Khalifa Haftar è arrivato a Palazzo Chigi poco dopo le 11:30. Non è la prima volta per lui all'interno dell'edificio che ospita la presidenza del Consiglio dei Ministri. Già in passato aveva salito le scale che portano allo studio del capo dell'esecutivo. L'ultima volta nel 2019, quando Giuseppe Conte sperava di poter ergersi come principale mediatore durante l'offensiva che lo stesso Haftar aveva lanciato a Tripoli poche settimane prima.
Adesso il contesto è diverso. L'uomo forte dell'est libico ha un ruolo più marginale, ma le sue forze militari controllano sempre la Cirenaica. La regione cioè dove sono stati registrati i principali aumenti delle partenze dei migranti negli ultimi 12 mesi. Ed è anche (e forse soprattutto) per questo che Giorgia Meloni ha voluto incontrare il generale a Roma.
Immigrazione al centro dell'agenda
Il governo italiano non riconosce formalmente Haftar. Roma ha rapporti istituzionali solo con le autorità di Tripoli, guidate dal premier Abdul Hamid Ddeibah. Questo però non ha mai impedito al nostro Paese di parlare con il generale per via della sua importante influenza militare e politica. Non è un mistero che il 28 gennaio scorso, quando Giorgia Meloni si è recata a Tripoli, in agenda c'era anche un salto nel quartier generale di Haftar a Bengasi. Tutto però è stato saltato, come sottolineato da AgenziaNova, per problemi di salute dello stesso Haftar.
Dunque le due parti sono in stretto contatto. Circostanza da alcuni mesi non così invisa al governo di Tripoli, visto che il generale e Ddeibah hanno riavvicinato le proprie rispettive posizioni stipulando una tregua de facto. Haftar è arrivato a Roma già ieri sera, dove ha incontrato il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
In mattinata, lo spostamento a Palazzo Chigi. Qui Giorgia Meloni ha voluto veder chiaro su un punto specifico: l'aumento repentino di partenze di migranti dalla regione da lui controllata. Dalla Cirenaica fino al 2022 salpavano pochi barconi. Gran parte del flusso migratorio proveniente dalla Libia aveva origine in Tripolitania. Dall'estate scorsa la situazione è cambiata. Pescherecci e mezzi in grado di contenere a bordo almeno 500 persone, hanno iniziato a partire da Bengasi, da Tobruk e da altre aree della costa orientale libica.
Non certo una casualità. Come spiegato su InsideOver dall'analista Jalel Harchaoui, è impossibile non pensare a un coinvolgimento, diretto o indiretto, delle forze di Haftar. Milizie, in alcuni casi al soldo del generale, che hanno scoperto come fare soldi facili con il traffico di esseri umani esattamente come avviene da anni nell'ovest del Paese.
Frenare questi flussi è essenziale per l'Italia. In vista dell'estate, Roma ha necessità di bloccare le attuali falle nel Mediterraneo. Si parte in massa dalla Tunisia, così come dalla Cirenaica. Due fronti che hanno generato al momento l'arrivo di oltre 42mila migranti dal primo gennaio a oggi. Per avere un'idea, nello stesso periodo dello scorso anno il numero di arrivi si era fermato a 11.226. Anche Haftar è ben consapevole della necessità dell'Italia di mettere un argine agli sbarchi. La sua visita a Roma, in poche parole, era questione di tempo.
Wagner e Sudan, gli altri nodi al pettine
Fonti libiche sentite da Agenzia Nova hanno poi rivelato gli altri punti all'ordine del giorno del colloquio odierno, durato circa due ore. A partire dalla presenza dei combattenti Wagner, la compagnia privata russa, nelle aree controllate da Haftar. Mosca da anni appoggia il generale e i mercenari di Prigozhin sono il segno più tangibile del sostegno del Cremlino. Circostanza che preoccupa e non poco gli Usa e la Nato, specialmente in una fase così delicata della guerra in Ucraina.
A Palazzo Chigi spazio anche alla questione Sudan. Haftar è sospettato di appoggiare il generale Hemeti Dagalo nel conflitto scoppiato poche settimane fa a Khartoum. L'Egitto, alleato di Haftar ma a sostegno delle forze avverse a Dagalo, ha intimato nelle scorse ore allo stesso Haftar di non partecipare attivamente al caos sudanese. L'incrinazione dei rapporti tra Il Cairo e il generale della Cirenaica potrebbe aprire importanti scenari in Libia.
La posizione di Giorgia Meloni sul dossier libico
Dal canto suo, il presidente del consiglio ha espresso ad Haftar l'auspicio della prosecuzione del piano di stabilizzazione della Libia.
L'Italia appoggia il piano di riconciliazione che dovrebbe portare, seppur in tempi non ancora ben definiti, il Paese al voto. La stabilità del Paese nordafricano viene vista dal governo Meloni come un tassello fondamentale per la stabilità del Mediterraneo e quindi per la tutela dei nostri interessi nazionali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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