"Kiev e Mosca al tavolo dei negoziati". Così Trump vuole porre fine alla guerra in Ucraina

I consiglieri dell'ex presidente stilano il piano per porre fine alla guerra in Ucraina che però porrebbe Kiev in una posizione di svantaggio

"Kiev e Mosca al tavolo dei negoziati". Così Trump vuole porre fine alla guerra in Ucraina
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Gli occhi dell’America sono puntati sul dibattito televisivo, più unico che raro tra due presidenti, che si svolgerà giovedì notte ma Donald Trump, certo di avere la vittoria in tasca, sembra guardare già oltre. Più precisamente al 20 gennaio 2025, giorno in cui il popolo Maga spera di assistere al ritorno del disrupter in chief alla Casa Bianca. Non sorprende dunque che, nonostante l’incertezza dei sondaggi, comincino a trapelare i programmi di governo per un suo possibile secondo mandato. E stupisce ancora meno che in queste ore il tycoon abbia visionato il piano per porre fine alla guerra di aggressione russa in Ucraina in caso di una sua rielezione.

A rivelare i dettagli del dossier presentato a Trump da due suoi consiglieri, Keith Kellogg e Fred Fleitz, è la Reuters. Secondo le informazioni diffuse dall’agenzia di stampa, il miliardario potrebbe mettere con le spalle al muro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky vincolando la prosecuzione dell’assistenza militare a Kiev all’accesso a colloqui di pace con Mosca. Elemento chiave della proposta visionata da The Donald sarebbe il cessate il fuoco tra i due Paesi belligeranti che, partendo dalla situazione sul campo, congelerebbe la linea del fronte assegnando ai russi un vantaggio di fatto nei negoziati.

Trump potrebbe convincere Vladimir Putin ad accettare le trattative per la pace concedendo la sospensione della promessa di adesione di Kiev alla Nato per un esteso periodo di tempo. Un rifiuto da parte dello zar, fanno sapere i consiglieri dell’ex presidente, comporterebbe l’incremento del supporto americano all'esercito ucraino. L’ex generale Kellogg, capo di gabinetto del National Security Council durante l’amministrazione repubblicana, afferma comunque che il tycoon non avrebbe approvato in toto il progetto presentatogli.

L’exit strategy trumpiana per la guerra in Ucraina è stata inoltre pubblicata in un’analisi dell'America First Policy Institute, un centro di studi nel quale Kellogg e Fleitz ricoprono incarichi di rilievo. Quest’ultimo ha precisato che Zelensky non dovrebbe necessariamente rinunciare a parti del territorio nazionale ma ha riconosciuto che nel breve periodo è improbabile che Kiev possa riprendere il controllo delle aree occupate.

Il piano dei consiglieri del miliardario, come prevedibile, ha già sollevato la perplessità degli esperti. “Ciò che vogliono i sostenitori di Trump è tagliare gli aiuti, se non chiudere del tutto i rubinetti”, sostiene Charles Kupchan, analista del Council of Foreign Relations. Non si registrano al momento reazioni ufficiali da parte delle cancellerie al progetto degli uomini del tycoon ma la posizione degli alleati dell’Ucraina è ben nota: apertura a trattative di pace solo dopo il ritiro russo dalle regioni occupate.

Intanto, Steven Cheung, portavoce dell'esponente repubblicano, pur non ammettendo l’ufficialità del piano per l’Ucraina, dichiara che con Trump alla Casa Bianca non ci sarebbe stata alcuna guerra. Un leit motiv spesso usato dal candidato del Gop per contrapporre la sua immagine da uomo forte a quella del presidente Biden ritenuto troppo debole e incerto, sia sui temi nazionali che in quelli di politica estera.

In molti ricordano poi che qualche tempo fa The Donald ha sostenuto di essere in grado di porre fine al conflitto nell'Europa orientale "in 24 ore", senza però precisare come. Adesso i partner dell'America potrebbero avere un’idea un po' più chiara delle sue intenzioni.

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