Su Obama scommessa da 4 miliardi

Campagna con spese record per il Midterm: in ballo c'è il Senato. Se vincono i repubblicani Casa Bianca in stallo

Obama nella Stanza ovale
Obama nella Stanza ovale
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L'America vota oggi nelle elezioni di metà mandato per la scelta di deputati del Congresso e dei governatori di alcuni Stati. Partiti, candidati, gruppi di sostegno politico e privati hanno finanziato pesantemente una delle campagne più combattute degli ultimi anni e sicuramente la più costosa nella storia del voto di metà mandato. Secondo il Center for Responsive Politics , gli Stati Uniti hanno speso quasi quattro miliardi di dollari per queste elezioni, dieci volte più di quello che il governo americano ha donato all'Africa occidentale per combattere l'epidemia di Ebola, ha fatto notare l'emittente Cnn . I repubblicani avrebbero investito nel voto un po' di più dei democratici: 1,92 miliardi di dollari contro 1,76.

Sarà una manciata di voti a fare probabilmente la differenza nell'elezione di oggi, e fino all'ultimo repubblicani e democratici hanno cercato di investire il più possibile nelle campagne locali. I democratici lo hanno fatto per evitare al presidente Barack Obama di perdere il controllo del Congresso. Alla Camera siede già una maggioranza repubblicana e da mesi ormai gli stessi democratici temono un successo del Grand Old Party anche al Senato. Secondo il sito FiveThirtyEight del guru americano dei numeri Nate Silver, i repubblicani hanno il 74% delle possibilità di conquistare il Senato oggi. La sfida sarà talmente combattuta che sarà difficile però capire immediatamente dopo la chiusura dei seggi di chi è il vantaggio. Secondo un sondaggio del Wall Street Journal / Nbc , infatti, il 46% degli americani vorrebbe un Congresso a guida repubblicana, contro il 45% che vorrebbe invece vedere al comando i democratici. Su quel corto margine farà la differenza anche l'affluenza alle urne, inferiore nel voto di metà mandato rispetto alle elezioni presidenziali più o meno dal 1840.

Di sicuro c'è soltanto che il presidente Barack Obama arriva alla prova elettorale indebolito da mesi di sondaggi in cui secondo Gallup la sua popolarità è sempre misurata sotto la soglia del 50% da almeno un anno. Obama non sarebbe tuttavia il primo presidente americano a subire una decisa disfatta all'appuntamento elettorale della metà del suo secondo mandato.

In realtà, nella storia politica americana un filo di sconfitte unisce nell'insuccesso i presidenti del Dopoguerra. Gli analisti parlano addirittura di «Six-Year Itch», una specie di crisi matrimoniale del sesto anno della politica. Nel 1959, il repubblicano Dwight D. Eisenhower perse 48 seggi alla Camera, 13 al Senato e il controllo del Congresso. Accadde a Ronald Reagan nel 1987 e più recentemente a George W. Bush. In generale, sette presidenti dalla Depressione - tutti tranne il democratico Bill Clinton nel 1998 - hanno subito sconfitte importanti alle elezioni di metà mandato.

Così, con alla mano dati poco confortanti e le proiezioni degli esperti ma anche considerata la traiettoria storica, l'Amministrazione Obama starebbe già lavorando da settimane al piano B. Secondo il New York Times , infatti, la squadra di consiglieri del presidente starebbe ragionando sui dossier ai quali l'Amministrazione dovrà lavorare affrontando il compromesso al Congresso. Se i repubblicani conquistassero il Senato, per il presidente diventerebbe infatti più complicato far passare leggi e lavorare a riforme.

La fine del secondo mandato di leader americani è spesso particolarmente concentrata su temi di politica estera ma, secondo il quotidiano newyorchese, Obama senza l'appoggio del Senato cercherà di lavorare assieme ai repubblicani per trovare soluzioni ad alcuni problemi di politica interna: la riforma dell'immigrazione, le politiche ambientali, fiscali, le infrastrutture, il commercio, l'energia e la cybersecurity. Non mancheranno, inoltre, cambi all'interno della squadra dei suoi consiglieri più stretti.

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