Ho detto e scritto che c'è stato in Italia un esagerato interesse per le elezioni americane. Chi era pagato per comunicarcelo ha dimostrato di comprenderne poco o nulla, a sua volta trasferendo la propria ignoranza ai poveri lettori e teleutenti, i quali è logico che, benché inizialmente intontiti dai titoli accademici di americanisti italici e dall'accento alla Ollio doppiato da Alberto Sordi di sedicenti don Lurio, alla fine hanno capito che non c'era niente da capire da questi esperti. Nessuno si è preso la briga di spiegarci dove stia la superiorità della democrazia americana per la quale non vince chi ha più voti tra i 330 milioni di cittadini Usa, come invece prevede l'antico e sicuro metodo con cui in Africa si elegge il capo tribù e in Italia il capoclasse delle elementari, ma si complica tutto attribuendo a ciascuno dei 50 Stati che ne compongono la federazione un tot variabile di grandi elettori che, chi ha localmente più voti, si porta tutti via come a rubamazzetto. Il risultato finale può così alla fine premiare chi ha preso meno voti di cittadini ma ha accumulato un maggior numero di grandi elettori.
Sulla base di questi marchingegni che solo i giornalisti e i professori conoscevano, e si tenevano per loro, ci è toccato sorbirci ogni dì gli pseudo drammi di sette Stati in bilico, un giorno per Trump, l'altro per la Harris, in perenne altalena di consensi, ma che alla fine, secondo i tecnici dei sondaggi, pendevano inesorabilmente dalla parte della californiana indo-giamaicana.
La realtà era tutta diversa. Era in testa ovunque Trump, salvo che nelle capitali degli intellettuali e artisti, tipo Hollywood e Los Angeles, che sono esattamente i posti frequentati dai soloni che fanno i giornalisti italiani quasi tutti progressisti. Essi amano il popolo, ma detestano la popolazione, non si mescolano al suo odoraccio di periferia, e sbagliano regolarmente, dandosi ragione lo stesso.
Adesso, dopo che Trump ha stravinto con circa quattro milioni e trecentomila voti di distacco, gli stessi che hanno sbagliato tutto sui sentimenti dominanti tra gli americani, pretendono di insegnarci dalla A alla Zeta quel che deciderà Trump e come reagiranno Putin, Xi Jinping e Netanyahu. Mi permetto di osservare che costoro non sanno niente, oppure sanno tutto ma hanno dimostrato di scambiare Roma per Toma. Adesso ad esempio va per la maggiore Lucio Caracciolo, direttore di Limes ed editorialista del gruppo Gedi, perché ha azzeccato - unico tra i progressisti - la vittoria di Donald. Egli elenca con sicurezza, quasi avesse rubato la chiave per aprire la scatola cranica sottostante al noto ciuffo arancione, i piani filo russi e anti europei, del neo presidente americano. Peccato che l'espertone di sinistra avesse assicurato che mai e poi mai, dopo le mosse di Biden, lo zar Vladimir avrebbe attaccato l'Ucraina
Se c'è qualcosa che l'intuito mi dice di Trump è che sia un uomo imprevedibile, ma con una chiara caratteristica: evitare all'America di impegnarsi in guerre sanguinarie, specialità dei predecessori democratici e repubblicani.
Colpisce che ancora ieri si siano dovuti leggere articoli scritti con la cipria dotati di giudizi perentori sulla disumanità del 78enne prossimo inquilino della Casa Bianca. Disumanità de che, direbbero a Roma? Il fatto che ha sempre teso - anche da capo dell'opposizione - a fermare le guerre, evitando che giovani e vecchi soldati, bambini e civili, siano gettati come paglia nel falò cedendo all'utopia umanitaria (?!) di far vincere la parte migliore. Come Trump ritengo che anche le guerre vittoriose fanno mortalmente schifo, tanto più che è impossibile vincerle contro una super potenza nucleare. Sarebbe inoltre disumano perché non ritiene che esista «il diritto di aborto». Diritto di uccidere un bambino non ancora nato? Consisterebbe in questa pratica di spiaccicamenti di creature inermi l'umanità dei progressisti contrapposta alla volontà di rendere
meno facile il ricorso a questo esercizio di smembramento di inermi batuffoli infantili?
Tanto più che ci sono tutte le possibilità- se non sei in malafede o ignorante o preda di pigrizia - per evitare una gravidanza indesiderata. Anzitutto evitando il coito, che non è obbligatorio, usando il preservativo, o qualcuno degli strumenti anticoncezionali, e in caso di incidenti persino la pillola del giorno dopo.
A parte gli esperti, a prevedere il futuro a ghiribizzo e a seminare pregiudizi, ci sono i guru, ai quali parrebbe consentita qualsiasi stronzata perché cinquant'anni fa scrissero una canzone passabile.
Sul Fatto leggo l'intervista di Andrea Scanzi, servile e pronto a spacciare come oro le vaccate da sborone di Francesco Guccini, cantautore emiliano, sulle minacce trumpiane. Vi trovo questo brano di Vangelo progressista: «Io (Guccini) insegnavo in Pennsylvania e avevo una visuale particolare, perché tutti i docenti e studenti erano democratici. La mia morosa dell'epoca oggi è una senatrice democratica del Maine. Erano gli unici a non avere la bandiera americana esposta fuori casa, una cosa tipica del nazionalismo repubblicano. Comunque Trump mi atterrisce». Breve controllo. In Maine non c'è nessuna senatrice democratica da almeno trent'anni.
Gli attuali senatori sono la repubblicana Susan Collins, incontrastata dal 1997, e il democratico indipendente Angus King, 80 anni e con i baffi canuti.
Questi guru della sinistra italiana non sanno un cavolo e se la tirano pure. Neanche le balle sanno raccontare, ma i giornalisti fighetti se le ingoiano come il tenente Colombo lo sciroppo al tamarindo. Questo non mi atterrisce, mi fa ridere.
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