Gli errori da non ripetere

Dopo che le follie ecologiche e sinistre hanno ucciso l'industria più importante, reso costosissima l'energia elettrica e svenduto le nostre telecomunicazioni, oggi si preoccupano di un accordo con Musk?

Gli errori da non ripetere
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Negli ultimi dieci anni l'Italia e l'Europa hanno scientificamente deciso di abbandonare la loro più importante industria, l'automotive, a beneficio delle tecnologie cinesi. Più del 90 per cento della filiera elettrica, dalle terre rare ai pannelli, è in mano a Pechino. Una scelta folle, dettata dalla religione verde, che però sta dando i suoi risultati: chiusura di fabbriche, persino in Germania, disoccupazione e acquisto di componenti cinesi.

Negli ultimi trent'anni, l'Europa e l'Italia hanno deciso di dipendere dal gas russo. Era il nostro Texas. Abbiamo costruito una fitta rete di tubi che ce lo portassero a casa. Nel frattempo abbiamo pensato di mollare il nucleare, con l'eccezione della Francia, abbiamo rinunciato ad usare giacimenti domestici e ci incateniamo agli alberi se qualcuno si permette di bruciare il carbone, il fossile più economico. Nelle telecomunicazioni è andata ancora peggio. Qui non c'è stata alcuna decisione pubblica. È il mercato che ci ha sconfitto. Non produciamo più hardware (la Nokia è un miraggio del passato) e il software, di vecchia e nuova generazione, è tutto in mano americana. Se Google o Microsoft dovessero «scioperare», si fermerebbe il mondo. È in questo contesto che la sinistra grida contro un possibile, e speriamo probabile, accordo del governo italiano con Elon Musk e la sua Starlink, la società che fornisce comunicazioni satellitari. L'Europa, cioè la Commissione, cioè i politici, si è messa in mente di fargli concorrenza. La Nasa, quella dell'allunaggio e dello Space Shuttle, non c'è riuscita. E utilizza i razzi di Musk come fattorini dello spazio. Nella migliore delle prospettive, il progetto europeo (Iris2) - che poi è un consorzio dove gli italiani non toccano palla e comandano i francesi - pensa di lanciare 290 satelliti nel 2030 ad un costo «lunare». Musk solo l'anno scorso ne ha sparati 300 e ne ha quasi settemila che già orbitano intorno alla Terra. Utilizzarli costerebbe 1,5 miliardi. Niente in confronto allo spreco che comporta partecipare all'investimento europeo, anche se dovesse avere successo.

Ma il punto è un altro. Da che pulpito si critica questa possibile intesa? Sulle auto ci siamo suicidati, sul gas abbiamo rinunciato, sulle tlc abbiamo perso. In questo caso usare Musk, un privato, vorrebbe solo dire comprare la migliore tecnologia che c'è sul mercato senza sprecare un mucchio di quattrini pubblici.

Dopo che le follie ecologiche e sinistre hanno, nell'ordine, ucciso l'industria più importante, reso costosissima l'energia elettrica e svenduto le nostre telecomunicazioni, oggi si preoccupano di un accordo con Musk?

Ps. Praticamente tutti i governi europei, compreso il nostro, con le tasse dei contribuenti hanno incentivato una fabbrica di automobili americane che si chiama Tesla.

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