Il piano di Trump per l'Ucraina: "Conflitto congelato e forze di peacekeeping europee"

Varie fazioni nel team di Trump sono già al lavoro per influenzare la politica estera del tycoon che potrebbe rivelare presto un piano per porre fine al conflitto in Ucraina

Il piano di Trump per l'Ucraina: "Conflitto congelato e forze di peacekeeping europee"
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Per Donald Trump, rieletto a furor di popolo per un secondo mandato, si avvicina il momento della verità. Dopo aver promesso durante la campagna elettorale di porre fine al conflitto in Ucraina in un giorno adesso tutti, da Mosca a Kiev passando per Bruxelles e Washington, attendono di capire come lo farà per davvero. Il repubblicano infatti sino ad ora non ha comunicato i dettagli dei suoi piani affermando che se li avesse rivelati in anticipo non avrebbe poi potuto usarli. Una strategia da giocatore di poker che, contando sull’effetto sorpresa, punta a spiazzare l’avversario ma che il plebiscito del 5 novembre chiama alla prova dei fatti.

Secondo il Wall Street Journal nessuno all’interno del cerchio magico di Trump è a conoscenza delle sue reali intenzioni e di come intenda portare al tavolo delle trattative il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky. Chiunque sostenga di sapere come il 47esimo presidente degli Stati Uniti si muoverà in Ucraina, spiega una fonte al quotidiano finanziario, “non sa di cosa parla o non capisce che è lui a prendere le decisioni sulle questioni di sicurezza nazionale”.

In questo clima di attesa sospesa e dato per scontato che l’approccio del sostegno illimitato a Kiev voluto da Joe Biden sia ormai al capolinea, sono almeno un paio le fazioni che lottano per influenzare le scelte in politica estera del tycoon. Alla prima apparterrebbe l’ex segretario di Stato Mike Pompeo, probabile prossimo segretario alla Difesa, il quale punterebbe ad un accordo con i russi che non venga visto dal Cremlino come una vittoria. Rappresentante della seconda fazione, invece, sarebbe Richard Grenell, in lizza per un posto al dipartimento di Stato, che, come Trump, vorrebbe concludere in fretta il conflitto nell’Europa dell’Est anche a costo di costringere l’Ucraina a dolorose concessioni territoriali.

In generale e al netto delle sfumature, le proposte al vaglio del miliardario comporterebbero il congelamento della guerra con Mosca, che quindi manterrebbe il controllo del 20% circa del territorio ucraino, e la sospensione del processo di adesione di Kiev alla Nato. Nel team dell’ufficio di transizione del presidente neoeletto starebbe circolando anche l’ipotesi di una rinuncia da parte dell’Ucraina all’adesione all’organizzazione atlantica per almeno 20 anni in cambio di una prosecuzione degli aiuti militari da parte di Washington finalizzati a scoraggiare futuri attacchi russi.

In base a questo piano, rivelato solo nelle ultime ore, si arriverebbe alla creazione di una zona demilitarizzata di oltre 1.200 chilometri. Non sarebbe stato ancora stabilito chi vigilerebbe su tale linea del fronte ma quel che è certo è che gli Stati Uniti non intendono far parte di questa forza di peacekeeping. Dalla squadra di Trump fanno infatti sapere che “non manderemo uomini e donne americani a tutelare la pace in Ucraina, e certo non pagheremo il conto. Lasciamo che a farlo siano polacchi, tedeschi, britannici e francesi".

Non è chiaro come i piani del tycoon verranno accolti non solo dall’Ucraina e dalla Russia ma anche dai partner della Nato. Al momento quello che si sa è che Trump e Zelensky si sarebbero sentiti al telefono manifestando la volontà di mantenere un "dialogo serrato" mentre un contatto diretto tra The Donald e il Cremlino non ci sarebbe ancora stato.

Putin si sarebbe congratulato con il repubblicano dopo la rielezione "in via indiretta" ma sia lo stesso miliardario che il portavoce del presidente russo hanno dichiarato nelle scorse ore che un contatto tra i due leader potrebbe avvenire presto.

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