L’appoggio a Kiev, la nuova fase con gli Usa e lo stop alle truppe: com'è andato il vertice sull'Ucraina

Presenti a Parigi anche i capi di Ue e Nato. Londra pronta "a inviare truppe per il peacekeeping", frenano Germania e Polonia. Kiev chiede un rappresentante Ue per i potenziali negoziati di pace con Usa e Russia

L’appoggio a Kiev, la nuova fase con gli Usa e lo stop alle truppe: com'è andato il vertice sull'Ucraina
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Si è concluso poco prima delle 20.00 il vertice europeo convocato d’urgenza a Parigi sull’Ucraina. Il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato i leader di sei Paesi (Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca), i capi di Ue e Nato per avviare consultazioni sulla situazione a Kiev e per affrontare i nodi della sicurezza in Europa. Prima del summit, il capo dell’Eliseo ha avuto un colloquio telefonico di trenta minuti con il presidente statunitense Donald Trump, che la Casa Bianca ha definito "amichevole". I due leader "hanno discusso della guerra in Ucraina, del vertice delle nazioni europee" e "dei colloqui in Arabia Saudita tra Stati Uniti e Russia".

Alle prese con la campagna elettorale, il cancelliere tedesco Olaf Scholz è stato il primo a lasciare il summit. Nessun diktat può essere imposto all'Ucraina e l'Europa deve continuare a sostenere Kiev nella sua guerra contro l'aggressione russa, il suo breve commento all'uscita dall'Eliseo: "L'Ucraina non può accettare tutto ciò che le viene presentato. L'Ucraina può fidarsi di noi. Non può esserci separazione di responsabilità tra Stati Uniti ed Europa. La Nato è unita". Poi, sul tema più caldo, ossia sul possibile invio di truppe a Kiev, è stato tranchant: è "altamente inappropriato" discutere ora dell'invio di soldati. Posizione condivisa dal primo ministro spagnolo Pedro Sanchez: "Purtroppo siamo ancora in guerra e ancora non ci sono le condizioni di pace perché possiamo iniziare a pensare a una missione in Ucraina".

Dopo Scholz, il primo a rilasciare dichiarazioni è stato il premier polacco Donald Tusk. Tutti i partecipanti al vertice di Parigi hanno “opinioni simili” su tutte le questioni chiave, le sue parole riportate dal Guardian. Tusk ha aggiunto che non ci sono state decisioni vincolanti, ma che era importante allineare le opinioni di tutti gli alleati: "Qualsiasi pace in Ucraina dovrà essere giusta e duratura e Kiev dovrà essere coinvolta in tutti i negoziati di pace". Sulla stessa lunghezza d'onda il premier spagnolo Sanchez: "Se vogliamo una pace duratura e giusta" in Ucraina e "pertanto non una falsa chiusura serve una partecipazione attiva" ai negoziati "dell'Ucraina" che è "il Paese aggredito e anche del progetto politico che si sente minacciato che è l'Ue".

Secondo il primo ministro Keir Starmer il destino dell'Ucraina "non mette in gioco solo il futuro" di Kiev, ma è "una questione esistenziale per l'Europa intera" in quanto continente. Interpellato dalla Bbc, il leader laburista ha evocato un momento di svolta "generazionale per la sicurezza collettiva europea" e britannica, non senza insistere che solo una "pace durevole che salvaguardi la sovranità dell'Ucraina farà da deterrente a future aggressioni di Putin". La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha scelto X per commentare il vertice dell'Eliseo: "Oggi a Parigi abbiamo ribadito che l'Ucraina merita la pace attraverso una posizione di forza. Una pace rispettosa della sua indipendenza, sovranità e integrità territoriale, con forti garanzie di sicurezza. L'Europa si fa carico di tutta la sua parte di assistenza militare all'Ucraina". "Pronti e volenterosi" l'indicazione del segretario generale della Nato Mark Rutte: "Questa è la mia opinione sull'incontro odierno a Parigi. L'Europa è pronta e volenterosa a farsi avanti. A guidare nel fornire garanzie di sicurezza per l'Ucraina. Pronta e volenterosa a investire molto di più nella nostra sicurezza. I dettagli dovranno essere decisi, ma l'impegno è chiaro".

