Putin contro la russofobia: "Trattati come subumani"

Il presidente russo si è scagliato contro quello che ritiene un razzismo diffuso nei confronti dei russi presente in diversi Stati europei, oltre a condannare le nazioni baltiche per violazioni dei dirtti umani

Putin contro la russofobia: "Trattati come subumani"
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Il presidente Vladimir Putin è tornato a puntare il dito contro l’Occidente, accusato di covare sentimenti razzisti nei confronti della Federazione. Sabato 27 gennaio, in occasione dell’inaugurazione di un monumento commemorativo della Seconda guerra mondiale nella regione di Leningrado, il leader di Mosca si è scagliato contro la russofobia dell’Europa e quelle che ha definito violazioni dei diritti umani compiute dai Paesi baltici.

In alcuni Paesi europeo la russofobia è promossa come politica di Stato”, ha dichiarato Putin, per poi tornare a paragonare l’Ucraina al Terzo Reich, affermando che “il regime di Kiev esalta i complici di Hitler, gli uomini delle SS”. Un elemento della retorica dello zar, questo, utilizzato come pretesto per giustificare l’invasione della nazione esteuropea e assicurarsi il supporto del popolo. Nel suo discorso, il presidente russo ha rivolto parole di fuoco anche contro Estonia, Lettonia e Lituania, governate da Mosca ai tempi della Guerra fredda e ora tra i membri di Nato e Unione europea più critici nei confronti della Federazione. “Negli Stati baltici, decine di migliaia di persone sono dichiarate subumane, private dei loro diritti più elementari e sottoposti a persecuzioni”, ha sostenuto Putin. “Mosca ha ripetutamente accusato questi Paesi di xenofobia e di trattare le minoranze russe come cittadini di seconda classe”.

Il riferimento è alla decisione delle tre nazioni di costruire barriere ai propri confini per limitare l’immigrazione clandestina, utilizzata da Russia e Bielorussia come arma di guerra ibrida, e alla deportazione ordinata dal governo di Riga di 1.200 cittadini della Federazione e di Minsk che non hanno presentato un certificato di conoscenza della lingua lettone. Una mossa, questa, che Vladimir Putin ha definito come “una minaccia per la sicurezza nazionale della Russia”, dando ordine al suo governo di elaborare proposte per “proteggere i diritti dei connazionali all'estero e di adottare misure in caso di deportazione illegale entro il 1° luglio”. Secondo l’Institute for the study of war, la direttiva dello zar sarebbe una prova delle “intenzioni aggressive nei confronti dei Baltici”, dove nel corso degli anni il Cremlino ha costruito una “base informativa per una futura escalation”, parte probabilmente dei “più ampi tentativi di destabilizzare la Nato”.

Le minoranze russe presenti in Estonia, Lettonia e Lituania, dunque, potrebbero essere vere e proprie armi che la Federazione potrebbe utilizzare in caso di un conflitto con l’Occidente che, secondo alti ufficiali dell’Alleanza atlantica, potrebbe scoppiare nel giro dei prossimi dieci anni.

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