Biden all'Onu: "Noi vogliamo la pace, la Russia ci sbarra la strada"

Il presidente americano è l'unico dei cinque presidenti dei Paesi del Consiglio di Sicurezza ad essersi presentato all'Assemblea, rivelando una profonda crisi della Nazioni Unite. Altre realtà sono pronte a prendere il suo posto

Biden all'Onu: "Noi vogliamo la pace, la Russia ci sbarra la strada"
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"Gli Stati Uniti vogliono che questa guerra finisca, nessuno più dell'Ucraina vuole che finisca, solo la Russia ha il potere e la responsabilità di farlo e ora sbarra il cammino della pace perché vuole la capitolazione e il territorio dell'Ucraina". Così ha parlato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden di fronte all'assemblea generale dell'Onu, riunitasi oggi a New York. Le parole di Biden sono state seguite dall'applauso dei presenti, in particolare dopo aver dichiarato che soltanto Mosca potrà decidere di fermare il conflitto in corso.

Uno Stato dell'Unione mondiale

Oltre alla guerra in Ucraina, però, il mondo sta affrontando una serie di profonde crisi: colpi di Stato in Africa, catastrofi naturali causate dal cambiamento climatico e le tensioni tra le due superpotenze, Stati Uniti e Cina, segnano fratture sempre più profonde nella rete di relazioni internazionali già duramente provata dal periodo della pandemia. Tutti argomenti che il presidente americano ha toccato nel suo discorso: "Non arretriamo dai valori che ci fanno forti. I golpe avvenuti in Niger e in Gabon ci ricordano come la lotta contro la corruzione e per il rafforzamento della democrazia sia più urgente che mai". Biden ha anche ribadito il suo supporto all'Unione africana e all'Ecowas, per poi passare ai difficili rapporti con Pechino. "Quando parliamo di Cina voglio essere chiaro e coerente: vogliamo gestire in modo responsabile la competizione tra i due Paesi così che non sfoci in conflitto", ha affermato l'inquilino della Casa Bianca, sottolineando che gli Stati Uniti sono pronti a rispondere a qualunque provocazione, ma anche a collaborare. "Siamo pronti a lavorare insieme alla Cina su questioni dove i progressi si fondano sui nostri sforzi comuni".

I grandi assenti

Joe Biden è l’unico capo di Stato tra i big Five ad essersi presentato a New York per quello che è sempre stato il punto culminante dell’attività delle Nazioni Unite: l’Assemblea generale di settembre. Non sorprende l’assenza del presidente russo Vladimir Putin, sulla cui testa pende un mandato di cattura internazionale, e la decisione di Xi Jinping di non esserci solleva solo qualche sopracciglio. Le diserzioni che lasciano più stupidi sono quelle di Rishi Sunak ed Emmanuel Macron.

In passato, sarebbe stato inconcepibile per i presidenti di Francia e Gran Bretagna mancare all’appuntamento e, per molti osservatori, questo è il sintomo di un costante e inesorabile indebolimento dell’Onu. Tra i veterani del Palazzo di Vetro domina la sensazione che il Consiglio di Sicurezza non sia più il luogo dove affrontare le grandi sfide geopolitiche. “Questo potrebbe essere un riflesso del giudizio che gli Stati hanno di questa organizzazione”, è il commento riportato dal Financial Times di Matthew Kroenig, direttore dello Scowcroft Center for Strategy and Security dell'Atlantic Council. “Il luogo in cui i leader vengono e tengono discorsi pubblici, ma in realtà non viene fatto nulla di significativo”. Secondo l’analista, organismi internazionali composti da potenze che la pensano allo stesso modo, come la Nato e il G7, funzionano perché riuniscono Stati con interessi comuni. Al contrario, organizzazioni più inclusive come l'Onu, che comprende una serie di Paesi concorrenti, “non funzionano”.

Il futuro dell'Onu

Il Consiglio di Sicurezza ormai è una struttura vecchia. Pensato nel 1945, ormai non riflette più la realtà odierna e sono in molti a ritenere che dovrebbe espandersi oltre i suoi cinque membri permanenti, anche se questo potrebbe creare nuove rivalità. Un'ipotesi a cui Joe Biden si è detto favorevole, nel suo discorso alla cerimonia di apertura dell'Assemblea generale: "L'anno scorso ho detto che supportiamo una riforma per l'espansione del Consiglio di sicurezza. Da allora abbiamo avuto serie consultazioni con molti stati membri e continueremo a fare la nostra parte per spingere per più riforme". Le stesse Nazioni Unite, con ormai 80 anni sulle spalle, si trovano a competere sempre di più con altre organizzazioni che lavorano a pieno regime: G20, Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), Aukus (Regno Unito, Australia, Stati Uniti), Quad (India, Australia, Giappone, Stati Uniti). Per sir Jeremy Greenstock, ex ambasciatore britannico al Palazzo di Vetro e convinto sostenitore dei principi e valori fondanti dell'organizzazione, non si può escludere che l’Onu segua il destino di tanti altri organismi sovranazionali, dissolvendosi per la sua minore efficacia rispetto ad altri, ma resta comunque inestimabile come unico luogo in cui vengono stabilite regole globali.

È sicuramente indebolito, ma l’Onu sta svolgendo un lavoro molto positivo in Africa, istituendo rappresentanti speciali e cercando di chiudere le controversie”, afferma il diplomatico. “Inoltre, da qualche parte lo spirito della collettività deve rigenerarsi”.

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