La missione diplomatica dell'Italia a Damasco

L'Italia primo Paese a reinstaurare relazioni diplomatiche con la Siria

La missione diplomatica dell'Italia a Damasco
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In mezzo alla tempesta mediorientale c'è una nave che veleggia velocemente in direzione ostinata e contraria. L'Italia infatti sarà il primo grande Paese tra i Paesi membri di G7, Ue e Nato a riprendere le relazioni bilaterali e i rapporti diplomatici con la Siria, che sta definitivamente uscendo da una guerra disumana iniziata nella primavera del 2011. La notizia, quasi ignorata dai nostri mezzi di informazione, è in realtà grandiosa. Chi conosce le meccaniche della Farnesina, come le caute linee di comunicazione tra Roma e Damasco, sa che erano ormai diversi anni che si lavorava in questa prospettiva strategica. Eppure nessuno si aspettava - proprio in questa finestra temporale incerta per la regione - la nomina ufficiale di un ambasciatore, e di conseguenza la riapertura della nostra Ambasciata nella capitale siriana, «sospesa» sin dal 2012 (a differenza dei nostri alleati che invece le avevamo letteralmente chiuse).

La missione è delle più difficili ed è per questa ragione che è stata affidata a uno dei diplomatici più preparati e poliedrici di cui l'Italia disponga: Stefano Ravagnan. Forte dell'esperienza maturata e delle conoscenze accumulate mentre prestava servizio nei cuori pulsanti dell'Eurasia, ovvero Astana dove è stato ambasciatore , Mosca dove è stato consigliere politico e Izmir dove è stato console , Ravagnan ha accettato con cauto ottimismo un incarico storico con l'obiettivo di ricostruire un rapporto che si è sgretolato nell'ultima decade. Il traguardo è stato raggiunto dopo un importante lavoro svolto a partire da 2018, tra Damasco e Beirut, dall'incaricato d'affari per la Siria Massimiliano D'Antuono (il quale infatti è stato premiato di recente l'incarico da ambasciatore di ruolo in Georgia). Poco a poco, quest'ultimo è stato supportato dalla presenza sul campo dei nostri agenti dell'Aise (che in realtà non hanno mai interrotto le comunicazioni con i loro omologhi siriani, vedi i viaggi del loro capo Ali Mamlouk a Roma, per la condivisione di informazioni per la lotta comune al terrorismo di matrice qaedista). Infine con la nomina di Stefano Ravagnan come inviato speciale dell'Italia per la Siria, con base a Roma, e che in autunno si trasferirà proprio a Damasco.

Questa decisione è stata favorita da tre personalità chiave di questa nuova stagione della diplomazia italiana: il ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani; il sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alla Sicurezza nazionale Alfredo Mantovano, e infine, il nuovo Segretario Generale della Farnesina Riccardo Guariglia. C'è un filo conduttore che li unisce, e che non è un dettaglio per comprendere questa scelta di campo (il campo della pacificazione, della riconciliazione e della nostra vocazione mediterranea).

La capacità di ascoltare le voci (per troppo tempo dimenticate, ad eccezione di questo quotidiano che invece ha sempre dato spazio) che in tutti questi anni sono arrivate dalle comunità cristiane che hanno vissuto in Siria negli anni più duri del conflitto.

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