Trump e la battaglia per il Pentagono: cosa c'è dietro l'ultima proposta del tycoon

La Casa Bianca annuncia tagli al bilancio del Pentagono. Per l'Economist la posta in gioco per il settore della difesa Usa è la più alta dal lancio dello Sputnik

Trump e la battaglia per il Pentagono: cosa c'è dietro l'ultima proposta del tycoon
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Il presidente americano Donald Trump ha messo gli occhi sul Pentagono e assieme all’imprenditore Elon Musk e al segretario alla Difesa Pete Hegseth punta a realizzare una rivoluzione i cui contorni e contenuti sono ancora tutti da definire. Il tycoon ha però fornito qualche indizio sui suoi piani in un’intervista rilasciata a Fox News la domenica del Super Bowl. Troveremo “miliardi” di dollari di frodi e abusi al Pentagono, ha dichiarato il capo della Casa Bianca facendo andare di traverso patatine e costolette di pollo a dipendenti federali e funzionari militari che si apprestavano a guardare l’attesissimo match sportivo. Nulla ha invece detto in quell'occasione il commander in chief su come intenda preparare nel concreto le forze armate della prima superpotenza mondiale alle sfide del Ventunesimo secolo.

Trump e i suoi più stretti alleati sin qui hanno infatti presentato l’assalto al dipartimento della Difesa nella cornice della lotta al deep state e alla sua presunta agenda woke. Il Washington Post ha reso noto che nelle scorse ore l’amministrazione repubblicana ha chiesto una lista dei dipendenti in prova in vista del loro possibile licenziamento già entro questa settimana. Il Pentagono e le agenzie federali ad esso collegate rappresentano l’agenzia più grande del governo Usa che può contare su 950mila dipendenti civili, 1,3 milioni militari e un bilancio da 840 milioni di dollari.

The Donald e Hegseth hanno inoltre appena ordinato al dipartimento della Difesa di preparare piani che prevedano tagli dell’8% all’anno per i prossimi cinque anni. Tra le aree risparmiate ci sono quelle relative al controllo dei confini, all’ammodernamento delle armi nucleari e all’acquisto di alcune tipologie di droni. Il responsabile del Pentagono aveva già anticipato pochi giorni fa l’intenzione di concentrare l’attenzione sulla sicurezza delle frontiere e sulla “deterrenza della guerra” con la Cina che “minaccia la nostra patria e i principali interessi nazionali nell’Indo-Pacifico”.

La Casa Bianca riformerà o manderà in malora il dipartimento della Difesa, si chiede l’Economist che sottolinea come, al di là della campagna del Doge, le forze armate Usa, dall’Ucraina all’Asia si trovano in una posizione di relativa inferiorità. Secondo il settimanale britannico infatti Washington non riesce a tenere il passo nella produzione di droni che richiedono continui aggiornamenti e nella capacità di deterrenza - la stessa citata da Hegseth - che potrebbe rendere Pechino meno cauta sulla questione Taiwan.

La posta in gioco, si legge nell’analisi pubblicata dall’Economist, è la più alta dal lancio dello Sputnik. Il Pentagono è il luogo in cui "l’ideologia Maga incontra la realtà” e “se Trump preferisce licenziare generali per essere woke o sleali porterà il caos”. In pochi comunque ritengono che una riforma del dicastero oggi guidato dall’ex anchorman di Fox News non sia necessaria. A ciò si aggiunge l'importanza di dotarsi degli strumenti bellici più avanzati. Mark Milley, l’ex capo di stato maggiore delle forze armate statunitensi, ha ammesso che la mastodontica macchina militare che ha guidato per quattro anni sino al 2023 sia inadatta alle nuove sfide. Per Milley le aziende americane hanno i migliori sistemi di intelligenza artificiale ma Washington non è in grado di implementarli militarmente.

Alcuni idioti costruiscono ancora jet come gli F-35", ha affermato negli scorsi mesi Musk, il quale ritiene che sciami di droni siano più efficaci di altre tipologie di velivoli. Anche Milley ha espresso dubbi sulle capacità dei caccia di vincere una guerra nei cieli “nel 2088”, per non parlare delle riserve sollevate sulle portaerei. Armi e mezzi a parte, la riforma del Pentagono e del sistema militare Usa promossa da Trump dovrà però tenere conto della resistenza che il Congresso esercita in tale materia, dei ritardi relativi agli stanziamenti di bilancio, dell’affacciarsi di nuovi contractor in un settore che fa gola a molti e di una crisi nel reclutamento delle nuove leve.

Tanti forse troppi fattori da maneggiare persino per The Donald a cui i consiglieri avranno cercato di spiegare che commettere un errore in questo campo potrebbe avere conseguenze irreparabili sulla sicurezza mondiale.

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