La Russia è una minaccia alla sicurezza europea e alla libertà, l'analisi della prima ministra danese Mette Fredriksen. Intervistata da DR, ha posto l'accento sulla necessità di aumentare il riarmo sia in Danimarca che in Europa. La premier era all'Eliseo a nome di tutti i Paesi Nordici e Baltici: "Dobbiamo essere pronti alla possibilità che la Russia sposti la guerra dall'Ucraina ad un altro paese europeo". "Un armistizio può sembrare più positivo di quanto lo sia realmente. Perché un armistizio può portare ad un accordo di pace che in realtà rischia di mettere altri paesi europei e l'Ucraina stessa in una situazione ancor più pericolosa. La Russia potrebbe utilizzare l'opportunità per mobilitarsi e attaccare" ha aggiunto la Fredriksen: "Se dobbiamo parlare di pace in Europa, l'Europa deve chiaramente sedersi al tavolo. Ma se c'è una parte che deve assolutamente partecipare è chiaramente l'Ucraina. Si tratta dell'Ucraina, del loro territorio e loro fanno parte dell'Europa non della Russia".

Secondo quanto riportato dal Washington Post, i leader europei starebbero valutando l'invio di truppe in Ucraina. In base a quanto confermato da quattro fonti, il dossier farebbe parte dell'accordo di cessate il fuoco. Inoltre, starebbero sondando il team di Trump su quale tipo di supporto militare statunitense otterrebbero. Il piano di Bruxelles prevederebbe una forza di deterrenza di 25 o 30 mila soldati, non di stanza lungo la linea di contatto ma pronti a intervenire come dimostrazione di forza qualora le forze russe cercassero di riavviare la guerra. I leader Ue chiederebbero inoltre a Washington capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione, una potenziale copertura aerea o un qualche tipo di aiuto nelle difese aeree per proteggere la forza.

Nelle scorse orè è stato registrato l'annuncio della Gran Bretagna, pronta a schierare truppe sul terreno per garantire una futura pace in Ucraina. Una mossa per ribadire il sostegno a Zelensky ma anche per provare a convincere gli alleati riluttanti, Germania in testa. "Niente truppe europee in Ucraina senza il pieno coinvolgimento degli Stati Uniti" quanto affermato da una fonte del governo tedesco poco prima del summit di Parigi.

"No" anche alla Polonia: Varsavia non ha intenzione di inviare truppe a Kiev, la conferma del primo ministro Donald Tusk. "Nessuno ci sta pensando adesso" perché "la pace è ancora lontana" la posizione del ministro degli Esteri spagnolo Jose Manuel Albares. Intervistato da Onda Cero, il braccio destro di Sanchez ha rimarcato che ora è il momento di pensare a come contribuire all'arrivo della pace. Solo una volta raggiunto questo obiettivo, dovremo vedere "che tipo di pace, che tipo di mandato verrà dato a una possibile forza di peacekeeping e sotto quale bandiera". Segnali positivi per Starmer invece dall'Olanda, anche se il premier Dick Schoof ha precisato che qualsiasi operazione del genere avrebbe bisogno del sostegno degli Stati Uniti.

“Riteniamo che, a seguito dell’accelerazione sulla questione ucraina e anche a seguito di quanto affermato dai leader americani, gli europei debbano fare di più, meglio e con maggiore coerenza per la nostra sicurezza collettiva” le parole di un consigliere di Macron a proposito del vertice, sottolineando la necessità di fare presto, senza perdere tempo con le lente concertazioni di Bruxelles. L’Eliseo ha tenuto a chiarire inoltre che “i lavori potranno prolungarsi in altri formati per riunire tutti i partner interessati alla pace e alla sicurezza in Europa”. Una delle novità più recenti è la richiesta di Kiev di nominare rapidamente un rappresentante per potenziali negoziati di pace con gli Stati Uniti e la Russia. La conferma è arrivata da Ihor Zhovkva, vice capo dell'ufficio di Volodymyr Zelensky: "Dovrebbe essere una decisione presa rapidamente - riporta Bloomberg - Spero subito dopo l'incontro di Parigi. Dovremmo agire, non riflettere".

Da registrare la delusione della Repubblica Ceca per il mancato invito a Parigi. Come confidato da una fonte vicina al governo ai microfoni di Novinky, la Repubblica Ceca "non ha mai espresso la volontà di inviare truppe in Ucraina per difendere un eventuale cessate il fuoco" ed è quindi "possibile che questo sia il motivo per cui non saremo a Parigi oggi, perché i paesi che hanno espresso un atteggiamento chiaro su questo punto sono invitati".

Ma Praga ha anche ricordato che nessun Paese ha più rifugiati ucraini pro capite di lei, senza dimenticare l'amministrazione di "uno dei più efficaci sistemi di fornitura di armi, vale a dire l'iniziativa ceca per le munizioni".

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