I quattro registi del terrore: "Sono morti che camminano"

Deif, Sinwar, al-Nakhalah e Mughniyeh: ecco chi sono le menti dell'attacco. Adesso Israele promette di eliminarli

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Un pugno di uomini, quelli chiave nati nello stesso campo profughi e incarcerati per anni dagli israeliani, sono i registi dell'11 settembre scatenato contro lo stato ebraico. Tutti «morti che camminano» per le forze armate con la stella di Davide.

Mohammed «Abu Khaled» Deif, capo delle brigate Ezzedin al Qassam, la costola militare di Hamas, ha rivendicato con un messaggio audio l'attacco a sorpresa. Un vero e proprio «fantasma», il capo militare di Hamas. È nato nel 1965 nel campo profughi di Khan Yunis, nella parte meridionale della striscia di Gaza, una fucina di oltranzisti palestinesi. L'aspetto curioso è che Deif, da giovane, aveva creato il gruppo di attori al-Ayedun e dal palcoscenico interpretava personaggi storici. Gli israeliani lo hanno arrestato nel 1989 e imprigionato per 16 mesi. Appena uscito dal carcere ha cominciato a gettare le basi delle brigate Qassam diventando il comandante nel 2002. Israele ha tentato più volte di farlo fuori. Deif, ferito gravemente, in uno o due attentati è sopravvissuto diventando una leggenda. In uno dei suoi ultimi proclami rivolto ai «nemici» ha scritto: «Siete sulla via dell'estinzione. Non avete diritto a un centimetro di terra». Il portavoce delle Forze di difesa israeliane, Daniel Hagari, ha annunciato che il leader di Hamas nella striscia di Gaza «è un uomo morto».

Yahya Sinwar, capo politico del movimento dal 2017, è pure lui nato nel campo di Khan Yunis nel 1962, allora sotto controllo egiziano. Laureato all'università islamica di Gaza è stato arrestato la prima volta dagli israeliani nel 1982. Parla ebraico e nel 2011 è stato proprio Benjamin Netanyahu, già premier, a scambiarlo assieme ad altri 1.025 prigionieri palestinesi con il giovane caporale Gilad Shalit, allora ostaggio israeliano di Hamas. La Jihad islamica palestinese è l'altra formazione che ha scatenato l'11 settembre di Israele e rivendicato l'infiltrazione fallita di ieri dal Libano. L'11 maggio il capo militare, Ali Hassan Ghali, è stato ucciso in un raid aereo nella Striscia di Gaza. La brigata Al Quds, costola armata, è attiva anche in Cisgiordania soprattutto a Hebron e Jenin dove potrebbe aprirsi un altro fronte. Il leader della Jihad islamica è Ziyad al-Nakhalah, che in un messaggio in tv ha detto di avere 30 ostaggi israeliani. Non è un caso che pure lui sia cresciuto nel calderone del campo profughi di Khan Yunis. Nel 1971 è stato condannato all'ergastolo per venire poi liberato in uno scambio di prigionieri. Gli Usa hanno messo sulla sua testa una taglia di 5 milioni di dollari. Le sospette menti esterne della nuova guerra sono gli alleati iraniani di Hamas.

Il leader indiscusso di Hezbollah da 30 anni è il prete islamico Hassan Nasrallah. Il partito di Dio ha una vera e propria struttura militare con un arsenale, secondo le stime peggiori, di 130mila fra razzi e missili. Dopo varie eliminazioni da parte israeliana, il nuovo responsabile militare sarebbe Mustafa Mughniyeh. Figlio di uno dei comandanti più famosi, ucciso da Cia e Mossad, è stato inserito dagli Stati Uniti nella lista dei terroristi. Mughniyeh è nato in Iran considerato il burattinaio dell'11 settembre ebraico. Da Teheran hanno dichiarato di non essere coinvolti nell'attacco, ma sono eloquenti le scene di giubilo in piazza. Le operazioni all'estero vengono gestite dalla Forza al Quds, un reparto speciale dei Pasdaran. Il comandante, fin dal 1988, è il generale Ahmad Vahidi, khomeinista della prima ora e attuale ministro dell'Interno.

Per l'Interpol è un ricercato per l'attentato al Centro della comunità ebraica di Buenos Aires, che ha provocato 85 morti nel 2007. L'Iran nega, ma tre anni dopo il capo di Al Quds è stato sanzionato dagli Usa per proliferazione di armi di distruzione di massa.

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