Kiev, Gaza e crisi globale: la grande partita dell'Onu

79esima Assemblea Generale dell'Onu. Tra i temi caldi guerra, intelligenza artificiale e immigrazione

Kiev, Gaza e crisi globale: la grande partita dell'Onu
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Inizia l'intreccio di consultazioni al Palazzo di Vetro tra leader in guerra e rispettivi alleati alla ricerca di convergenze complicate mentre di giorno in giorno si registrano escalation che allontanano da potenziali soluzioni di tregua, cessate il fuoco e men che meno pace. Le guerre in Ucraina e Medio Oriente sono al centro dell'agenda degli oltre 130 leader mondiali in arrivo a New York per la 79esima Assemblea Generale dell'Onu. Crisi per cui, come ammette il segretario generale Antonio Guterres, non ci si attendono progressi significativi, e «non vi sono soluzioni pacifiche in vista».

Volodymyr Zelensky vola negli Usa per presentare il suo «piano per la vittoria» ai grandi del mondo e chiedere il sostegno internazionale in un momento critico del conflitto, mentre gran parte dell'attenzione nelle capitali è concentrata sulla situazione in Medio Oriente. «C'è un serio rischio di un'escalation drammatica in Libano e bisogna fare tutto il possibile per evitarla», avverte Guterres. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha accorciato la missione americana per seguire gli sviluppi della situazione, ma sarà comunque presente per un paio di giorni nella Grande Mela, così come il leader palestinese Abu Mazen: e giovedì, i due si affronteranno in un confronto a distanza dal palco dell'Assemblea Generale. Zelensky, invece, martedì parla a un incontro del Consiglio di Sicurezza sull'Ucraina, e il giorno dopo interviene al dibattito generale, prima di volare a Washington per incontrare il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris.

Nella giornata inaugurale del dibattito di alto livello, martedì, ad aprire i lavori come da tradizione sono il leader brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva e Biden, al suo commiato nel consesso Onu da comandante in capo. Seguono il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il neo leader iraniano

Masoud Pezeshkian. Le potenze europee puntano a rilanciare gli sforzi per frenare il programma nucleare di Teheran, e secondo quanto anticipato da un alto funzionario iraniano, Pezeshkian «ha intenzione di concentrarsi sulla distensione, pur sottolineando il diritto dell'Iran a vendicarsi» contro Israele se necessario.

In arrivo a New York anche il presidente francese Emmanuel Macron, il premier britannico Keir Starmer, e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Così come la premier Giorgia Meloni, accompagnata da un'ampia delegazione a partire dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Tra i temi in agenda ci sono la minaccia delle droghe sintetiche, le crisi in Ucraina e Medio Oriente, lo sviluppo dell'Intelligenza artificiale, la strategia di rapporti con l'Africa e il contrasto all'immigrazione illegale di massa. Domani Meloni viene premiata durante la cerimonia per i «Global Citizen Award» dell'Atlantic Council (a consegnarle il riconoscimento è Elon Musk), mentre all'Onu interviene in mattinata al Vertice del Futuro, e martedì sera è previsto il suo intervento al dibattito generale. Grandi assenti, come di consueto, il presidente russo Vladimir Putin e quello cinese Xi Jinping, rappresentati dai rispettivi ministri degli Esteri, Serghei Lavrov e Wang Yi. Presenti invece i vertici dell'Ue, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, l'Alto rappresentante per gli Affari Esteri Josep Borrell. Tra gli altri dossier caldi ci sono la guerra e la crisi umanitaria in Sudan, gli sforzi internazionali per aiutare Haiti a combattere la violenza delle gang, e la repressione dei diritti delle donne da parte dei talebani in Afghanistan.

Oggi e domani è in corso il Summit of the Future, che dovrebbe rafforzare gli strumenti internazionali per affrontare le

sfide e le minacce del 21esimo secolo, adottando una dichiarazione politica a livello di leader: anche se i negoziati sono andati avanti sino all'ultimo, il testo è considerato da molti osservatori come privo di ambizione.

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