"Può abbattere l'economia": cosa c'è dietro la tattica attendista di Putin sulla pace

Il Wall Street Journal riporta il parere degli analisti sulle conseguenze per l'economia della Russia derivanti dalla cessazione delle ostilità con l'Ucraina

"Può abbattere l'economia": cosa c'è dietro la tattica attendista di Putin sulla pace
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E se la Russia non potesse permettersi la pace? A chiederselo è il Wall Street Journal nelle stesse ore in cui il presidente Usa Donald Trump si dice adirato dalle iniziative russe sul campo di battaglia che saboterebbero di fatto gli sforzi della Casa Bianca di arrivare a tutti i costi ad un accordo per la fine della guerra. Stando infatti ai pareri degli esperti raccolti dal quotidiano americano conservatore, per il Cremlino la cessazione delle ostilità rappresenterebbe un rischio economico impossibile da ignorare.

L’argomentazione espressa dagli addetti ai lavori si basa sulla considerazione che dal 2022, per sostenere il conflitto e compensare gli effetti delle sanzioni occidentali, la Federazione ha investito nel settore militare soldi pubblici in maniera massiccia. E l’intero sistema dell'economia russa si è adeguato di conseguenza. Ad esempio, scrive il Wall Street Journal, persino le aziende, dai marchi di abbigliamento alle panetterie si sono riorganizzate per produrre passamontagna e droni.

L’economia russa è ormai così dipendente dalla guerra che tornare indietro sarebbe un’impresa al limite dell’irrealizzabile. L’anno scorso almeno il 40% della crescita economica della Russia è stata guidata direttamente dalla produzione legata al conflitto e secondo Heli Simola, esperta del Bank of Finland Institute for Emerging Economies, una riduzione delle spese militari lascerebbe con tutta probabilità “una voragine ” nelle finanze del Cremlino.

Bisogna poi considerare le conseguenze che la fine della guerra avrebbe sui consumi interni, i quali sono sin qui stati trainati da stipendi più elevati e da pagamenti alle famiglie dei soldati che vivono nelle aree più povere della Russia. “Quale sarà la nuova fonte di crescita economica”, si domanda Maria Shagina dell’International Institute for Stategic Studies, menzionando tra i vari fattori “depressivi” per un’economia civile, la fuga di cervelli e il declino tecnologico registrati negli ultimi anni nella Federazione.

Non è chiaro quanto sia vicino un accordo di pace ma per l’esperto di Russia Janis Kluge se Vladimir Putinvuole evitare un crollo economico dovrà continuare a spendere ai livelli attuali molto dopo la fine della guerra”. Tra gli analisti c’è comunque chi sostiene che nel post-guerra il Cremlino potrebbe andare incontro ad un “atterraggio morbido” semplicemente investendo nella difesa per ripristinare gli armamenti andati distrutti nel corso dello scontro con Kiev. A ciò potrebbero contribuire anche l’allentamento delle sanzioni e il miglioramento delle relazioni commerciali con gli altri Paesi.

Dopo l’accordo con l’Ucraina non sarà però facile mantenere l’attuale elevato livello di spesa bellica (nell'anno corrente gli stanziamenti a favore di tale settore sono pari a oltre il 6% del Pil). E se le autorità di Mosca prevedono un ritorno degli investitori americani nel Paese la realtà si prospetta ben diversa. Infatti, i finanziatori Usa potrebbero non essere del tutto a favore di un rientro in Russia a causa di rischi geopolitici e reputazionali, a cui si aggiungono problemi di burocrazia e di diritti di proprietà non tutelati in maniera adeguata.

Insomma, l'analisi del Wall Street Journal presenta elementi che potrebbero aiutare a decifrare la strategia allo studio dello zar e, più in generale, fa tornare in mente le parole dell’economista russo Vladislav Inozemtsev, il quale qualche mese fa, esponendo la teoria della

deathonomics ("l'economia della morte”), ha spiegato come oggi, nella Federazione, “dal punto di vista economico andare in guerra ed essere uccisi un anno dopo sia più conveniente del poter avere un futuro”.

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