La nuova sfida di Putin all'Occidente: "Nel 2025 missili ipersonici in Bielorussia"

L'annuncio di Putin arriva nel giorno in cui Russia e Bielorussia hanno anche firmato un accordo che prevede reciproche garanzie di sicurezza

La nuova sfida di Putin all'Occidente: "Nel 2025 missili ipersonici in Bielorussia"
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Il presidente russo Vladimir Putin alza la posta dello scontro con la coalizione occidentale che sostiene la resistenza di Kiev all’aggressione della Federazione dichiarando di ritenere “possibile lo schieramento di armi formidabili come gli Oreshnik sul territorio della Bielorussia”. La nuova provocazione del capo del Cremlino arriva al termine dell’incontro a Minsk con l’alleato bielorusso Alexander Lukashenko con il quale lo zar ha siglato un accordo che prevede reciproche garanzie di sicurezza.

Putin ha precisato che il dispiegamento dei missili ipersonici di ultima generazione in grado di trasportare testate nucleari potrebbe concretizzarsi già nella seconda metà del 2025, in parallelo all’incremento della produzione di tali sistemi in Russia e alla loro entrata in servizio nelle forze strategiche della nazione. Quanto all'intesa firmata oggi dai due leader, essa prevede l’”uso di tutte le forze disponibili”, comprese “le armi nucleari tattiche russe” collocate sul territorio bielorusso, in caso di pericolo per “la sovranità, l’indipendenza e l’ordine costituzionale” dei due Paesi oltre a minacce all’”integrità e inviolabilità” dei loro territori.

Il mese scorso la Russia ha adoperato l’Oreshnik per colpire la città ucraina di Dnipro presentandolo come il primo test in combattimento dei micidiali missili che, secondo le autorità russe, sono impossibili da intercettare, possono raggiungere tutta l’Europa e hanno una portata distruttiva simile a quella di un attacco atomico anche quando armati con testate di tipo convenzionale. A renderli particolarmente distruttivi è inoltre la loro capacità di trasportare cariche esplosive multiple che possono poi dividersi in cariche più piccole.

Putin ha accusato l’Occidente, e in particolare Washington e Londra, per aver concesso a Kiev l’autorizzazione all’impiego di missili contro il territorio russo. Le forze ucraine hanno infatti lanciato i missili americani Atacms e gli Storm Shadow, questi ultimi forniti dal Regno Unito, contro obiettivi sul territorio della Federazione. Una decisione che l’amministrazione uscente Usa ha motivato con la necessità di rispondere alla presenza di militari nordcoreani al confine con l’Ucraina.

L’annuncio sul prossimo dispiegamento degli Oreshnik in Bielorussia è l'ennesima escalation nella crisi legata alla guerra nell’Europa orientale. A novembre la Russia ha aggiornato la sua dottrina nucleare e ha minacciato di usare i missili ipersonici contro i “centri decisionali ucraini”. Nel mirino della Federazione, ha fatto sapere Mosca, ci sarebbero anche le strutture militari dei Paesi che permettono all’esercito di Volodymyr Zelensky di usare loro armi contro target in Russia.

Washington sarebbe stata informata pochi minuti prima dell’attacco a Dnipro anche se, secondo i media Usa, gli Stati Uniti avevano in precedenza allertato Kiev e i loro alleati sull'imminente lancio da parte della Federazione del missile balistico sperimentale a medio raggio. Il presidente ucraino ha dichiarato che il "test" di Dnipro è “un’altra prova che la Russia non è interessata alla pace”.

Intanto il Moscow Times riporta che proprio il lancio a novembre dell’Oreshnik sarebbe stato un’operazione di propaganda orchestrata dal Cremlino finalizzata a “dare una lezione” ad americani e britannici e ad “impaurire e

sottomettere” la Germania e altri Paesi europei. Il tutto “esagerando” le effettive capacità militari della Russia. Una versione presentata da quattro funzionari russi anonimi che rimane comunque da verificare.

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