La vittoria di Trump è ormai una certezza

Come l'attentato ha influenzato le elezioni. Ma il clima internazionale non è rassicurante: c'è bisogno di rinsavire

La vittoria di Trump è ormai una certezza

Direttore Feltri,
sono impressionato da quanto è accaduto negli Usa, dove il candidato repubblicano alla presidenza Donald Trump è stato vittima di un attentato dal quale è fortunatamente sopravvissuto, riportando solo una ferita all'orecchio destro. Cosa pensa di questo evento strano? Possibile che nessuno si sia accorto che su quel tetto a poche decine di metri dal palco c'era appostato un soggetto, per di più armato? Perché nessuno ha eseguito un controllo più meticoloso? Una leggerezza che è costata. Ci sono due feriti gravi, due cittadini partecipanti al comizio. Poteva andare molto peggio. E se Trump fosse morto, non so lei, ma io credo che le conseguenze sarebbero state terribili non solo per gli americani. Mi pare che nel mondo ormai predominino sentimenti negativi e questo è allarmante. Dove diavolo stiamo andando?
Franco Lucchesi

Caro Franco,
la preoccupazione che percepisco dalle tue parole è comprensibile ed è molto diffusa. Io ne ho viste tante negli ultimi sette-otto decenni, abbiamo attraversato periodi di grave crisi, di terrore e orrore, ma mai come oggi mi pare che siamo sprofondati in una spirale di odio che risucchia tutto il globo e tutti i popoli. La Guerra fredda si è fatta calda, anzi bollente. Viviamo sotto la costante minaccia nonché pressione di un conflitto nucleare sempre più probabile. La comunità internazionale è alla prese con la gestione di due grandi guerre le cui ripercussioni ci riguardano molto da vicino, una delle quali peraltro è combattuta da oltre due anni sul suolo europeo. Persino gli Stati Uniti, democrazia di riferimento, modello di mondo libero, risultano essere in crisi. E ce lo dimostra questa campagna elettorale verso le presidenziali del prossimo novembre. Una campagna molto particolare, anzi, la definirei proprio atipica. E questo per diverse ragioni. Innanzitutto è ancora in forse il candidato democratico, Joe Biden, il quale ogni giorno di più perde il sostegno dei suoi che ritengono necessario che egli si ritiri dalla corsa, facendo un passo indietro per il bene del Paese, passo indietro che egli non è disposto a compiere, come ha ribadito di recente quando si è proclamato il soggetto più idoneo per guidare l'America. A breve verrà scaricato, vedrai. Tuttavia, si sottovaluta che sarebbe difficile per il nuovo eventuale candidato riuscire a costruire consenso e fiducia in un lasso di tempo così breve da qui a novembre per potere battere l'avversario, ossia Trump, che è forte ed ancora più forte dopo quello che è accaduto in Pennsylvania, in quel comizio dove il tycoon è scampato alla morte. La reazione di Donald ai colpi di fucile ricevuti accentuano l'immagine di uomo resiliente, forte, capace di mantenere il controllo della situazione, tenace. Egli solleva il pugno e urla: «Non mi fermerò mai». Questo pochi secondi dopo essere stato ferito e con il viso insanguinato. Scena molto efficace, addirittura emozionante, trascinante. Quindi, da un lato, abbiamo un candidato democratico che chiama Zelensky «Putin» e il suo vice «Trump»; dall'altro, abbiamo un candidato che viene fucilato e un attimo dopo urla: «Tanto non mi fermano». Non c'è proprio gara.

Quest'uomo è destinato a vincere e poco si può fare per impedirlo. L'odio scatenato e montato contro di lui dalla sinistra, sempre più debole e sempre meno credibile a livello internazionale, potrà dare luogo a tentativi di sabotaggio, persino di assassinio (e lo abbiamo visto), ma non potrà minare in alcun modo la fiducia e l'amore che gli americani nutrono verso Donald. Anzi, più si cercherà di screditarlo, di combatterlo con mezzi scorretti, di diffamarlo (penso ad esempio ad un prestigioso quotidiano statunitense che lo ha definito qualche giorno fa «indegno»), più Trump allargherà il suo bacino di consensi.

A mio avviso, le elezioni americane sono già state vinte lo scorso pomeriggio in Pennsylvania. E sono state vinte da Donald Trump. Sarà lui il prossimo inquilino della Casa bianca.

E devo aggiungere: «Grazie a Dio». Trump, o meglio, la sua elezione attualmente rappresenta l'unica concreta speranza perché possiamo evitare di scivolare in modo inesorabile nel terzo conflitto mondiale.

Di recente il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha dichiarato alla tv russa: «Gli Stati Uniti hanno schierato una varietà di missili di diversa gittata in Europa, che sono tradizionalmente puntati sul nostro Paese. Di conseguenza, il nostro Paese ha designato le capitali europee come obiettivi dei nostri missili». Missili nucleari, ovvio. Questa notizia è forse passata sotto traccia, non si è voluto enfatizzarla, ma è giusto che i governi occidentali assumano piena consapevolezza del fatto che il livello della tensione è altissimo e che occorre passare dalle provocazioni ai tentativi di dialogo, per il bene dell'umanità. Trump potrebbe farlo. Possiede la lucidità per farlo. Io ci credo davvero. Egli ribalterebbe l'approccio degli Usa alla guerra in Europa. La Russia smetterebbe di sentirsi minacciata. Questo favorirebbe l'apertura di un canale di comunicazione, ovvero la distensione. Per evitare l'espandersi della guerra, per contrastare il presunto espansionismo russo e la presunta volontà di Putin di aggredirci, siamo giunti sull'orlo di uno scontro nucleare.

È ora di rinsavire. È ora di salvarci.

Per quanto riguarda l'attentatore, ragazzo di vent'anni che è stato ucciso, trovo alquanto particolare, in effetti, che egli sia stato notato e segnalato dai presenti al comizio ma che la sua presenza non abbia allarmato e determinato l'intervento delle forze di

polizia prima che il giovane potesse fare fuoco. Insomma, non parliamo di un soldato formato ma di un ragazzino, il quale pure è stato in grado di mettere a segno il suo piano, sebbene non con il successo da lui auspicato.

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