
Sono giorni cruciali per l'Ucraina. In attesa del fatidico incontro tra Donald Trump e Vladimir Putin, la Francia di Emmanuel Macron ha convocato a Parigi per un incontro informale sul conflitto tra Kiev e Mosca e sulla sicurezza europea. L'obiettivo: far sì che l'Unione europea non sia esclusa dalla partita a due tra Washington e il Cremlino. I capi di governo di Germania, Gran Bretagna, Italia, Polonia, Spagna, Olanda e Danimarca sono dunque stati invitati all'Eliseo, insieme agli alti funzionari di Unione europea e Nato. Tra gli ospiti c'è già chi ha lasciato intendere di voler continuare a sostenere il governo ucraino di Volodymyr Zelensky contro l'offensiva russa. Anche, se necessario, inviando truppe in loco. Si sono già fatti avanti Regno Unito, Svezia e Germania, mentre la Polonia ha spiegato di volersi limitare a supportare Kiev senza però mobilitare i propri militari.
Truppe in Ucraina: sì di Uk, Germania e Svezia
Il più esplicito è stato Keir Starmer. In un articolo pubblicato sul quotidiano Telegraph, il primo ministro britannico ha spiegato che il Regno Unito è pronto e disposto ad inviare le proprie truppe in Ucraina per favorire e garantire il mantenimento della pace. Starmer ha affermato che "garantire una pace duratura in Ucraina che salvaguardi la sua sovranità a lungo termine è essenziale" per dissuadere Putin da "ulteriori aggressioni". L'impegno verrà presumibilmente ribadito nelle prossime ore a Parigi; è la prima volta che Londra ha esplicitamente indicato che l'Uk è pronto a schierare soldati sul territorio ucraino.
Sulla stessa lunghezza d'onda la Svezia. Il ministro degli Esteri di Stoccolma, Maria Malmer Stenergard, ha dichiarato alla radio pubblica Sveriges Radio di "non escludere" l'invio di peacekeeper in Ucraina. "Dobbiamo prima negoziare una pace giusta e sostenibile che rispetti il diritto internazionale. Quando avremo una pace del genere, dovrà essere mantenuta e per questo il nostro governo non esclude nulla", ha detto Stenergard.
Anche la Germania ha aperto a questa possibilità. Il vice portavoce del governo tedesco Christiane Hoffmann è stato però chiaro: "Abbiamo ripetutamente affermato che, prima di tutto, dobbiamo aspettare e vedere se e come si spera che la pace possa emergere per l'Ucraina". Soltanto a quel punto "potremo parlare delle condizioni e di come tutto questo potrà essere implementato", ha sottolineato, aggiungendo che è "prematuro discutere (dell'invio di truppe) al momento". "I colloqui di pace (tra Putin e Trump) senza l'Europa non hanno alcun senso, perché molti degli elementi sono nelle mani dell'Europa", ha intanto chiarito una fonte dell'esecutivo di Berlino, elencando sanzioni, beni congelati e garanzie di sicurezza.
La posizione della Polonia e il summit di Macron
La Polonia, al contrario, non invierà le sue truppe in Ucraina. "Sosterremo l'Ucraina come abbiamo fatto finora: a livello organizzativo, in base alle nostre capacità finanziarie, umanitarie e militari. Non abbiamo in programma di inviare soldati polacchi nel territorio ucraino", ha chiarito Donald Tusk ai giornalisti.
Ciò che è chiaro è che Zelensky ha bisogno di garanzie solide in merito al fatto che la sicurezza di Kiev sarà assicurata finché la pace non avrà preso piede. Esclusa l'opzione dell'adesione dell'Ucraina alla Nato, che gli Stati Uniti hanno subito bocciato. "Non entrerò nei dettagli delle capacità specifiche, ma accetto che se ci sarà la pace allora ci sarà bisogno di una sorta di garanzia di sicurezza per l'Ucraina e il Regno Unito farà la sua parte in tal senso", ha ribadito Starmer.
Come proteggere, dunque, l'Ucraina? Questa è la domanda alla quale l'Europa sta cercando una risposta. L'invio di truppe è una delle opzioni più volte messe sul tavolo da Macron ma ci sono evidenti ostacoli.
L'Associated Press ha fatto notare che l'Italia ha limiti costituzionali all'uso delle sue forze. I Paesi Bassi avrebbero bisogno del via libera del loro parlamento, così come la Germania, la cui posizione potrebbe tuttavia cambiare radicalmente dopo le elezioni del 23 febbraio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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