I colloqui sull'Ucraina tra l'amministrazione Trump e il Cremlino sono già cominciati. A confermarlo è stato lo stesso capo della Casa Bianca, il quale venerdì in un incontro con i giornalisti nello Studio Ovale ha affermato che Stati Uniti e Russia “stanno parlando” e le discussioni in corso tra le due potenze sono “molto serie”. “Ci parleremo e penso che faremo presto qualcosa di significativo”, ha detto il leader americano facendo riferimento a Vladimir Putin. Entrambi, ha aggiunto, "vogliamo porre fine al conflitto” in Europa orientale che “non sarebbe cominciato se fossi stato io il presidente”.
In realtà, durante lo stesso incontro con la stampa Trump non ha voluto precisare quali membri della sua amministrazione siano in contatto con le controparti russe. A domanda diretta, il tycoon non ha neanche voluto smentire le voci di un canale di comunicazione diretto con lo zar - “questo non voglio dirlo” - alimentando speculazioni che circolano tra i media. A dialogare con i russi, quasi senza ombra di dubbio, dovrebbe esserci il generale in pensione Keith Kellogg, inviato speciale della Casa Bianca sull’Ucraina. Nelle scorse ore Kellogg ha dichiarato a Fox News che la conclusione della guerra "è negli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti" aggiungendo di avere "un buon e solido piano” e di essere “ottimista sulle capacità del presidente Trump di raggiungere un'intesa".
L’inviato speciale ha ribadito di ritenere possibile una soluzione al conflitto entro i prossimi tre mesi e ha parlato di “leve” a cui il leader Usa potrebbe fare ricorso per ottenere tale obiettivo. Nello specifico si tratterebbe di minacce di sanzioni contro Mosca e della riduzione di aiuti militari all’Ucraina. In un’intervista a Reuters Kellogg ha inoltre detto che Kiev dovrebbe indire elezioni presidenziali e parlamentari entro la fine dell’anno. Una posizione spesso richiamata dal Cremlino che definisce illegittimo il presidente Volodymyr Zelensky.
Stando a fonti citate dall’agenzia britannica le consultazioni popolari, sin qui sospese a causa della guerra, farebbero parte di “una tregua iniziale con la Russia” e funzionari dell’amministrazione Trump starebbero valutando se premere per un cessate il fuoco per poi arrivare ad un accordo di pace permanente. A guidare la delegazione ucraina al tavolo dei negoziati potrebbe essere a quel punto il vincitore delle elezioni presidenziali al vaglio nella fase attuale. Non è chiaro come le autorità di Kiev accoglieranno le proposte americane – una richiesta formale da Washington non è stata presentata - ma Zelensky si è detto disponibile allo svolgimento di elezioni nel 2025 qualora dovessero cessare le ostilità e dovessero essere stabilite garanzie di sicurezza.
Ad ogni modo gli osservatori ritengono che sarà il dialogo diretto tra i leader di Stati Uniti e Russia a sbloccare l’empasse sull’Ucraina. A tal proposito Sergej Markov, ex consigliere politico dello zar dal 2011 al 2019, ha dichiarato a la Repubblica che “è probabile che Trump e Putin si stiano già parlando”. “Non lo dicono perché sono ancora lontani da un compromesso”, ha detto Markov secondo il quale il presidente americano “riuscirà a portare a casa un accordo, ma soltanto verso la fine dell’anno”.
Intanto Zelensky ha fatto sapere che escludere il suo Paese dalle trattative sarebbe "molto pericoloso" e ha chiesto a Washington di sviluppare un piano congiunto per il cessate il fuoco. Per il presidente ucraino i russi non sono davvero interessati a porre fine al conflitto.
Lo dimostrerebbero le decine di missili e droni lanciati da Mosca contro l'Ucraina nelle scorse ore. Però Trump, ha spiegato Zelensky in un'intervista, può costringere Putin a negoziare minacciando sanzioni contro il sistema energetico e bancario della Russia e continuando a sostenere l'esercito ucraino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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