È di nuovo bufera politica in Israele. Il governo guidato da Benjamin Netanyahu è caduto nell'occhio del ciclone questa volta per delle dichiarazioni da parte di Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze ma soprattutto uno dei leader, assieme a Itamar Ben Gvir, della lista del Sionismo Religioso.
In una conversazione intercettata alcuni mesi fa e pubblicata dall'emittente Kan, Smotrich ha dichiarato di potersi anche sentire omofobo e razzista. Parole e frasi che hanno subito infiammato i media e l'opinione pubblica dello Stato ebraico.
Le parole di Smotrich
Il leader di Sionismo Religioso, nella conversazione incriminata, stava parlando con un non meglio precisato uomo di affari. I toni della discussione appaiono accesi, ma senza arrivare poi a un vero e proprio litigio.
I due interlocutori avevano evidentemente due punti di vista molto diversi, sia a livello politico che sociale. A un certo punto Smotrich, in quel momento in odor di ministero ma non ancora in carica, sembra quasi sbottare. "Posso essere omofobo e fascista, ai miei elettori non importa - si legge nelle dichiarazioni - A un sefardita, a una persona tradizionale, lei pensa che gliene importi dei gay? Non gliene importa nulla"
“Posso essere una persona di estrema destra, omofobo, razzista e fascista – ha continuato l'esponente politico del governo Netanyahu – ma la mia parola non è mai in questione, la mia parola è sacra”.
Da qui poi, si è arrivati quasi a una sorta di compromesso con l'interlocutore. “Fissiamo allora i nostri limiti – ha dichiarato Smotrich – io non lapiderò omosessuali, e tu non mi farai ingoiare gamberetti”. Un riferimento quest'ultimo al divieto, osservato dagli ebrei ortodossi, di mangiare gamberetti.
Le reazioni alle parole del ministro delle finanze
All'interno del Sionismo Religioso, i due principali leader prima del voto di novembre avevano già fatto parlare a lungo per via delle proprie posizioni. Ben Gvir, in particolare, ha sempre destato scalpore tra gli osservatori interni e internazionali per le frasi sui palestinesi e per la sua appartenenza in passato a movimenti sciolti poi per istigazione all'odio.
Smotrich invece ha tenuto posizioni ritenute più radicali soprattutto sulle questioni di ordine sociale. C'è la sua firma ad esempio su una proposta di legge, al momento depositata all'interno dei cassetti del parlamento israeliano, con la quale rendere legittimo il rifiuto della prestazione di un servizio a un cliente per profonde convinzioni religiose. Come sottolineato da Aldo Baquis sull'Ansa, un albergatore potrebbe rifiutare di concedere una camera a una coppia omosessuale.
Per questo la diffusione delle sue parole ha innescato una vera e propria bufera politica. Il leader dell'opposizione, Yair Lapid, ha accusato Netanyahu di essere prigioniero degli estremisti. “La questione – ha dichiarato ai media locali – non è più destra o sinistra. Semmai: amore per il prossimo, oppure odio”.
Una dura reazione è arrivata anche dai rappresentanti della comunità Lgbt. Ran Shelhavi, direttore dell'associazione israeliana che rappresenta la comunità Lgbt, ha minacciato di far bloccare l'economia qualora in futuro i diritti vengano messi in discussione. “Potremmo anche paralizzare l'economia – ha dichiarato – Siamo già in contatto con le società più importanti del Paese”.
Parole di condanna per le frasi di Smotrich sono arrivate anche da diversi partiti e diverse associazioni della società civile. Dal canto loro le persone più vicine al ministro delle finanze minimizzano. “Quello degli Lgbt è un argomento che agita forse una piccola parte dei media, ma non l'israeliano della strada – ha affermato il deputato Simcha Rothman, esponente del partito di Smotrich – In ogni caso, noi non abbiamo alcuna intenzione anti-gay”.
Una grana per Netanyahu
Al di là del proseguo della vicenda è da rimarcare come, a 15 giorni dal suo insediamento, il nuovo governo Netanyahu sta già facendo i conti con gli spettri prospettati da diversi analisti durante la campagna elettorale. Ossia l'imprevedibilità e la posizione estrema di alcuni suoi alleati. Smotrich e Ben Gvir in primis.
Quest'ultimo il 3 gennaio, pochi giorni dopo essere stato nominato ministro per la pubblica sicurezza, ha compiuto una passeggiata nell'area della spianata delle moschee a Gerusalemme. Un gesto interpretato come provocazione e che i vari leader israeliani, anche di destra e del Likud di Netanyahu, evitano di compiere. Nel 2000, una passeggiata dell'ex premier Ariel Sharon all'interno della spianata ha innescato una spirale di violenza culminata poi nella seconda intifada.
In molti avevano avvertito Netanyahu prima del voto: la presenza di partiti estremisti nella coalizione potrebbe creare solo guai. Avvertimenti erano arrivati anche dagli Usa, con funzionari del Dipartimento di Stato che durante la campagna elettorale avevano paventato l'idea di non collaborare con membri del governo israeliano ricollegabili ai partiti più estremisti.
Le parole di Smotrich, nello
specifico, rischiano di creare profonde ferite in una società già molto divisa e molto eterogenea da un punto di vista ideologico. Circostanza in grado potenzialmente di aprire nuove crisi politiche all'interno della maggioranza.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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