(Nostro inviato a Rio de Janeiro) Nonostante un'agenda del G20 che la presidenza brasiliana ha impostato soprattutto sulla lotta a povertà e fame del mondo e pur con gli Stati Uniti - uno dei principali player della geopolitica mondiale - congelati in attesa del passaggio di consegne alla Casa Bianca, al summit dei Venti grandi della terra che si chiude oggi a Rio de Janeiro è il conflitto tra Russia e Ucraina a tenere davvero banco. Ed emerge chiaro dalle parole della premier italiana Giorgia Meloni che, poco dopo le nove di mattina locali e prima di dirigersi al Museo di Arte moderna per l'ultima sessione dei lavori, si ferma all'uscita dall'hotel Miramar - pochi passi dal lungomare di Copacabana - per un punto stampa con i giornalisti italiani. Fa un breve bilancio del summit brasiliano e dei bilaterali avuti in queste ultime ore e parla anche di questioni nazionali (dalle elezioni regionali alle polemiche su Valditara e Delmastro). Ma si concentra soprattutto sul capitolo Ucraina.
A prescindere da quale direzione prenderà il nuovo corso dell'amministrazione americana con l'arrivo di Donald Trump, infatti, la premier è convinta che si debba continuare a sostenere le ragioni di Kiev. «Finché c'è una guerra in Ucraina noi saremo a fianco dell'Ucraina», risponde a chi gli chiede se sarà rinnovato il decreto per l'invio delle armi a Kiev in scadenza a fine anno. Meloni, poi, non nasconde le sue forti perplessità su un'effettiva volontà di Vladimir Putin di sedersi a un tavolo delle trattative. È per questo, spiega, che «non mi sono scandalizzata per la telefonata di Olaf Scholz» al leader del Cremlino. «Non è la prima volta - aggiunge - che un leader occidentale parla con Putin e mi pare che le posizioni espresse da Scholz siano in linea con il sostegno all'Ucraina mentre da parte russa non c'è stata alcuna disponibilità al dialogo». Insomma, «il tema non è parlare e non parlare ma parlare per dire cosa, e obiettivamente non mi pare che oggi Putin sia disposto a qualsiasi forma dialogo». Una circostanza, ragiona la premier, che «almeno ci aiuta a chiarire la realtà rispetto a una propaganda che abbiamo letto in questi mesi».
Una posizione, quella di Meloni, che coincide con quanto detto 24 ore fa proprio a Rio dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Un invito a tenere alta l'attenzione sull'Ucraina e non dare l'idea che sia alle porte un calo di attenzione dell'occidente che favorirebbe solo un Putin che negli ultimi giorni ha intensificato il fronte degli attacchi su suolo ucraino. Peraltro, la premier invita alla cautela «sul tema di un eventuale disimpegno americano». «Dobbiamo aspettare per vedere cosa accade e - spiega - fare tutto il possibile per non divaricare il fronte occidentale». E ancora: «Penso che tutti si rendano conto dove sta la ragione nel conflitto ucraino. E penso che si veda anche ad oggi una indisponibilità della Russia a dialogare».
E proprio per il salto di qualità negli attacchi di Mosca, Meloni non è affatto sorpresa per «la decisione degli Stati Uniti di permettere a Kiev di usare i missili a lungo raggio» forniti da Washington. «E' la risposta a una aggressività senza precedenti della Russia che abbiamo visto in questi giorni, alla vigilia di un G20 al quale Mosca partecipa», spiega la premier. Insomma, il segnale di una decisa chiusura al dialogo.
«Come sapete - conclude - l'Italia ha fatto un'altra scelta e ci siamo concentrati sin dall'inizio sul tema della difesa antiaerea e delle popolazioni civili, ma ovviamente comprendo anche il punto di vista di altre nazioni».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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