Elon Musk ha fretta di arrivare su Marte. Per realizzare il suo sogno l’imprenditore sudafricano dovrà però vedersela prima con i congressisti americani, senza distinzioni di partito, che non intendono dare il via libera al suo piano che prevede di “saltare” la Luna per puntare direttamente sul pianeta rosso. Tra i più agguerriti oppositori al Congresso dell’uomo diventato il braccio destro del presidente eletto Donald Trump c’è il deputato Brian Babin che guida la commissione sullo spazio alla Camera. “Aggirare la Luna sarebbe un errore”, afferma il parlamentare texano. E adesso a Capitol Hill ci si prepara allo scontro.
I legislatori, che decidono sugli stanziamenti da destinare alla Nasa, vogliono che gli Stati Uniti diano la priorità al ritorno sulla superficie lunare. La data dello sbarco sul nostro satellite è prevista nel 2027. Solo dopo aver ottenuto tale traguardo sarà possibile concentrarsi su Marte. Non la pensa così Musk, il quale definisce l'impresa sulla Luna una “distrazione”. Per ora Trump si guarda bene dall’entrare nel dibattito. Dall’Ucraina al Medio Oriente troppi sono infatti i dossier che il tycoon deve maneggiare. Se si aggiungono le sue esternazioni su Panama, Groenlandia e Canada appare chiaro come il 47esimo presidente, almeno in questa fase, abbia un’agenda più incentrata sulla Terra che sullo spazio.
Musk ha spesso spiegato che il suo sogno sia quello di “salvare” la specie umana e preservarla al di là del nostro pianeta. Colonizzare Marte per il fondatore di Space X rappresenta “un’assicurazione sulla vita per la vita” e, come per altre sue iniziative, quella marziana non ammette compromessi. Lo scontro sull’innalzamento al tetto del debito andato in scena poche settimane fa a Capitol Hill e le polemiche sui visti – su cui l’imprenditore ha fatto sentire la sua voce - hanno però ricordato al capo del dipartimento per l’efficienza governativa che il mondo della politica segue delle regole ben diverse da quelle degli affari. E la vicinanza a Trump potrebbe non rendergli le cose più semplici.
La strategia Mars First, riporta Politico che si è occupato della questione, troverà poco sostegno al Campidoglio. I congressisti vogliono salvaguardare i posti di lavoro legati all’esplorazione della Luna e vincere la competizione con la Cina. Dunque, dal momento che sono i legislatori a controllare i cordoni della borsa, spiega l’esperto Casey Dreier, “ci sarà molta resistenza” ai piani marziani di Musk. Il senatore democratico Mark Kelly ha dichiarato che “abbiamo investito tempo, sforzi e soldi in Artemis”. Il riferimento è al nome del progetto della Nasa che prevede il ritorno dell’uomo sulla Luna con la possibilità di stabilire una stazione spaziale sul satellite. Alle critiche dei legislatori si associa Bill Nelson, amministratore uscente dell’Agenzia spaziale Usa che dice: “prima di correre devi imparare a camminare”.
Spostare l’obiettivo su Marte, oltre all’impatto sui posti di lavoro, comporterebbe comunque affrontare una serie di sfide tecniche connesse ad un viaggio spaziale della durata di circa tre anni. Con tutti i rischi che potrebbero conseguirne per la sicurezza dell’equipaggio. Oltretutto, anche la missione lunare sta affrontato difficoltà significative.
Numerosi sono, infatti, i ritardi accumulati da Artemis, annunciata ufficialmente nel 2017, al tempo del primo mandato di Trump. Considerate le pericolose tensioni al Congresso, tutti a questo punto si aspettano che sia proprio il “marziano” della politica americana a decidere delle sorti dell’esplorazione del cosmo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.