Le forze ucraine provano ad uscire dall’angolo dopo il fallimento della controffensiva e la riduzione degli aiuti da parte della coalizione occidentale. Il 2024 potrebbe essere l’anno in cui Kiev dovrà fare i conti con il ritorno a Washington di un imprevedibile interlocutore. Nel frattempo lo stallo alla Camera Usa e il recente veto in Europa del primo ministro ungherese Viktor Orban sugli aiuti al Paese aggredito hanno mandato un chiaro segnale. Anche per questo, secondo nuove indiscrezioni di stampa, il presidente Volodymyr Zelensky e i suoi uomini starebbero approntando una strategia “autarchica” incentrata sull’intensificazione degli attacchi in Russia.
Esplosioni misteriose nelle basi militari, deragliamenti di treni, omicidi di personaggi in vista. Queste sono solo alcune delle operazioni sin qui spesso non confermate dalle autorità ucraine che nei prossimi mesi potrebbero diventare la norma ed essere esibite con orgoglio dal governo di Kiev. “Penso che vedremo più azioni di questo tipo” conferma un funzionario occidentale ai giornalisti di Nbc News.
Zelensky, i servizi di sicurezza ucraini (Sbu) e l’intelligence militare (Gur) vorrebbero dunque puntare su operazioni spregiudicate in territorio nemico al fine di infliggere danni pratici e psicologici all’invasore. È stato così con gli attacchi al ponte di Kerch in Crimea e contro un treno nella regione della Russia centrale del Ryazan. Alla lista si possono aggiungere poi gli omicidi di Daria Dugina, figlia del nazionalista Alexander Dugin, di Ilya Kiva, politico ucraino filorusso, il lancio di droni intercettati sul Cremlino e, con tutta probabilità, l’esplosione del gasdotto Nord Stream nel Mar Baltico. Se per Mosca la logistica militare ha subito dei contraccolpi non è possibile trascurare i pesanti effetti sul morale determinati da azioni eseguite nel cuore del Paese.
È proprio sull’aspetto psicologico degli atti di sabotaggio che l'Ucraina vorrebbe fare leva mirando a destabilizzare non tanto la popolazione russa quanto la sua élite. Kiev deve “pensare a come spezzare la volontà della leadership di Mosca di proseguire nel conflitto. E ciò vuol dire una lotta asimmetrica che porti la guerra in Russia per rendere dolorosa la vita quotidiana degli elementi della dirigenza che non avvertono questo conflitto” sostiene Dmitri Alperovitch del think tank Silverado Policy Accelerator.
La nuova strategia si renderebbe comunque necessaria a causa delle difficoltà oggettive registrate dall’esercito ucraino nel reperire armi e uomini sufficienti a fronteggiare le forze di Vladmir Putin. Una situazione denunciata in parte qualche settimana fa anche dallo stesso comandante dell’esercito Valery Zaluzhny in un intervento sull’Economist e che avrebbe portato ad un ridimensionamento delle iniziative sul campo. Le operazioni belliche si sono infatti trasformate in uno scontro di trincea con un elevatissimo livello di perdite per entrambi gli schieramenti che però pesano maggiormente sull’Ucraina e sulle sue più limitate risorse.
Il piano di sabotaggi “a basso costo” di Zelensky presenta però dei rischi. Il forte sostegno garantito dagli Stati Unti all’Ucraina ha permesso in passato di porre un freno alla “guerra a bassa intensità” voluta da Kiev.
Adesso la riduzione degli aiuti da parte della coalizione occidentale farebbe venire meno l’influenza di Washington sulle decisioni dell’alleato. Di conseguenza gli agenti dell’Sbu e del Gur potrebbero realizzare colpi sempre più audaci a cui Putin potrebbe rispondere con un’escalation del conflitto dagli effetti imprevedibili.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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