I sondaggi per le elezioni politiche del 4 luglio nel Regno Unito annunciano la più clamorosa delle vittorie per i laburisti e la più umiliante delle sconfitte per il premier conservatore uscente Rishi Sunak. Ogni tentativo del leader Tory di rilanciare immagine e iniziativa del suo partito al potere ormai da troppi anni come l'annuncio dell'avvio dei voli per spedire in Ruanda gli immigrati clandestini - cade ormai nel vuoto: l'elettorato non ascolta più, ha già deciso di affidarsi a Keir Starmer, leader di un Labour centrista e rassicurante.
Su questo campo conservatore in macerie piomba come un avvoltoio l'uomo politico britannico più avvezzo a far danni a destra e a manca: il populista Nigel Farage, volto e marchio della Brexit che ha cambiato in peggio il suo Paese. Mi candiderò, ha annunciato, per dar voce all'opposizione.
È l'ottava volta che Farage cerca di farsi eleggere deputato (non c'è mai riuscito) e vista la situazione di sfacelo del partito conservatore deve aver pensato: adesso o mai più.
Il partito nazionalista Reform UK per il quale si presenterà nel collegio di Clacton (forse il più a destra del Regno) sarà nella sua visione il taxi per Westminster. Da lì, ha giurato, intende «guidare una rivolta politica». «L'ho già fatto una volta, lo farò di nuovo. Sorprenderò tutti».
In realtà, l'unica conseguenza concreta che avrà la sua coltellata alla schiena di Sunak sarà l'ulteriore divisione del già esangue campo che si oppone ai laburisti.A volerla vedere in positivo, costringerà i Tories a rinnovarsi. Per il resto, il signor Farage ha già dato: non sorprenderà proprio nessuno.
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