Roma - «Di certo non è un momento felice, Don Lucio e Francesca erano due persone insospettabili». Parla per la prima volta a Il Giornale l'economista maltese Joseph Zahra, 59 anni, uomo di punta delle finanze vaticane. Il docente universitario, era stato chiamato da Papa Francesco nel luglio 2013 a presiedere la Cosea, la Commissione d'inchiesta sui dicasteri economici che vedeva tra i suoi membri sia Vallejo che Chaouqui. Zahra era il capo dei due presunti «corvi» ed era stato lui a ottenere dai vari enti economici vaticani le carte finite poi nei libri di Nuzzi e Fittipaldi.
Come sta vivendo questo momento dopo la diffusione dei vostri documenti riservati?
«È difficile da dire, non vivo un sentimento buono, non ci si può sentire bene quando due persone con le quali hai lavorato per 10 mesi a stretto contatto si trovano in una posizione così. Ora certamente uno deve aspettare la conclusione dell'indagine, però questi non sono momenti felici, da parte mia, perché ero presidente di questa commissione».
All'epoca aveva sospetti su queste due persone?
«Assolutamente no. Erano due persone così energiche, tutta energia, che hanno lavorato con tanto entusiasmo e non immaginavo una situazione così. Avevano tanta volontà di aiutare il Papa in questo lavoro».
Alla Cosea nel marzo 2014 avevate subito anche un furto, la cassaforte era stata scassinata...
«Sì, c'era stato quel furto purtroppo. Il nostro lavoro non era un lavoro facile, può capire».
Aveva fatto un pensiero su qualcuno per quel furto?
«In quel momento non avevamo sospetti su loro due. Quella era la cassaforte della Cosea dentro la Prefettura (dove lavorava Vallejo Balda, ndr ), non avevo nemmeno idea cosa ci fosse dentro. Siccome noi lavoravamo molto vicini a Don Lucio (Vallejo Balda, ndr ), che era nella nostra commissione. Un furto alla Prefettura mi ha dato anche molta preoccupazione».
I rapporti tra il Papa e i due presunti «corvi» si erano incrinati dopo il party sulla terrazza per le canonizzazioni di Wojtyla e Roncalli?
«Non penso, anche perché Don Lucio mi ha detto che aveva anche il permesso per fare quella festa, che aveva avuto l'ok da parte della Prefettura, dal cardinale Versaldi. E quello mi ha dato molta tranquillità».
Versaldi però dice di non aver dato alcuna autorizzazione, non sapeva nulla, era a Lourdes per un pellegrinaggio di 12 giorni…
«Don Lucio a me aveva detto di essere autorizzato».
Alla fine la Cosea però ha fatto un buon lavoro…
«Non devo dirlo io (ride), ma è per questa ragione che uno poi è molto triste quando succede una cosa così».
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