Il figlio dell'ayatollah, il sindaco e i fantocci: chi può coprire il vuoto di Raisi

Il totonomi in Iran è già iniziato: tra leader carismatici, sodali dell'ayatollah e vecchia guardia, nessuno dei papabili è sconosciuto ai più

Il figlio dell'ayatollah, il sindaco e i fantocci: chi può coprire il vuoto di Raisi

Ormai è deciso: tra (massimo) 50 giorni, l'Iran dovrà andare nuovamente al voto. Una scelta che mette il Paese al riparo dallo strapotere di Khameni, che avrebbe potuto optare per una transizione autogestita senza passare dalle urne. Ma in ogni caso, ben pochi spiragli di speranza sembrano trapelare anche dal futuro prossimo di Teheran. La morte di Raisi, infatti, difficilmente cambierà la politica estera della Repubblica islamica, ma sarà rilevante per la successione di Khamenei.

Chi sono i papaibili successori di Raisi

Ora spetta al traghettatore Mohammad Mokhber, presidente ad interim conformemente all'articolo 131 della Costituzione, di dirigere il potere esecutivo. Costui dovrà, in consultazione con i vertici del potere legislativo e giudiziario, organizzare l'elezione di un nuovo presidente entro un periodo massimo di 50 giorni, come ribadito dalla Guida Suprema in un comunicato stampa. Da tutto il mondo, intanto, giunge il cordoglio di diplomatici, primi ministri e capi di Stato, non senza accennare ai buoni auspici per un futuro di pace stabilità.

Ma chi potrà essere il successore di un uomo come Raisi, odiato dal popolo ma fedele alla linea? Tra i potenziali candidati nessuno è un illustre sconosciuto: Ali Larijani, 66 anni, politico moderato che in passato è stato Presidente del Parlamento ma che venne squalificato dalla candidatura nel 2021. Ma in lizza ci sarebbe anche il settantacinquenne ex presidente Hassan Rouhani, più moderato; ripescato dal baule dei ricordi anche l'intransigente Mahmoud Ahmadinejad, sessantasei anni; infine, il conservatore Mohammad Bagher Ghalibaf, ex sindaco di Teheran e attuale presidente del Parlamento. Fra i normi circolati al momento, anche quello di Mojtaba Khamenei, delfino dell'ayatollah.

Confermata un'autorità provvisoria, un Consiglio composto dal primo vicepresidente, dal presidente della Camera Ghalibaf, e dal capo della magistratura, Gholam-Hossein Mohseni-Ejei, avrà il compito di organizzare l'elezione di un nuovo presidente entro il termine massimo di 50 giorni. Fin da ieri gli analisti erano pronti a scommettere su Ghalibaf, sopravvissuto alle epurazioni di Khamenei e con grandi aspirazioni. Fra i "non temibili", invece, proprio Mokhber e Mohseni-Ejei, sodali della Guida Suprema, non avrebbero mai ostacolato il percorso di Ghalibaf .

Perchè Mokhber non è una figura temibile

Nemmeno Mokhber, 68 anni, è uno sconosciuto ai più. Ha operato soprattutto nell'ambito delle bonyad, ovvero organizzazioni non governative caritatevoli guidate da chierici, simili alle fondazioni. Queste associazioni sono state alimentate da donazioni o beni sequestrati dopo la Rivoluzione islamica del 1979, in particolare quelli precedentemente associati allo Scià o ai membri del suo governo. Mokhber era a capo di una bonyad nota come Execution of Imam Khomeinìs Order (EIKO) in riferimento alla defunta Guida Suprema ayatollah Khomeini. Il Tesoro degli Stati Uniti ha dichiarato che l'organizzazione ha gestito miliardi di dollari in attività come "un gigante degli affari". Eiko avrebbe sistematicamente violato i diritti dei dissidenti confiscando terreni e proprietà agli oppositori del regime, compresi gli oppositori politici, le minoranze religiose e gli iraniani in esilio, ragion per cui il Tesoro Usa ha sanzionato Mokhber nel 2021.

Come l'Unione Europea, del resto, a causa delle preoccupazioni sul programma nucleare iraniano. Secondo i media iraniani, Mokhber, che ha conseguito un dottorato in diritto internazionale, è stato fondamentale negli sforzi iraniani per aggirare le sanzioni occidentali sull'industria petrolifera. Dal 2022, Mokhber è membro del Consiglio di Presidenza iraniano, che consiglia la Guida suprema e risolve le controversie tra il Parlamento e il Consiglio dei Guardiani, l'organo di controllo costituzionale dell'Iran che supervisiona anche le elezioni del Paese. Nato da una famiglia clericale, ha prestato servizio come ufficiale nel corpo medico della Guardia Rivoluzionaria durante la guerra Iran-Iraq degli anni Ottanta. Un uomo dell'establishment, dunque, un esecutore magistrale, che però non possiede ambizioni personali, tanto-meno è mai stato investito da un progetto "dall'alto": difficile, dunque, che il suo ruolo di traghettatore si trasformi in altro.

Khamenei figlio, una altro "non papabile" in attesa di nuove coalizioni

Secondo numerosi analisti, esperti di Iran, questa sarà una prova di resistenza per il sistema iraniano. Khamenei, infatti, ha perso uno dei suoi uomini che portavano sulle proprie spalle poche responsabilità e lo consultavano su tutto. Ora l'ayatollah si trova in difficoltà. Come ovviare a questo impasse? Con la nomina di un tecnocrate o addirittura cedendo nei confronti del popolo iraniano, avallando la candidatura e l'elezione di un leader popolare. Ma "popolare" in Iran è una parola grossa così come "moderato". Risulta abbastanza chiaro che, dopo la morte di Raisi, la difficile condizione economica del Paese, lo scontro con Israele ma soprattutto l'ondata di proteste che non si spengono dalla morte di Mahsa Amini costituiscono un mix esplosivo: a suo modo, dunque, anche la Repubblica Islamica non potrà tirare troppo la corda nel confronti del popolo iraniano.

Avallare una candidatura radicale in questo momento sarebbe una mossa altamente inappropriata, un vero autogol. Anche per questo sembra poco probabile la nomina del "giovane" Khamanei. Si tratta di un individuo che è arrivato al potere soltanto grazie alla parentela, è il volto della corruzione dilagante del Paese e non ha alcun tipo di seguito. Se papà Guida Suprema dovesse nominarlo è chiaro che l'opposizione scenderebbe in piazza mettendo il Paese a ferro e fuoco. 54 anni, è secondo figlio di Khamenei. Curriculum di tutto rispetto, poiché possiede formazione da teologo ma è stato in passato comandante delle forze Basji.

Il suo nome è stato fatto più volte in questi anni, come in queste ore, come successore del padre. Ma come sottolineano gli esperti, potrebbe essere ancora troppo presto per fare dei nomi e delle previsioni. Di certo un precedente importante conterà: il macellaio Raisi non godeva del sostegno popolare ma del sistema. Questo potrebbe portare a delle novità nelle scelte di voto così come nell'affluenza alle urne.

Saranno le coalizioni, tuttavia, a permettere ulteriori previsioni: nelle prossime settimane, infatti, bisognerà prestare attenzione agli abboccamenti e agli avvicinamenti fra leader carismatici e il cerchio magico di Khamenei.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica