![Albania e migranti: nuovi Cpr e strategia Ue per il blocco navale, cosa cambia](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/10/17/1729138276-azkuw3escg0wtsv0tqjd.jpeg?_=1729138276)
L’Albania non verrà né svuotata né depotenziata, anzi diventerà cruciale nella nuova strategia europea per il controllo delle partenze, gli accordi bilaterali e il pattugliamento sulle coste degli Stati del Nord Africa, in una sorta di blocco navale con la benedizione della Ue.
Come ha fatto sapere Palazzo Chigi, il governo è al lavoro con un tavolo tecnico-giuridico per trasformare i due hotspot - senza modificare l’accordo Meloni-Rama - in Cpr per l’espulsione di migranti già in Italia senza diritto, in attesa della decisione della Corte di giustizia dell’Unione europea sul concetto di "Paese sicuro" dove rimpatriare i migranti maschi, maggiorenni e in buona salute salvati dalle navi della Marina, della Finanza e della Guardia Costiera nel Mediterraneo. È un lavoro complesso e non semplicissimo, sebbene dentro i due hotspot albanesi ci sia già un Centro per le espulsioni e i rimpatri dei clandestini senza diritto a stare in Italia. C’è anche un lavorio dei tecnici della commissione Ue sul Piano asilo e immigrazione che dovrebbe entrare in vigore nel 2026 che prevede la possibilità di avere degli hotspot-Cpr in territorio extra Ue come forma di deterrenza rispetto agli sbarchi di clandestini senza diritto d’asilo che chiedono strumentalmente di entrare in Europa, approfittando delle pieghe della normativa italiana, ormai fin troppo generosa con i migranti a causa della giurisprudenza creativa da parte della magistratura più ideologica.
Oggi però sul protocollo Italia-Albania firmato dal premier Giorgia Meloni e dal collega Edi Rama si è consumato un altro scontro tra maggioranza e opposizione dopo la notizia, riportata dal "Domani", che la cooperativa Medihospes che gestisce gli hotspot di Shengjin e Gjader avrebbe interrotto il rapporto di lavoro con quasi tutti i dipendenti, almeno un centinaio, assunti per la gestione dei centri in Albania.
Nella lettera che i lavoratori avrebbero ricevuto si legge che il licenziamento "a partire dal 15 febbraio 2025 e fino a nuova comunicazione" sarebbe legato alla temporanea sospensione del servizio "a causa di una serie di pronunce giudiziarie contraddittorie e non conformi agli orientamenti della Corte di cassazione italiana, nonché dell’impossibilità momentanea di accogliere nuovi flussi di migranti".
"Il nuovo provvedimento sui centri per migranti in Albania arriverà a breve", assicura in un’intervista a Qn il capogruppo FdI alla Camera Galeazzo Bignami, sottolineando che il governo ragiona su una strategia più ampia "che prevede il controllo delle partenze, gli accordi bilaterali, un pattugliamento sulle coste degli Stati del Nord Africa con il coinvolgimento della Ue", insomma una sorta di blocco navale. "Se vogliono davvero l’inumano e terribile blocco navale, chi manderebbero nei centri albanesi? - si è chiesto il capogruppo di Avs nella commissione Affari costituzionali della Camera Filiberto Zaratti - E poi ci chiediamo se Bignami conosce le parole "danno erariale": chi risponde del miliardo di euro buttato al vento dal governo di Giorgia Meloni", attacca il parlamentare.
"Il governo non ha intenzione di svuotare i centri per migranti in Albania", è la secca replica del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alle domande di alcuni giornalisti. "Il licenziamento dei lavoratori dei centri in Albania è l’atto finale di una farsa durata anche troppo", è la controreplica su X del capogruppo di Italia Viva Davide Faraone, secondo cui "il governo riconosce, di fatto, che li considera dei gusci vuoti" mentre la smentita di Piantedosi sarebbe la dimostrazione che "non sanno come uscirne". "Ancora non c’è niente sull’Albania, non ne abbiamo ancora parlato. Mi sto preoccupando più delle questioni di guerra, poi vediamo l’Albania", ha invece annunciato il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani, titolare della Farnesina.
"La notizia dei licenziamenti di massa a Shengjin e Gjader conferma la debolezza e l’inadeguatezza di un progetto che fin dall’inizio ha mostrato evidenti criticità", è la conclusione della capogruppo Pd nella commissione Affari Costituzionali della Camera Simona Bonafè.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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