L'ultima volta di Joe e l'addio agli Usa: "La nostra storia è nelle vostre mani"

Biden saluta l'America dopo 4 anni. "Ho corso per la presidenza perché credevo che fosse in gioco l'anima del Paese. È ancora così"

L'ultima volta di Joe e l'addio agli Usa: "La nostra storia è nelle vostre mani"
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«Servire questo paese per oltre 50 anni è stato il maggiore privilegio della mia vita». Nel suo addio all'America, Joe Biden ricorda i successi della sua amministrazione, e lancia un'implicita frecciata al successore Donald Trump: «Ho corso per la presidenza perché credevo che fosse in gioco l'anima dell'America. Era in gioco la vera natura di quello che siamo. Ed è ancora così». Il presidente uscente affida il suo commiato da un carriera politica lunga mezzo secolo alle pagine di una lettera agli americani, e poi al discorso ufficiale pronunciato in prima serata dallo Studio Ovale della Casa Bianca.

«La storia è nelle vostre mani. Il potere è nelle vostre mani. L'idea degli Stati Uniti è nelle vostre mani. Dobbiamo solo mantenere la fede e ricordare chi siamo», prosegue il comandante in capo, ripetendo che il Paese è più forte di quattro anni fa, quando «si trovava in un inverno di pericoli» dopo il caotico primo mandato di Trump (che non chiama per nome), la pandemia di Covid e «il peggior attacco alla nostra democrazia dalla guerra civile». Oggi «abbiamo l'economia più forte al mondo e abbiamo creato 16,6 milioni di posti di lavoro», mette in evidenza Biden, anche se la rabbia dei cittadini per il costo della vita alle stelle ha pesato molto sulla sconfitta elettorale dei democratici. Il suo discorso alla Nazione arriva solo due giorni dopo l'intervento sulla politica estera pronunciato lunedì al dipartimento di Stato, in cui ha affermato di aver lasciato l'America più forte sulla scena mondiale. «Stiamo vincendo la sfida globale. Ora siamo più forti economicamente, militarmente e dal punto di vista diplomatico. La Cina non ci ha sorpassato, nonostante le previsioni, e non sorpasserà mai l'economia degli Stati Uniti», ha aggiunto, prima di difendere il ritiro sull'Afghanistan (duramente criticato per le sue modalità dai repubblicani e non solo), dicendo che «la guerra doveva finire».

Il successo maggiore, comunque, è con tutta probabilità l'agognato accordo tra Israele e Hamas per il cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi, raggiunto in extremis dopo una instancabile attività diplomatica dell'attuale amministrazione durata 15 mesi. Anche se Trump lo ha bruciato sul tempo annunciando l'intesa su Truth prima dell'attuale inquilino della Casa Bianca. L'82enne presidente uscente, tuttavia, ha trascorso gran parte dei suoi ultimi giorni al potere cercando di ripulire un'eredità inequivocabilmente danneggiata dalla sua decisione di candidarsi per un secondo mandato nonostante l'età. Biden è stato costretto a ritirarsi dalla corsa a fine luglio spinto dalla pressione ormai insostenibile del partito dopo il disastroso dibattito televisivo contro il tycoon del mese precedente, sostituito dalla vice presidente Kamala Harris, che il 5 novembre ha subito una pesante sconfitta contro Trump.

In un'intervista al Washington Post pubblicata nei giorni scorsi, alla domanda se pensava che avrebbe potuto vincere le elezioni a novembre, nel caso fosse rimasto in gara, lui si è detto convinto che avrebbe prevalso.

La questione delle capacità fisiche e mentali di Biden è stata al centro dell'attenzione per mesi, e nella mente di molti rimane il quesito irrisolto di quale sarebbe stato l'esito del voto se il comandante in capo avesse deciso subito di non correre per un secondo mandato, o almeno non avesse atteso tanto a lungo per fare un passo indietro.

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