"Prima le persone, poi i pesci". Ecco chi è il nuovo nemico di Trump

Secondo il presidente Usa i disastrosi incendi nell'area di Los Angeles sono dovuti alle politiche dei democratici dello Stato volte a salvaguardare un pesce in via di estinzione

"Prima le persone, poi i pesci". Ecco chi è il nuovo nemico di Trump
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Donald Trump ha un nuovo nemico. All’elenco dei suoi avversari, oltre a democratici, immigrati irregolari, elementi del Deep State e soldati cinesi che, a suo dire, controllerebbero il Canale di Panama, si aggiunge infatti adesso anche l’osméro californiano, un pesce in via di estinzione che si trova nel delta del fiume Sacramento-San Joaquin, una vasta zona umida della California settentrionale. Per Trump sarebbe proprio lui il corresponsabile, assieme alle autorità del partito dell'asinello che amministrano lo Stato, dei disastrosi incendi che dal 7 gennaio stanno devastando la parte meridionale del Golden State.

Il tycoon accusa Gavin Newsom, il governatore democratico della California, di privare la regione di Los Angeles dell’acqua necessaria a spegnere gli incendi, peraltro non ancora del tutto domati, per proteggere, come ha scritto alcuni giorni fa in un post sul social Truth, “un pesce sostanzialmente inutile”. Stupisce sino ad un certo punto quindi che tra le decine di ordini esecutivi firmati dal presidente americano subito dopo il suo insediamento ne compaia uno intitolato “Prima le persone, poi i pesci”. Un provvedimento con il quale il numero uno della Casa Bianca ha ordinato ai membri del gabinetto di trovare entro 90 giorni soluzioni per deviare più acqua dal nord al sud del Golden State.

Gli esperti però concordano sul fatto che l'ampiezza e la gravità degli incendi non siano collegati a problemi di natura idrica. Il professore universitario Jay Lund ha affermato al New York Times che “c’era abbastanza acqua nelle riserve della California meridionale” per spegnere i roghi e ha menzionato i forti venti che hanno costretto a terra gli aerei e gli elicotteri che vengono impiegati di solito nella lotta contro le fiamme. Altri addetti ai lavori hanno puntato il dito contro un sistema idrico comunale progettato molti anni fa, ben prima dunque che la minaccia degli incendi raggiungesse i livelli attuali. I vigili del fuoco hanno spiegato inoltre che gli idranti sono rimasti a secco in alcune parti di Pacific Palisades a causa dell’incapacità dei serbatoi di stoccaggio di tenere il passo con la richiesta impressionante di pompaggio dovuta all’emergenza. È stato poi fatto notare che il serbatoio di Santa Ynez era vuoto al momento del disastro per dei lavori di manutenzione e non per una carenza di acqua.

Il Wall Street Journal rileva come le posizioni espresse da Trump confondano la questione delle criticità della rete idrica nella California meridionale con le tensioni tra le autorità statali e federali e gli agricoltori della Central Valley, i quali sono interessati da una riduzione del pompaggio in occasione delle migrazioni del pesce in via di estinzione. “I tagli idrici”, sottolinea il quotidiano finanziario, “non influiscono sui servizi antincendio o altri servizi essenziali. Né l’approvvigionamento idrico è un problema in questo momento” nelle parti dello Stato devastate dagli incendi.

Trump non vuole sentire ragioni e continua ad ordinare alle autorità locali di aprire il "rubinetto gigante". "Non credo che dovremmo dare niente alla California fino a quando non permetteranno che l'acqua scorra verso il sud", ha detto il presidente in un’intervista a Fox News, la prima dal suo ritorno alla Casa Bianca, prendendosela anche con la Fema, l'agenzia federale che interviene in caso di disastri naturali. Questo organismo, ha precisato, "sarà presto oggetto di una grande discussione perché preferirei che gli Stati si occupassero dei propri problemi".

Intanto, proprio oggi il tycoon, dopo una tappa nella Carolina del Nord colpita alcuni mesi fa da un uragano, visiterà l’area di Los Angeles per constatare di persona i danni causati dagli incendi.

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