(nostro inviato Saariselkä) a La scelta della location per tenere un vertice intergovernativo a livello di primi ministri è tanto affascinante, quanto inusuale. Non solo perché Saariselkä è un piccolo paesino della Lapponia a circa 300 chilometri da Capo Nord, ma anche perché - al netto di temperature proibitive che in questo periodo arrivano fino a -20 - di luce se ne scorge davvero poca, sempre crepuscolare e per non più di due ore. Eppure è proprio qui - 250 chilometri a nord del Circolo polare artico e di Rovaniemi, la città dove secondo la leggenda abita Babbo Natale - che ieri pomeriggio è atterrata Giorgia Meloni, arrivata direttamente da Bruxelles dove in mattinata ha avuto un faccia a faccia con Ursula von der Leyen.
L’occasione è il vertice «Nord-Sud», un nuovo format di cooperazione a quattro - Finlandia e Svezia per il fronte settentrionale, Italia e Grecia per quello meridionale - e sotto il cappello dell’Ue che doveva essere inaugurato già lo scorso aprile ed è stato poi rinviato per ragioni di agenda. La vittoria di Donald Trump e le possibili ricadute sul conflitto tra Russia e Ucraina hanno però imposto un’accelerazione, visto che i principali dossier all’ordine del giorno sono i flussi migratori e le politiche di difesa e sicurezza (che sull’immigrazione clandestina incidono non poco). Senza contare il timore diffuso - tra i Paesi del nord Europa è praticamente una certezza - che Vladimir Putin possa usare i migranti contro l’Ue, un altro pezzo di quella guerra ibrida che il Cremlino conduce contro l’Europa da dopo l’invasione in Ucraina. Ed è soprattutto per quest’ultima ragione che da una parte Helsinki e Stoccolma - interessate in prima battuta dalla cosiddetta “rotta balcanica”, con la Finlandia che condivide con la Russia una frontiera di 1.340 chilometri - e dall’altra Roma e Atene - Paesi di primo approdo della “rotta orientale” - hanno sentito l’esigenza di sedersi allo stesso tavolo.
Ospiti del primo ministro finlandese Petteri Orpo, in Lapponia oltre a Meloni ci sono infatti il premier svedese Ulf Kristersson, quello greco Kyriakos Mitsotakis e l’Alto rappresentante per l’Ue degli Affari esteri e la politica di sicurezza, Kaja Kallas. I cinque - che alloggiano in delle baite vicino al Parco nazionale di Urho Kekkonen - si sono incontrati già ieri sera durante la cena di benvenuto, ma si rivedranno oggi in due diverse sessioni (una sull’immigrazione, l’altra sulla sicurezza) e domani per tirare le somme del vertice e valutare se sviluppare ulteriormente il formato «Nord-Sud». Sullo sfondo, ovviamente, l’incertezza su come davvero ha intenzione di muoversi Trump e sulle ricadute sul conflitto tra Mosca e Kiev, compreso lo scenario della Siria che ha un peso decisivo sulla “rotta orientale”.
L’intenzione è quella di seguire la strada intrapresa dalla nuova Commissione e ragionare sia sull’esigenza di un quadro normativo più chiaro sull’immigrazione illegale, sia su quelle che von der Leyen definisce «soluzioni innovative» che siano in scia con il cosiddetto «modello Albania». Se ne è parlato nel Consiglio Ue di giovedì e sul tema sono tornati ieri a Bruxelles Meloni e la presidente della Commissione. Ma se ne discuterà anche in Lapponia se, come dice Kristersson, «gli hub per i migranti sono certamente un tema».
Immigrazione illegale a parte («dobbiamo intensificare la lotta al traffico di clandestini», dice von der Leyen), nel faccia a faccia di Bruxelles - fanno sapere da Palazzo Chigi - si è parlato anche delle prospettive dell’automotive e delle preoccupazioni del comparto agricolo in relazione all’accordo
Ue-Mercosur. Convitato di pietra, ovviamente, Trump. Non solo in chiave Ucraina e Medio Oriente, ma anche con uno sguardo alla minaccia di introdurre dazi commerciali se l’Europa non comprerà petrolio e gas dagli Stati Uniti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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