"Preparo il Paese alle mie dimissioni". Lukashenko pronto a lasciare

Un refrain delle ultime settimane, quello delle dimissioni del leader bielorusso, che oggi assumono il valore della certezza. Ma intanto Minsk schiera i soldati al confine con l'Ucraina

"Preparo il Paese alle mie dimissioni". Lukashenko pronto a lasciare
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Colpo di scena in Bielorussia: il presiente Aleksandr Lukashenko, in una lunga intervista al canale televisivo russo Rossiya-1 che sta preparando i suoi concittadini alle sue dimissioni, un tema ridondante in queste settimane, ma che oggi assume un significato tutto nuovo.

Perché Lukashenko ha schierato le truppe a confine

Non a caso, poche ore prima dell'annuncio, la Commissione elettorale centrale aveva espresso la sua prontezza a organizzare elezioni presidenziali (dovute entro il prossimo luglio) in qualsiasi momento e poco dopo veniva annunciato un massiccio dispiegamento di forze militari al confine con l'Ucraina.

Quest'ultimo troverebbe ragione nel fatto che l'Ucraina ha dispiegato 120mila soldati lungo il confine con la Bielorussia: Minsk ha adottato azioni di risposta, dispiegando le sue forze lungo l'intero confine. L'agenzia di stampa bielorussa Belta cita il capo di Stato maggiore bielorusso, Pavel Muraveiko, dicendo che le unità dell'esercito dispiegate nell'area meridionale sono state significativamente rafforzate dopo l'attacco ucraino nella regione russa di Kursk. "Posso dire obiettivamente che attualmente la composizione delle forze e dei mezzi dispiegati al confine è maggiore rispetto al passato. Questo garantisce un'adeguata reazione a qualsiasi attacco e provocazione", ha affermato Muraveiko.

Le parole di Lukashenko per annunciare le dimissioni

Sorprendono ancora di più le parole che Lukashenko ha scelto per annunciare il passo di lato: "Non tutti la pensano così. Pensano che 30 anni di potere siano troppi. Sono solo pochi a essere stati presidenti per 30 anni. Non è questo il punto. Il punto è se è una cosa positiva o negativa. Va bene se una persona sola è al comando 25-30 anni? E poi la gente gli chiede di presentarsi per un altro mandato. E la risposta è che la situazione è tesa, lui non ci ha deluso, protegge il nostro Paese. Questa era la narrativa. I Bielorussi si sono abituati a questa storia ma non sarà sempre così", ha affermato Lukashenko.

E poi ancora, una sorta di ammissione del'ineluttabiità del cambio di guardia: "Bisogna realizzare che arriverà un'altra persona. E' inevitabile. Un'altra persona arriverà e la gente dovrà essere pronta. Sto preparando la gente a questo cambiamento. Non voglio che ci sia alcuna delusione o fallimento", ha aggiunto Lukashenko. "Non molto tempo fa abbiamo emendato la costituzione per introdurre cambiamenti. Ma non vogliamo cambiamenti come quelli che porta una rivoluzione. Io sono un sostenitore dell'evoluzione, non della rivoluzione. E negli ultimi anni abbiamo fatto molto per costruire quello che vedete ora", ha aggiunto.

Cosa sta accadendo in Bielorussia (e a Lukashenko)?

Qualcosa in Bielourussia sta accadendo. Difficile dire cosa. Se ci sia una "costrizione" a queste dimissioni, se si tratti di "pentimento sul letto di morte" o chissà cos'altro. Le parole scelte da Lukashenko non sembrano casuali: il riferimento alla longevità estrema di un governo, la precisazione sulla preferenza dell'evoluzione alla rivoluzione.

SIngolare anche la scelta della grazia a 30 persone condannate per reati di protesta. Ne ha dato notizia l'agenzia bielorussa BelTa che cita l'ufficio stampa di Lukashenko. Tra le persone graziate ci sono 14 donne e 16 uomini. Alcuni di loro soffrono di gravi malattie. Alcune sono persone in età da pensione.

"Tutti hanno ammesso la loro colpa, si sono sinceramente pentiti delle loro azioni e si sono impegnati a vivere la loro vita in linea" con la legge", riferisce l'agenzia, sottolineando che il ministero degli Affari Interni controllerà l'adempimento di tali impegni su istruzioni del Capo dello Stato. Un "regalo" prima della "partenza"?

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