Domani il plenum del Csm manderà in pensione Antonio Esposito per sopraggiunti limiti di età. Il giudice campano che presiedeva il collegio della Cassazione che nel 2013 ha condannato Silvio Berlusconi con sentenza definitiva per frode fiscale lascerà dunque la magistratura il giorno del suo prossimo compleanno, il 19 dicembre, quando compirà 75 anni. Una lunga carriera, cominciata da pretore al Sud, a Scalea, in Calabria, e poi per anni a Sapri, in Campania, prima di approdare al «Palazzaccio», non priva di polemiche. Dopo la condanna a Berlusconi, Esposito finì «processato» dal Csm per aver concesso immediatamente un'intervista sulla sentenza al Mattino di Napoli. Gesto «inopportuno», secondo l'organo di autogoverno delle toghe, che però assolse il giudice. Che se l'era cavata intonso, in passato, anche quando Palazzo dei Marescialli s'era occupato tra l'altro della «scuola» di famiglia del giudice, l'Istituto superiore di studi socio-psicopedagogici italiano (Ispi) di Sapri, oggi anche sede d'esami di una università telematica che sul sito web indica proprio la toga come uno dei referenti insieme alla moglie. Il nome dell'anziano giudice è poi rimbalzato anche nel processo che ha visto condannati pochi giorni fa per associazione mafiosa l'avvocato calabrese Antonio Nocito e l'ex sindaco di Scalea (comune poi sciolto per 'ndrangheta) Pasquale Basile. Nelle intercettazioni sono saltate fuori conversazioni tra i due condannati e il giudice di Cassazione, tanto che il legale dell'ex primo cittadino calabrese aveva anche chiesto di convocare Esposito come teste, sostenendo che proprio i rapporti del magistrato con l'avvocato Nocito avrebbero reso quest'ultimo più affidabile agli occhi di Basile. Richiesta rigettata: il giudice non è entrato nel processo nemmeno come teste.
Quanto ai rapporti con i due condannati per mafia, cristallizzati nelle varie conversazioni intercettate, lo stesso giudice Esposito, commentando la notizia all'epoca degli arresti per l'inchiesta Plinius , li ha derubricati a «saltuari e sporadici incontri» fatti in vacanza.
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