Paese-guida del movimento internazionale contro il nucleare, paese-chiave nel panorama ecumenico, nonché indispensabile stazione centrale dell'Eurasia attraversata dalle rotte dell'Unione Economica Eurasiatica, del Consiglio Turco e della Belt and Road Initiative, il Kazakistan è sicuramente una delle potenze emergenti più proattive ed energetiche dei tempi contemporanei.
La classe dirigente di Astana ha scommesso sul pontierismo nell'epoca dei muri e sull'equilibrismo nell'epoca degli schieramenti, confermando a più riprese che il proprio interesse nazionale coincide con un non allineamento tanto teorico quanto pratico. Una posizione tutt'altro che semplice da mantenere, data la ripolarizzazione del mondo in blocchi di guerrafreddesca memoria, che, però, la presidenza Tokayev è intenzionata a difendere. Come ha ribadito in occasione dell'ultima riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Tokayev all'Onu: "riformare il Consiglio di Sicurezza"
La riforma del Consiglio di Sicurezza, tema del quale si discute informalmente da tempo, è stata al centro dei lavori dell'edizione numero 78 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In favore di un cambiamento si è espresso l'attuale Segretario generale, António Guterres, e sull'argomento hanno detto la loro anche i capi di stato di tre importanti potenze emergenti: Kassym-Jomart Tokayev, Recep Tayyip Erdogan e Cyril Ramaphosa.
Il presidente kazako ha auspicato una "riforma globale del Consiglio di Sicurezza", descrivendola "come un bisogno impellente del nostro tempo che va incontro agli interessi della grande maggioranza dell'umanità". La riforma, secondo il punto di vista di Astana, dovrebbe rendere il Consiglio "più rappresentativo", ovvero allargamento.
Tra i paesi che potrebbero entrare nel Consiglio, che ad oggi conta soltanto cinque membri permanenti, Tokayev ha citato proprio il Kazakistan, paese che, aderendo all'organo più importante delle Nazioni Unite, sarebbe volente e in grado di "giocare un ruolo maggiore nel mantenimento della pace e della sicurezza" nel mondo.
Tokayev ha ricordato che il Kazakistan è, già oggi, un potente interconnettore dell'Eurasia ed un ponte tra i blocchi. Ha descritto Astana come "una nazione amante della pace [...] alla continua ricerca di soluzioni pacifiche alle questioni internazionali", che ha come "pilastro centrale" della sua politica estera il "dialogo aperto tra il Nord globale e il Sud globale". E il record di iniziative diplomatiche sponsorizzate da Astana, dalla Siria al dialogo interreligioso, gli da ragione.
Il 5+1 di New York
L'Assemblea generale non è stato l'unico grande evento newyorkese del 19 settembre. A margine del foro mondiale, infatti, si è svolto il primo 5+1 tra Stati Uniti e paesi dell'Asia centrale, al quale ha preso parte anche il presidente kazako.
Il vertice multilaterale è stato il momento per discutere di interconnettività economica, catene del valore delle terre rare, progetti energetici e investimenti. Il presidente degli Stati Uniti ha preannunciato una maggiore presenza economica e finanziaria nell'area, il cui preambolo sarà la prossima inaugurazione di una "piattaforma per gli affari per complementare l'impegno diplomatico [statunitense] e per connettere meglio i settori privati [dei paesi partecipanti] per obiettivi di sviluppo".
L'agenda per l'Asia centrale degli Stati Uniti è stata ascoltata con interesse dai partecipanti, giacché, se materializzata come descritta, potrebbe condurre alla nascita del "Dialogo sui minerali critici 5+1" e a maggiori investimenti internazionali lungo la strategica Rotta di trasporto internazionale transcaspica, nonché all'inclusione degli -stan in un nuovo maxi-schema di interconnessione economico-infrastrutturale: la Partnership for Global Infrastructure and Investment dei G7.
Le implicazioni di un coinvolgimento potenziato di Washington nella regione sarebbero significative per Astana: maggiore centralità nello scacchiere eurasiatico, diversificazione del portafogli, più sicurezza, maggiori prospettive di sviluppo prolungato nel medio-lungo termine.
Se poi Biden decidesse di supportare la proposta avanzatagli dall'omologo kazako, che sogna di aprire ad Almaty quello che ha ribattezzato il Centro regionale delle Nazioni Unite per gli obiettivi dello sviluppo sostenibile per l'Asia centrale e l'Afghanistan, le prospettive sarebbero ancor più rosee.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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