato coinvolto negli scontri di piazza.

È stato rilevato che spesso poliziotti e guardiani della rivoluzione hanno usato, e continuano a usare, gli stessi pallini destinati ai fucili per la caccia agli uccelli. Proiettili quindi per intimidire e per consentire la dispersione della folla nel più breve tempo possibile.

Il problema però è che è stato pure accertato che gli agenti in divisa, a Teheran come in altre città, hanno spesso sparato da distanza ravvicinata. E spesso i manifestanti sono stati colpiti in punti ben precisi. Secondo i medici sentiti dal Guardian, il più delle volte gli uomini sono arrivati in ospedale con ferite sul volto, sulle spalle o sulle natiche.

Le donne invece nella stragrande maggioranza dei casi hanno presentato ferite agli occhi, ai seni e nelle parti intime. Chi ha sparato quindi non lo ha fatto per caso. E soprattutto lo ha fatto con l'intento di ferire specifici punti del corpo.

Anche perché i piombini sparati da distanza ravvicinata causano guai per l'incolumità di chi è colpito. “Ho curato una donna giovane di vent'anni o poco più a cui avevano sparato nei genitali con due pallini – ha dichiarato un medico di Isfahan – Altri dieci erano conficcati nell'interno coscia”.

Il medico ha fatto presente che la rimozione dei pallini piazzati nell'interno coscia è risultata semplice, mentre sono stati rilevati non pochi problemi per i due pallini che hanno raggiunto la ragazza in questione nei genitali. “Poteva essere mia figlia”, ha concluso il medico. Molti dei professionisti intervistati dal Guardian hanno rivelato le stesse dinamiche e hanno riportato anche traumi da stress per via delle tipologie di ferite su cui sono dovuti intervenire.

“Vogliono distruggere la bellezza delle donne”

Sono stati gli stessi medici ad avanzare il sospetto che dietro il ferimento di molte donne ci fosse una precisa strategia. “È come se – ha dichiarato uno dei professionisti intervistati – volessero cancellare la bellezza delle donne”.

Quasi una punizione contro chi ha fatto partire le proteste nello scorso settembre. Del resto, le manifestazioni in Iran sono iniziate per protestare contro la morte di una ragazza, Masha Amini, accusata di non aver indossato correttamente il velo in pubblico.

Tutto è partito per le rivendicazioni da parte delle donne, prima di estendersi alle rivendicazioni di un malcontento che

attraversa gli strati più poveri della società iraniana e le minoranze etniche. Da qui dunque la possibilità che, durante le manifestazioni, le autorità intenzionalmente feriscano da distanza ravvicinata le donne scese in piazza.

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