Scontro Trump-Zelensky, in 20 minuti è fallito il vertice a Washington

Secondo la Cnn a pesare sulla discussione di oggi sarebbero stati dei commenti di Zelensky non graditi dal tycoon. L'astio del presidente Usa nei confronti dei suoi predecessori democratici

Scontro Trump-Zelensky, in 20 minuti è fallito il vertice a Washington
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Non ci girano intorno media e commentatori Usa concordi nel descrivere lo scontro nello Studio Ovale tra Trump e Zelensky come un momento senza precedenti, non in senso positivo, nella storia presidenziale americana. L’esperto Julian Zelizer dell’università di Princeton ricorda che alla Casa Bianca “conversazioni tese, tra alleati e non, ce ne sono state in passato ma a porte chiuse”. “I presidenti Usa”, prosegue Zelizer, “sanno essere abbastanza diplomatici di fronte alle telecamere” ma l’incontro di oggi è stato un “crollo totale che manda un chiaro messaggio alla Russia sulla posizione degli Stati Uniti”. Zelensky, che ha lasciato il 1600 di Pennsylvania Avenue poco dopo l'accesa discussione, ha postato un messaggio nel quale ha ringraziato gli americani, il presidente degli Stati Uniti e il Congresso per il sostegno fornito al suo Paese. Intanto, le principali cancellerie occidentali, sotto choc, hanno manifestato il loro supporto nei confronti del leader ucraino.

Col senno di poi, considerate le caratteristiche personali del tycoon, le premesse per il disastroso botta e risposta trasmesso in diretta televisiva c’erano tutte. Un paio di settimane fa, in parallelo allo scongelamento delle relazioni con i russi, il 47esimo presidente aveva pubblicato un messaggio sul social Truth definendo il suo omologo ucraino “un dittatore senza elezioni”. Una delle linee d’attacco preferite dal Cremlino che non tiene conto del fatto che la legge marziale in vigore a Kiev dal 2022 vieta lo svolgimento delle votazioni.

Mercoledì scorso Trump aveva rincarato la dose invitando Zelensky a “muoversi” a trattare. Questa settimana però le visite a Washington del presidente francese Emmanuel Macron e del premier britannico Keir Starmer sembravano aver fatto calare la tensione al punto che Trump aveva negato in conferenza stampa le sue precedenti sortite sul leader ucraino. La tregua è durata poco ma per comprendere come il delicato vertice sia collassato in una ventina di minuti bisogna ricordare che tra The Donald e Zelensky ci sono dei pregressi che, evidentemente, continuano a pesare. Al tempo del suo primo mandato, il tycoon fece infatti pressioni sul presidente ucraino per aprire un’indagine sugli affari dei Biden a Kiev. La vicenda, divenuta di dominio pubblico, portò alla prima richiesta d’impeachment contro Trump.

Con il ritorno alla Casa Bianca del repubblicano, il suo scetticismo nei confronti del leader dell'Ucraina era andato crescendo manifestandosi in attacchi verbali sempre più frequenti. La situazione sarebbe peggiorata dopo i commenti di Zelensky sull’esclusione di Kiev dai colloqui tra Washington e Mosca in Arabia Saudita. Come riferisce la Cnn, il team del miliardario ha monitorato con attenzione tutte le dichiarazioni rilasciate di recente dal presidente dell'Ucraina. Tra queste, ce ne sarebbe una in particolare - “Trump vive in una bolla di disinformazione” - che avrebbe indispettito il commander in chief provocando un’escalation di insulti.

Un funzionario dell’amministrazione repubblicana ha ammesso il clima di “frustrazione” che si respira a Washington per un “brutale conflitto” che deve terminare e per “le dichiarazioni pubbliche di Zelensky” che ostacolano gli sforzi del leader statunitense. In un'intervista al Daily Mail, il vice presidente J.D. Vance - intervenuto anche lui nella discussione di oggi - aveva lanciato un chiaro avvertimento affermando che "l'idea che Zelensky possa far cambiare pensiero" a Trump "parlando male di lui sui media (...) è un modo atroce di trattare con questa amministrazione".

Diversi analisti fanno notare però come Zelensky, in realtà, nelle ultime settimane abbia in gran parte evitato di rispondere alle provocazioni del capo della Casa Bianca e, forse nel tentativo di allentare la tensione e rabbonire Trump, ha anche acconsentito a siglare l’intesa sulle terre rare, annullata a causa dello scontro. Un altro fattore alla base del meltdown presidenziale potrebbe essere stato l'astio di The Donald per i suoi predecessori democratici che è emerso con grande evidenza nel corso dello scambio di battute nello Studio Ovale. "Nessuno ha fermato Putin nel 2014", ha detto il tycoon sottolineando che Barack Obama ha fornito a Kiev "lenzuola e noi i Javelin (razzi anticarro)" e definendo Joe Biden, grande alleato degli ucraini, "una persona poco intelligente".

Al presidente Zelensky e agli alleati europei

spetta adesso l'arduo compito di ricostruire un rapporto con gli Stati Uniti che ha raggiunto quasi il punto di rottura. E nel frattempo all'Ucraina non resta altro che prepararsi alla notte più buia dall'inizio del conflitto.

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